Gli animali dei boschi erano facile preda di altri animali, più grandi di loro o più veloci nell'impadronirsi delle loro prede. Non riuscivano a difendersi dalle prepotenze e chiedevano giustizia.
Alcuni di loro, una mucca, una capra e una pecora, decisero allora di fare alleanza con il leone, affinché garantisse loro giustizia e li difendesse dagli altri
predatori.
Siglato il patto, andarono a caccia e tutti insieme spaventarono un grosso cervo, lo accerchiarono e lo uccisero. Decisero di dividerselo seduta stante per mangiarselo.
Il leone disse: "Faremo quattro parti uguali" e tutti loro assentirono.
E il leone proseguì; "La prima parte mi spetta perché sono il re dei boschi.".
"La seconda parte bisognerà darla a chi è più forte; ma il più forte sono io".
E continuò: "La terza parte spetterà a chi vale di più. Siete tutti d''accordo nel riconoscere che sono l'animale che vale di più?" (con voce forte e minacciosa). Nessuno osò contestarlo.
"Resta infine la quarta parte, che è qui vicino a me. Vediamo chi di voi ha il coraggio di venirsela a prendere".
I tre, mentre il leone si apprestò a mangiare tutta la sua preda, fuggirono a gambe levate e mai più tornarono nel bosco.
Un cervo, stanco ed assetato, trovò una fonte e si avvicinò per spegnere la sete.
Mentre beveva, diede uno sguardo alla sua immagine riflessa nell'acqua. Rimase ammirato dalla splendida impalcatura di corna che gli adornava la fronte, ma si rammaricò nel vedere le sue zampe così sottili ed ossute: avrebbe voluto che fossero grosse e muscolose.
Era tanto preso dal contemplare la sua immagine da non accorgersi dell'arrivo di un cacciatore con i suoi cani.
Appena li sentì avvicinare, si diede alla fuga e con le sue flessuose e agili zampe sarebbe riuscito ad allontanarsi se le sue corna non fossero rimaste impigliate tra i rami degli alberi.
Subito i cani lo afferrarono e lo azzannarono.
Mentre era sul punto di morire esclamò: "Me infelice! Ciò che disprezzavo avrebbe potuto salvarmi la vita, ma ciò che ho tanto lodato mi priva di essa".
Un corvo aveva adocchiato dalla finestra di una casa un bel pezzo di formaggio. Entrò in silenzio, agguantò il formaggio e si appollaiò sul ramo di un albero per gustarselo in santa pace.
Una volpe lo vide e, desiderosa di impadronirsi del formaggio, cominciò ad adulare il corvo: "Che bel corvo sei! Non ho mai visto delle penne più belle e più lucenti! E che bel becco lucente. Hai proprio un aspetto principesco. Peccato che tu non abbia anche una bella voce. Di sicuro, se potessi cantare bene, saresti il re degli uccelli".
Lo sciocco corvo, ringalluzzito da quelle lodi e desideroso di avere elogi anche per la sua voce, subito si esibì in un canto, facendo cadere dalla bocca il pezzo
di formaggio e gracchiando orribilmente.
Naturalmente l'astuta volpe, che si aspettava quell'epilogo, fu pronta ad afferrare il formaggio e fuggì via contenta, mangiandoselo tutto, mentre il corvo ebbe tutto il tempo di pentirsi della
sua stupidità.