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LUDWIG FEUERBACH - L'essenza della religione (testo integrale)
ANEDDOTI SULLA VITA DEI FILOSOFI
ANASSAGORA
DIOGENE IL CINICO
FOUCAULT
GRAMSCI
WITTGENSTEIN
1. Platone narra che lo scienziato Talete, il primo filosofo ad interrogarsi sull'origine unica di tutta la realtà (arché), camminasse guardando costantemente il cielo, al punto che un giorno andò a finire in un pozzo.
2. Secondo Aristotele Talete, grande studioso di fenomeni meteorologici, avendo previsto che nell'anno ci sarebbe stata un'abbondante produzione di olive, fece incetta di tutti i frantoi della zona, arricchendosi.
3. Alla madre che periodicamente voleva spingerlo a sposarsi, Talete continuava a rispondere: Non è ancora il momento giusto; divenuto ormai vecchio, alla donna che continuava a insistere affinché si sposasse, rispose: Ora il tempo per queste cose è passato.
4. Chiesero a Talete come mai non avesse mai messo al mondo dei figli. Rispose: Per amor loro.
5. Talete dichiarava di essere grato al destino per essere nato uomo e non animale, maschio e non femmina, greco e non barbaro.
6. A chi chiedeva che cosa fosse nato prima, la notte o il giorno, rispondeva: La notte, un giorno prima.
7. Per Talete tra il vivere e il morire non c'era alcuna differenza. A un tale che gli chiese: Allora perché non muori? rispose: Perché non c'è differenza.
1. Una volta, passando per strada, ebbe compassione di un cagnolino che veniva maltrattato e disse: Smettete di bastonarlo, perché è l'anima di un mio amico, ne ho riconosciuto la voce.
2. Giunto in Italia, si costruì un'abitazione sotterranea e chiese alla madre di annotare gli avvenimenti su una tavoletta e di mandargliela giù ogni giorno. Dopo un certo tempo, Pitagora ritornò alla luce, scarno e scheletrico; dichiarò di essere giunto dall'Ade e raccontò loro i fatti accaduti in quel periodo. I presenti ne furono turbati e lo considerarono una divinità.
3. Nella sua scuola, aveva imposto agli allievi una dieta rigorosa, da cui erano escluse la carne, le fave e alcuni tipi di pesce.
1. Una volta, durante una pubblica assemblea, mentre si discuteva sul modo di affrontare una carestia, prese dell'orzo tritato, lo mescolò con dell'acqua e si mise a mangiarlo, dimostrando che basta veramente poco per vivere.
2. Al filosofo fu chiesto perché tacesse. Rispose: Perché voi possiate chiacchierare.
3. La fama di Eraclito arrivò fino a Dario, il re dei persiani, il quale invitò il filosofo a recarsi al suo palazzo, promettendogli una conversazione piacevole e una vita comoda. Eraclito gli rispose di non avere ambizioni, di non amare il lusso e di saper vivere con poco; perciò non aveva nessuna intezione di recarsi da lui.
ANASSAGORA
Aristippo portò ad Anassagora la notizia della morte del figlio, il filosofo rispose tranquillamente: Io già sapevo di averlo fatto mortale.
Un giovane si vantava di essere sapiente perchè conosceva molti sapienti. E Democrito replicò: Anch’io conosco molti ricchi; non per questo sono diventato ricco.
1. Una volta, dopo essere stato preso a calci da un tale, a chi gli chiedeva perché avesse sopportato tutto, rispose: Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?
2. Interrogato se bisognasse sposarsi o no, rispose: In entrambi i casi, ti pentirai.
3. Socrate, guardando le merci esposte in vendita al mercato, esclamava: Di quante cose hanno bisogno gli ateniesi!
4. Una volta Santippe l'ingiuriò pubblicamente, poi gli versò addosso l'acqua; egli commentò: Vi avevo ben detto che il tuono di Santippe sarebbe finito in pioggia.
4. Alla moglie che gli disse: Tu muori innocente, rispose: Preferivi forse che io morissi colpevole?
1. Una notte Socrate sognò di tenere in grembo un cigno, che prese il volo, cantando dolcemente. Il giorno dopo gli fu presentato Platone e Socrate esclamò: Ecco il mio cigno!
2. Platone, tra una lezione e l'altra all'Accademia, si cibava continuamente di olive e fichi secchi, di cui era ghiottissimo.
3. Sul letto di morte Platone, sentendo una fanciulla che suonava il flauto, rimproverò la ragazza perché aveva stonato.
4. Secondo la testimonianza di Diogene Laerzio, nessuno durante la vita di Platone, lo vide mai ridere.
ANASSARCO DI ABDERA
1. Seguace di Democrito, fu amico di Alessandro Magno. Disputando con lui sull'infinità dei mondi esistenti, fece piangere Alessandro, il quale esclamò E io che non ne ho ancora conquistato uno intero.
2. Quando questi morì, fu costretto a recarsi a Cipro, dove governava il tiranno Nimocreonte, nemico del re macedone. Il tiranno lo fece catturare e torturare, facendolo schiacciare in un mortaio. Ma Anassarco ripeteva: Tu pesti il guscio di Anassarco, non pesti Anassarco. Allora il tiranno ordinò che gli fosse tagliata la lingua, ma il filosofo se la morse e la sputò in faccia al tiranno.
1. Chiamato da Filippo il macedone come educatore del figlio Alessandro (il futuro Alessandro Magno), Aristotele chiese come salario la ricostruzione della sua città natale, Stagira, che era stata rasa al suolo dalle truppe macedoni.
2. Aristotele, quando lasciò l'Accademia platonica, aveva ormai elaborato una concezione filosofica per molti versi divergente da quella del suo maestro Platone e fu piuttosto critico verso di lui. In questa circostanza pronunciò la celebre frase (a noi pervenuta in latino) Amicus Plato, sed magis amica veritas.
3. Aristotele, nella Metafisica, ci fornisce preziose informazioni sui pensatori che lo hanno preceduto. Riferendosi ad Anassagora, il quale aveva introdotto un’Intelligenza divina (Nous) all’origine di tutta la realtà, scrisse: Rispetto ai suoi predecessori, egli è come un uomo sobrio in mezzo a degli ubriachi!
4. Alla domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? Aristotele rispondeva: è nata prima la gallina; infatti la gallina è l’atto e l’uovo è la potenza; l’atto ha la priorità rispetto alla potenza.
5. Sostenne che il vantaggio dei mentitori consiste nel non essere creduti, quando dicono la verità.
6. Quando ad Atene si affermò la corrente politica anti-macedone Aristotele, accusato di empietà, pronunciò la celebre frase: Non voglio che gli Ateniesi commettano un secondo crimine contro la filosofia, alludendo alla condanna di Socrate.
ANASSIMENE DI LAMPSACO
Allievo di Diogene, riuscì a salvare Lampsaco, la sua città natale, grazie a uno stratagemma. Alessandro Magno aveva deciso di giustiziare tutti gli abitanti di Lampsaco, città alleata con Dario. Allora il filosofo si recò da Alessandro Magno per implorarlo, ma il re, ancor prima che parlasse, giurò che non gli avrebbe concesso quello che chiedeva. Allora egli gli chiese di distruggere Lampsaco e i suoi abitanti. Alessandro, per coerenza con quanto aveva giurato, ossia di non accordargli nessuna richiesta, dovette allora salvare la città.
ANTISTENE
1. Fondatore della scuola Cinica, dopo aver ascoltato Socrate, chiuse la sua scuola, dicendo ai suoi discepoli: Io ho trovato il mio maestro, trovatevene uno anche voi.
2. Per dimostrare il suo disprezzo per le ricchezze, vendette tutte le sue proprietà e tenne soltanto un mantello logoro, che indossava sempre. Un giorno Socrate gli disse: Antistene, io vedo la vanità attraverso i buchi del tuo mantello.
DIOGENE IL CINICO
1. Per dimostrare il suo disprezzo per gli agi, Diogene viveva in una botte.
2. Diogene andava in giro a provocare i suoi concittadini ed insultava apertamente coloro che gli rivolgevano la parola.
3. In pieno giorno andava in giro con la lampada accesa. A chi gli chiedeva il perché, rispondeva: Cerco un uomo.
4. Alessandro Magno volle incontrare Diogene. Gli si fece avanti e gli chiese di esprimere un desiderio, che egli avrebbe realizzato per lui. Per tutta risposta, Diogene gli rispose: Spostati, perché la tua ombra mi impedisce di prendere il sole.
Alessandro gli chiese: Non hai paura di me? e Diogene replicò: Tu sei un bene o un male? Un bene, rispose Alessandro. Al che Diogene concluse: E allora, perché dovrei aver paura di te?
5. Alessandro Magno vide Diogene che osservava con estrema attenzione un mucchio di ossa umane. Gli chiese cosa stesse cercando e il filosofio rispose: La differenza fra le ossa di vostro padre e quelle dei suoi schiavi.
6. Diogene viveva in una botte ed aveva come unico utensile una ciotola di legno per bere l’acqua. Un giorno, mentre passeggiava per la città, vide un bambino che, per bere, prendeva acqua da una fontana utilizzando solo le mani. Così, ritenendola un inutile lusso, Diogene gettò via la sua ciotola.
7. Alessandro Magno, per deridere Diogene, gli mandò un vassoio pieno di ossi. Diogene lo accettò dicendo: Degno di un cane il cibo, ma non degno di re il regalo.
8. Domandarono un giorno a Diogene: Secondo te, come mai gli uomini, che fanno volentieri l’elemosina ai ciechi e agli storpi, non spendono denari per ascoltare la parola dei filosofi? Diogene rispose: Perché gli uomini temono di poter diventare ciechi e storpi, mentre non temono affatto di diventar filosofi.
9. Una volta videro Diogene parlare con una statua e gli chiesero cosa intendesse fare. Rispose: Mi alleno a chiedere invano.
10. A un ribaldo che aveva scritto sulla porta di casa: Non entri il male chiese: E tu, da dove entri?
ARISTIPPO
1. Qualcuno domandava ad Aristippo consiglio sulla moglie che doveva scegliere. Il filosofo rispose: Bella ti tradirà; brutta ti dispiacerà; povera ti rovinerà; ricca ti dominerà.
2. Nella sua scuola praticava tariffe differenziate agli allievi: prezzi alti ai più stupidi e prezzi scontati agli intelligenti.
3. Al padre di un alunno, che rifiutava di pagare la retta annuale di 500 dracme, sostenendo che con quella cifra avrebbe potuto comprarsi uno schiavo, rispose: Allora compra lo schiavo e avrai due schiavi al prezzo di uno: lui e anche tuo figlio.
4. Durante una tempesta di mare, dimostrò tanta paura che un compagno di viaggio lo derise, meravigliato che un filosofo fosse poco saggio; egli rispose: Non puoi paragonare la mia vita alla tua. Io tremo per la vita di Aristippo, tu non puoi temere la fine di un buono a nulla!
5. Un giorno, uscendo da un bagno pubblico, indossò il vecchio mantello sdrucito di Diogene, lasciando la sua mantella di porpora. Diogene, non avendo null'altro da indossare che la ricca mantella di Aristippo, preferì uscire per strada nudo.
Una volta Zenone fece sferzare uno schiavo sorpreso a rubare; a costui che si difendeva dicendo: Era destino per me rubare, rispose: E' anche destino per te essere percosso.
1. Da ragazzo si iscrisse alla scuola pubblica ma non vi resistette neanche per il tempo di una lezione. Al maestro che spiegava che il mondo era nato dal Caos, chiese da dove fosse sorto il Caos. Poiché il maestro disse che la risposta era conosciuta solo dai filosofi, esclamò: E io che ci sto a fare in questa scuola? Andrò a chiederlo direttamente ai filosofi.
2. Comprò una casa circondata da un terreno; vi fondò una scuola a e la chiamò Giardino; in realtà non vi coltivava fiori, ma ortaggi.
3. La scuola epicurea era basata sull'amicizia ed era consentito a chiunque di parteciparvi. Fu aperta a schiavi ed etere, ma la presenza delle donne fece gridare allo scandalo. Anche per questo motivo gli epicurei furono criticati dagli stoici e dai cristiani.
Per la sua riservatezza era chiamato bue muto. Alberto Magno disse di lui: Questo bue muto un giorno muggirà così forte da farsi sentire nel mondo intero.
BARUCH SPINOZA
Baruch Spinoza, il filosofo ebreo che nel 1656, a soli ventiquattro anni, era stato espulso dalla comunità ebraica per il suo spregiudicato anticonformismo, nel 1670 pubblicò il Trattato teologico-politico, in cui proponeva di affrontare la Bibbia come un libro umano, invece che divino, applicando alla sua ermeneutica tutti gli strumenti linguistici, filologici e storici disponibili, ma il libro di Spinoza, nel 1674, fu condannato e vietato dalle corti olandesi.
CONDORCET
Il marchese Marie-Jean-Antoine Caritat di Condorcet, sfuggito alla ghigliottina, giunse sfinito e affamato ad un'osteria di campagna e, totalmente ignaro di cucina, chiese che gli preparassero una frittata di 12 uova. Ciò lo rese sospetto al locandiere, il quale lo consegnò ai sanculotti.
LA METTRIE
Il filosofo e medico Julien Offroy de La Mettrie fece una morte paradossale: la causa del decesso fu una grande abbuffata di patè di fagiano al tartufo!
1. Un giorno Voltaire discuteva di Dio con alcuni amici. E disse: Se Dio non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Allora Diderot gli rispose: E' appunto quello che hanno fatto.
2. Un giorno Voltaire fu invitato ad una festa da un gruppo di libertini. Egli accettò con piacere e dimostrò anche di trovarsi a proprio agio in quella compagnia al punto che quelli lo invitarono anche per un’altra festa, che si doveva tenere la notte successiva. No! – rispose il filosofo – Partecipando una volta alla vostra festa sono considerato un filosofo; se parteciperò due volte sarò ritenuto un debosciato.
3. Invitato a definire la filosofia, disse: Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia.
4. Secondo Voltaire il divorzio risale probabilmente alla stessa epoca del matrimonio ma, naturalmente, il matrimonio è più antico di qualche settimana.
5. Quando Voltaire era ormai sul letto di morte, un prete gli avvicinò il crocefisso al viso. Il filosofo disse: Non mi parlate di quell’uomo là!
1. Una volta, dopo aver tenuto una lezione singolarmente sconclusionata, piena di silenzi e di distrazioni, Kant confessò ad un amico di essere stato disturbato dal fatto che uno dei suoi ascoltatori aveva la giacca priva di un bottone: l'assenza di quel bottone lo aveva come ipnotizzato.
2. Durante un esame, a un allievo impreparato Kant fece capire che aveva poche possibilità di essere promosso. Lo studente si appellò alla filosofia del maestro, ricordandogli che la clemenza è uno dei postulati dell'imperativo categorico. Kant rispose: E' vero, ma l'imperativo categorico non è così categorico come lei crede.
3. Durante un esame, Kant chiese a uno studente: Sa dirmi qual è la causa delle aurore boreali?
Lo studente rispose di averlo studiato, ma di averlo dimenticato. E Kant gli disse: E' un vero peccato. Lei era l'unica persona al mondo a saperlo.
4. Un vecchio amico confidò a Kant di volersi sposare e di aver scelto una diciottenne. E aggiunse : Certamente non posso sperare di avere un erede. Kant replicò: Non puoi sperarlo, ma puoi temerlo.
5. A Kant, che era ghiottissimo di formaggio, il medico aveva consigliato di evitare di mangiarne troppo. Per questa ragione il maggiordomo di Kant gli teneva nascosto il formaggio: il risultato fu che Kant licenziò il maggiordomo!
6. Kant sostenne che le donne dotte adoperano i libri come usano l'orologio, che esse portano per far vedere che ne hanno uno, anche se è fermo o guasto.
7. Kant aveva un comportamento estremamente regolare ed abitudinario: nel pomeriggio amava passeggiare sempre alla stessa ora, al punto che gli abitanti di Konisberg regolavano gli orologi al suo passaggio. Soltanto un giorno non fu visto uscire all’ora consueta: era stato talmente preso dalla lettura dell’Emilio di Rousseau da dimenticare di fare l’abituale passeggiata.
8. Kant mangiava una sola volta al giorno, all’una precisa. Prima beveva un bicchiere di vino caldo, poi scendeva nella sala da pranzo dove aveva sempre degli invitati (non mangiava mai solo). ll suo piatto preferito era il merluzzo, ma soprattutto a tavola gli piaceva fare conversazione.
1. Hegel definì la cosa in sé (noumeno) di Kant un caput mortuum.
2. Hegel, quando vide Napoleone a Lipsia, disse di aver visto lo Spirito del mondo a cavallo.
3. Alla notizia della presa della Bastiglia, Hegel e Schelling furono così entusiasti di quell’avvenimento epocale da piantare un albero della libertà.
4. Hegel, riferendosi all’Assoluto di Schelling (l’unità indifferenziata di Natura e Spirito), lo definì la notte nera in cui tutte le vacche sono nere.
5. Un giorno il domestico lo chiamò a gran voce perché in casa era scoppiato un incendio. Hegel lo guardò come trasognato e poi gli disse: Informa mia moglie. Non sai che è lei ad occuparsi delle faccende di casa?
6. Ogni 14 luglio (anniversario della presa della Bastiglia) e ogni 31 ottobre (Riforma Protestante) Hegel era solito stappare una bottiglia di vino buono per festeggiare i due avvenimenti.
1. Schopenhauer, per porsi in diretta concorrenza con Hegel, teneva corsi universitari nella stessa università, negli stessi giorni e negli stessi orari, ma le sue aule erano vuote, mentre quelle di Hegel erano sempre affollate di studenti di tutt’Europa.
2. Di fronte all'insuccesso che nei primi tempi riscuoteva la sua filosofia, si difese così: Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
Kierkegaard definì la dialettica hegeliana (basata su triadi: tesi, antitesi e sintesi) la ruminazione con tre stomaci.
Un giorno Nietzsche, già malato, mentre si parlava dell'ebbrezza della verità, coniò il detto: In vero vinitas!
ALTRI ANEDDOTI SUI FILOSOFI
FOUCAULT
Foucault tenne a Parigi un ciclo di lezioni dal titolo Discorso e verità nella Grecia antica, che erano seguite da un così alto numero di persone da rendere necessario il ricorso alla polizia per far bloccare le entrate del portone dell'Università.
GRAMSCI
Quando Gramsci fu arrestato dalla polizia fascista e condannato dal tribunale speciale fascista a vent’anni di reclusione, Mussolini disse: Dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare per i prossimi vent’anni.
WITTGENSTEIN
Wittgenstein sostenne che si può trovare qualche granello di saggezza nei libri polizieschi, mentre nei libri di filosofia non se ne trova nessuno.