C’era una volta un re di Longa Pergola, chiamato Iannone, il quale, avendo gran desiderio di avere figli, faceva pregare sempre gli dei che facessero ingravidare la moglie ed era tanto caritatevole coi pellegrini, ma, vedendo inutili le sue speranze, chiuse la porta a tutti. «Se è per questo», gli disse un vecchio, «quietati, perché tua moglie diventerà gravida». «Se farai questo», disse il re, «ti prometto mezzo regno».
Es egli rispose: «prendi il cuore di un drago marino e fallo cucinare da una dama nubile, la quale, sentendone l’odore, rimarrà incinta; cotto il cuore, fallo mangiare alla regina, che resterà subito incinta ». «Come è possibile?». «Non ti meravigliare».
Il re inviò cento pescatori a mare, finché pescarono il dragone e gli presero il cuore. Il re lo fece cucinare da una dama, la quale rimase incinta.
Dopo aver cucinato il cuore, la regina, dopo averlo appena assaporato, sentì la pancia gonfia. Partorì un bel bimbo dopo nove mesi.
Suo figlio e il figlio della dama crebbero insieme e si volevano molto bene. La regina cominciò ad avere invidia, perché il figlio mostrava più affezione al figlio della dama che a lei.
Un giorno, volendo il principe andare a caccia col compagno, la regina lo seguì e lo trovò con Candeloro, il figlio della dama. La regina gli sparò su un ciglio e gli fece male. Arrivò Alfonso, figlio della regina, E Candeloro, coprendosi la fronte, non fece vedere la ferita ad Alfonso e gli chiese di andare via.
Candeloro, infilato il pugnale a terra, ne fece uscire una bella fontana, e disse al principe: «Questo è il miglior ricordo che ti posso lasciare. Guardando l’acqua di questa fontana saprai il corso della vita mia».
Lo abbracciò e partì. Alla fine arrivò a Longa Pergola, dove veniva promessa la bellissima figlia del re al vincitore di una giostra. Si presentò Candeloro e sconfisse tutti i cavalieri, ebbe in moglie Fenizia, la figlia del re, e si fece una grande festa.
Essendo malinconico, Candeloro decise di andare a caccia e fu messo in guardia contro un orco, che ogni volta appariva con l’aspetto di un animale diverso.
L’orco lo vide e si trasformò in una bella cerva. Candeloro, come la vide, le diede la caccia. La cerva gli disse: «O signor cavaliere,
ho paura che poi mi uccidi». «Non dubitare», rispose Candeloro, «hai la parola mia». «Se vuoi che venga», tornò a dire la cerva, «lega i cani e i cavalli. Candeloro obbedì.
E l’orco, non appena vide Candeloro senza difesa, prese la forma propria e lo calò dentro una fossa, co altri prigionieri
Ma Alfonso, che ogni giorno andava alla fontana, per avere notizie di Candeloro, trovata l’acqua torbida, si mosse a dargli soccorso e partì con due cani verso Longa Pergola.
Qui tutti sapevano che era morto Candeloro. Scambiarono Alfonso per Candeloro, perché i due si somigliavano e Fenizia lo abbracciò dicendo: «Marito mio, cuore mio dove sei stato per tanti giorni?».
Alfonso si informò che Candeloro era andato a caccia e forse aveva trovato l’orco. Così disse a Fenizia che darebbe andato a caccia.
Salì a cavallo col cane a fianco e giunse al bosco, entrò nella grotta dove vide le armi dell’amico e gli animali legati. Guardando sotto il fosso, alzò il masso e liberò Candeloro con tutti gli altri prigionieri vivi. Si abbracciarono e fecero una grande festa. Fenizia, vedendo questi due così simili, non sapeva chi fosse suo marito. Alzando il cappello di Candeloro, vide la ferita e lo riconobbe.
Alfonso chiamò la madre regina e le promise di non andare più a caccia.