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"Racconto con haiku". Possiamo raccontare a modo nostro, in versi e non in prosa, una fiaba classica a tutti nota, una storiella inventata da noi, una leggenda non comune, trascrivendola in haiku
(non più di 10) o utilizzando altri componimenti giapponesi (senryu, tanka, baishu), ricordando di rispettare le regole fondamentali di haiku e senryu, ossia lo schema con il conteggio
sillabico.
Buon divertimento.
Dipinto di Walther Firle (1929)
IL PESCIOLINO D’ORO I
Fiaba liberamente tratta dai fratelli Grimm
un vecchierello-
catturò un pesce d’oro
nel mare al largo
magico pesce
chiese la libertà-
promise doni
il vecchio chiese
una bella casetta-
gli fu concessa
lui fu felice-
la moglie insoddisfatta
chiese un castello
il pesce accettò-
nel castello felice
viveva il vecchio
sempre scontenta
sua moglie ebbe pretese-
volle una reggia
il pesciolino
l’accontentò di nuovo-
non più regina
l’ingorda moglie
pretendeva perfino
di essere un dio
venne punita-
e nella catapecchia
vivono ancora
Il brutto anatroccolo
Nella covata
Felice mamma chioccia
con gli anatrini
Le piume gialle
l'allegro pigolìo
Gioia nel nido
Uno era goffo
col suo grigio piumaggio
Brutta la voce
L'anatroccolo
Tra il qua qua dei fratelli
crebbe da solo
Non razzolava
Si muoveva nell'acqua
con eleganza
Le piume bianche
ed il collo flessuoso
Era ammirato
Per il suo stile
ed il bel portamento
Splendido cigno
I musicanti di Brema
Asino stanco
abbandona il padrone-
fugge lontano
incontra un cane
spelacchiato e sfinito-
chiede anche a lui
dì andare a Brema
a fare i musicanti-
il cane ci sta
un gallo scappa
perché teme lo spiedo-
si aggrega a loro
infine un gatto
da tutti abbandonato-
entra nel gruppo
giunti nel bosco
vedono una casetta-
col fuoco acceso
si avvicinano-
guaiti chicchirichì
ragli e miagolii
rumoreggiando-
i briganti atterriti
se ne scappano
i musicanti-
nella loro casetta
lieti e contenti
IL PESCIOLINO D’ORO II
Fiaba liberamente tratta dai fratelli Grimm
un pescatore
lanciò l’amo nel mare-
ottima pesca
il pesce d’oro
gli offrì una fortuna
per la libertà
non catapecchia
ma una bella capanna
con l’orticello
egli ebbe in dono-
felicità e sorpresa
del poveretto
ma non sua moglie
che pretese un castello
-è cosa fatta
-la rassicurò
il pesciolino d’oro.
ingorda donna
chiese di avere
una reggia e l’ottenne.
ancor più avida
regina volle
essere e re il marito
-tutto acconsentì
magico pesce
ma la sua brama crebbe
voleva esser dio-
il marito andò
suo malgrado a chiedere
l’ultimo dono-
il posto giusto
è nella catapecchia-
concluse il pesce
UN GRANDE AMICO
bambina triste
in camera tra i giochi
bambole mute
nessun amico
papà sempre al lavoro
mamma impegnata
esce per strada
vetrine illuminate
albero in piazza
luci argentate
grande stellone d’oro
non dà calore
si guarda intorno
nessuno a cui parlare
tutti hanno fretta
le viene accanto
cagnetto spelacchiato
che si strofina-
trae dalla tasca
biscottino sberciato
lo butta al cane
che lo sgranocchia
grato lecca la mano
le fa le feste
i grandi occhioni
la guardano imploranti-
no non lo lascio-
lo porta a casa
lo coccola - ha trovato
un grande amico
La principessa sul pisello
Rivisitazione a modo mio della fiaba di Andersen
la principessa
era un po’ troppo “choosy”
assai viziata
per ospitarla
anche solo una notte
serve un pisello
e dico dieci
soffici materassi
di lieve piuma
la crisi colpì
anche la casa reale
la principessa
presto rinunciò
a dieci materassi
furono cinque
poi uno solo
di crine senza piume
niente più servi
faceva il letto
velocemente così
aveva tempo
ogni mattina
di procacciarsi il pane
niente rituali
qualche lavoro
viveva alla giornata
non dipendeva
più da nessuno:
fu povera e felice
unica al mondo
Leggenda della coccinella
Contro un malvagio
che voleva schiacciarla
Bantù difese
la coccinella
che aveva il manto nero
venne percosso
le sue ferite
coloraron di rosso
la sua corazza
magico insetto
commosso gli promise
tre desideri
Ne chiese sette:
giaciglio e una capanna
pane ogni giorno
un otre d’acqua
un albero per l’ombra
libertà e pace
la coccinella
realizzò i desideri
di Bantù amico
per ricordare
si stampò bene addosso
sette puntini
come occhiolini
con la livrea scarlatta
porta fortuna
a chi rispetta
i piccoli viventi
e la natura
Il giardino della città triste
città triste
con tanti caseggiati
nessun cortile
né spazi verdi
aiuole o vialetti per giocare.
ma un dì crollò
vecchio garage
al vecchio cemento crollato
sostituirono
terra fertile
a gara gli uccellini
portaron semi
di timo e lillà
lavanda garofani
e gialli girasoli,
bimbi con cura
piantarono in ordine
innaffiarono i semi
tempo dopo
non vi è più città triste
nel bel giardino
trascorron le ore
anziani guardano i bimbi
giocar felici
dalle aiuole odorose
lieti giocano i bimbi
i grandi sono lieti
L’uomo del gelo e il messaggero della primavera
l’uomo del gelo
in una notte fredda
solo è nel wigwan
ecco gli parla
giovane messaggero
di primavera
- quando respiro
spuntano sulla terra
violette e rose
Gli disse il vecchio
- Al mio comando il vento
sconquassa i tetti
alberi spogli
la neve copre il mondo
d’un manto bianco
Il messaggero
- Quando sorrido il gelo
si scioglie ed ecco
tornan sui rami
gli uccellini a cantare
musica è ovunque -
tornan sui rami
gli uccellini a cantare
musica è ovunque -
Era ormai l’alba
il sole salì in cielo
il vecchio pianse
le sue lacrime
bagnarono la terra
si era ormai sciolto
e lì spuntarono
fiorellini a miriadi
bianchi e rosati
Il lupo e la volpe
Adattamento in haiku di una fiaba popolare
a notte fonda
entravano nei pollai
la volpe e il lupo
-per non scoprirsi
bucava il recinto
la volpe e spesso
si misurava
pronta alla fuga-
l’ingordo lupo
il suo pancione
pensava a sol riempire-
un dì entrarono
in un pollaio
il lupo ingordo
tutto ingoiava
si misurava
la volpe con prudenza
a uscir dal buco
un contadino
arrivò col bastone
la volpe fuggì
mentre l’ingordo
divorati i galletti
si riposava
il contadino
lo bastonò e lo lasciò
zoppo e ferito
Misura le tue forze
nella vita e nel cibo
e non rubare
Cani fantasmi
Nel casolare
catene rotolanti
Rumori strani
Scappano i bimbi
davvero spaventati
Sono fantasmi
Solo una bimba
entra nel casolare
Con gran coraggio
C'è solo un cane
legato con catene
E maltrattato
Da un gruppo folle
di bulli sciagurati
Povero cane
Lui si dimena
per liberarsi e chiede
pietà ed aiuto
Libera il cane
la bambina felice
Perché ha trovato
Un nuovo amico
Gli toglie le catene
Gli dona amore
Leggenda del pancrazio
a fine estate
mentre volge l’autunno
quando natura
tutta scolora
nel paesaggio ingrigito
il mar s’attrista-
vuole intorno a sé
con l’aiuto del sole
e di un po' di brezza
prati marini
carezzati dal vento
sull’arida sabbia-
soavi aromi
di dolcissimo muschio
stille odorose-
luce di sole
dà crescita e vigore
a bei germogli
i quali spuntano
perfino tra le pietre-
la vita è forza
che meraviglia
passeggiar sulla riva
in settembre -trovi
mille pancrazi
che nessun uomo cura
nessuno innaffia
non fertile humus
non terra concimata
solo pietrisco
paesi di mare
son baciati dal sole
miracolati
Amore e Psiche
Da Le Metamorfosi di Apuleio
Venere invidia
la bellissima Psiche-
chiede ad Amore
suo figlio con un dardo
di farla innamorare
di un mostro ma lui
resta irretito
da lei perdutamente
Gli innamorati
vivranno insieme.
unico pegno giammai
vederlo in viso
incuriosita
Psiche vuole svelare
l’amato volto
svanisce Amore
Venere la punisce
ardui le impone
gravosi impegni
tutti aiutano Psiche-
ancor curiosa
apre l’ampolla
del sonno più profondo
dorme per sempre
Amore invoca
Zeus il padre degli dèi
che le donerà
l’immortalità
uniti in matrimonio
vivran felici
lunga è l’attesa
passeremo il natale
coi nostri cari
apri la porta
entrino la fiducia
la socialità
sulla terra noi siamo
persone e non stranieri
questo è il natale
non c’è posto per l’odio
ma solo amore
solidarietà
ricordarsi di tutti
darsi una mano
facciamo acquisti
a chilometro zero
natura viva
bei frutti di stagione
e dolci casarecci
natale è gioia
non cenoni in famiglia
piatti genuini
chi ha troppi desideri
porterà a casa cianfrusaglie
il borsellino vuoto
vani oggetti sotto l’albero
regali utili
bei libri di lettura
sono ricchezza
creiamo begli oggetti
fatti con nostre mani
meglio donare
ciò che val poco per noi
per gli altri è tanto
dare un po’ di noi
non ci può impoverire-
ci arricchiremo