Una volta, in mezzo a un bosco di fichi, c’era una casetta decadente in cui abitava una vecchia che chiedeva l’elemosina. Ottenne solo pochi fagioli. Li mise in una pentola e la poggiò sulla finestra, per andare in cerca di legna per cucinare.
Nel frattempo passò Nardo Aniello, il figlio del re, che andava a caccia. Vista la pentola, si mise a giocare coi suoi servi gettando pietre per vedere chi colpiva prima la pentola. Andarono via dopo che la pentola coi fagioli era caduta a terra.
Quando la vecchia tornò e vide quel disastro, inviò una maledizione al responsabile: “Possa tu innamorarti della figlia di un’orca".
Non passarono due ore che il principe incontrò una bellissima figliola che coglieva lumache, Filadoro. Il principe le chiese da dove provenisse una così bella ragazza e cercò di accarezzarla, ma Filadoro gli disse di togliere la mano. Nel frattempo arrivò la madre di Filadoro, un’orca bruttissima. Aveva i capelli come una scopa, la fronte di pietra, gli occhi come comete, la bocca come una scrofa. Quando il principe vide l’orca, restò come una pecora quando vede il lupo. L’orca gli disse: ”Lavora bene come un cane, se non vuoi morire come un porco. Zappa e semina il terreno e, se stasera non trovo il lavoro finito, ti ingoio”.
Nardo Aniello, ridotto in questi termini, si mise a piangere, maledicendo la fortuna. Filadoro lo consolava, dicendogli che lo avrebbe aiutato per amore. Gli disse che era una fata e che avrebbe fatto tutto il lavoro in breve tempo.
Nardo Aniello le disse: «Se tu sei una fata, andiamo via. Sarai la mia regina nel mio paese. E lei gli rispose di avere pazienza.
La sera rientrò l’orca, chiamò la figlia dalla strada e le disse: “Filadoro, cala i tuoi capelli”. La ragazza calò i capelli dalla finestra e l’orca vi si arrampicò; trovò il lavoro così ben fatto, che a stento credette che un giovane così delicato lo avesse potuto fare in poco tempo.
Il giorno dopo l’orca chiese al giovane di spaccare sei canne di legna in pezzi piccoli, altrimenti lo avrebbe mangiato a colazione.
Il povero principe era spaventato, ma Filadoro gli disse che gli avrebbe fatto trovare la legna spaccata a dovere.
La sera rientrò la megera, meravigliata del fatto che la legna fosse stata spaccata per bene. Sospettò subito della figlia. Per il giorno dopo, chiese a Nardo Aniello di vuotare una grande cisterna d’acqua.
Partita la vecchia, Nardo Aniello cominciò a lamentarsi, ma Filadoro gli promise che, prima di sera, se ne sarebbero andati via per sempre.
La sera, usciti da un buco nella rete dell’orto, i due si mossero alla volta di Napoli. Arrivati alla grotta di Pozzuoli, disse Nardo Aniello a Filadoro: «Bene mio, non conviene che tu venga al mio palazzo vestita così male. Aspetta in questa taverna: tornerò con cavalli, carrozze e bei vestiti».
Quando l’orca rientro, nessuno le rispose. Trovò il buco della rete da cui i due erano scappati; lanciò una maledizione sulla figlia e sul principe, che si sarebbe dimenticato di lei al primo bacio ricevuto.
Il principe, tornato al palazzo dove lo credevano morto, baciò la mamma e subito dimenticò Filadoro. La mamma gli propose una sposa, egli accettò e ordinarono grande festa e banchetti per l’occasione. Filadoro, vedendo che Nardo Aniello non la cercava più, si travestì da garzone e si fece accettare come sguattera in cucina. Per il giorno delle nozze preparò un pasticcio bellissimo, da cui fece uscire in volo una palomma che rimproverò Nardo Aniello di aver dimenticato Filadoro, che tanto bene gli aveva fatto. Dopo aver parlato, la palomma volò via.
Il principe riacquista la memoria e spiegò alla mamma che poteva sposare solo Filadoro, la donna che amava e che lo ricambiava. La mamma fu felice per la felicità del figlio e accettò.
All’improvviso apparve il fantasma della vecchia che, all’inizio della storia, aveva lanciato una maledizione contro Nardo Aniello. Lo maledisse nuovamente, dicendogli che si sarebbe sempre trovato in mezzo ai fagioli, Filadora, che era una fata, annullò la maledizione e così i due si poterono sposare ed essere felici per sempre.