Dino Campana e Sibilla Aleramo si incontrarono per la prima volta il 3 agosto del 1916 a Marradi. Dino Campana era un poeta matto nato a Marradi, il 20 agosto 1885 e viveva lì.
“CHIUDO IL TUO LIBRO, LE MIE TRECCE SCIOLGO” – Durante il loro primo incontro, dalla corriera scese una donna, con un abito bianco e un grande cappello e si avvicinò al poeta, a cui aveva in passato scritto una lettera, dopo la lettura dei “Canti Orfici”, in cui aveva scritto: “Chiudo il tuo libro, le mie trecce sciolgo”.
Sin da giovane Dino manifestò sintomi di follia, ma concluse gli studi superiori e si iscrisse all'università. Sibilla aveva 9 anni più di lui ed era considerata la donna più bella e fatale d’Italia. Aveva già avuto storie d’amore con una serie di scrittori famosi. Quando si incontrarono, lei aveva quarant’anni e lui trentuno. Lei aveva già pubblicato “Una donna”, suscitando critiche per i contenuti fortemente femministi, considerati avveniristici. Lui aveva subito ricoveri per crisi ossessive, Aveva composto i “Canti Orfici", ricevendo critiche alquanto tiepide. Le sue condizioni di salute non erano buone,
Lei arrivò in quel piccolo paesino perché era rimasta fortemente attratta galla bellezza delle liriche di Campana. Tra i due nacque una passione furibonda. Dino soffriva di una malattia venerea, di ossessioni, pensieri che lo disturbavano. Era eccessivamente sensibile. Sibilla viveva con intensità ogni momento della sua vita
UN VIAGGIO CHIAMATO AMORE – La follia iniziale di Dino si manifestò mediante la gelosia, perché sapeva bene che Sibilla era molto desiderata dagli uomini. Lei lo rassicurava, dicendogli di amare soltanto lui, pur avendo avuto come amanti Carrà, Prezzolini, Soffici e Papini.
Successivamente si incontrarono in una villa a Marina di Pisa; lui le chiedeva dei suoi amanti, lei lo ammetteva. Iniziò un tormentato periodo di litigi e dolori, ma la storia tra i due proseguiva.
Il "male oscuro" del poeta si manifestava con un incontenibile bisogno di fuggire e con una vita errabonda. Si recava presso paesi stranieri, disponibile a qualsiasi attività lavorativa, purché retribuita. La famiglia e le autorità furono concordi nel ritenerlo un individuo pericoloso per sé e per gli altri e l'unica via di uscita sembrò loro quella dell'ospedale psichiatrico.
Tra i due il rapporto continuò sotto forma epistolare, ma era un rapporto contraddittorio: lei lo cercava e poi ne fuggiva; lui la inseguiva senza trovarla. fatto di contraddizioni; Sibilla lo cercava e rifuggiva, Dino la inseguiva senza trovarla.
Alla fine, stanca di un rapporto che non le dava alcuna sicurezza, smise di cercarlo, ma ormai Campana, che non era più in grado né di vivere né di scrivere, rimase ricoverato nell’ospedale psichiatrico, dove morì nel 1932.
Sibilla continuò a scrivere ed ebbe altri amanti, soprattutto giovani, fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1960.
Una poesia di Sibilla Aleramo
ROSA CALPESTAVA
Rose calpestava nel suo delirio
e il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo invano di creatura.
Rose calpestava,
s'abbatteva il pugno
e folle lo sputo
sulla fronte che adorava.
Feroce il suo male
più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita,
ch'io muoia,
muoia del suo male.
Una poesia di Dino Campana - In un momento
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P. S. E così dimenticammo le rose.
OPERE DI SIBILLA ALERAMO
Una donna - romanzo
Poesie
OPERE DI DINO CAMPANA
Canti Orfici e altre liriche