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APELLE
1. Apelle possedeva una notevole abilità nel disegnare il volto umano. Il buffone di corte di Tolomeo, istigato dai rivali di Apelle, consegnò all'artista un falso invito alla tavola del re, che si infuriò al suo inatteso arrivo e chiese chi avesse avuto l'ardire di invitare l'artista. Con un pezzo di carbone Apelle disegnò un ritratto sulla parete; e subito Tolomeo riconobbe il suo buffone.
2. Apelle volle conoscere il pittore Protogenes a Rodi. Giunto al suo studio, una donna anziana lo avvertì dell’assenza del pittore e chiese il suo nome in modo da poterlo segnalare. Apelle prese un pennello e disegnò una linea estremamente fine lungo il contorno di una tela e le disse di riferire che era stato lui. Quando Protogenes tornò, dalla finezza della linea capì che poteva averla tracciata solo Apelle; disegnò una linea ancor più sottile all’esterno di quella tracciata da Apelle e raccomandò alla donna di mostrargliela, se fosse tornato. Costui, vergognandosi di essere stato superato, disegnò una ancor più fine fra le due precedenti, senza lasciar spazio per nessun’altra linea. Non appena la vide, Protogenes ammise la sconfitta e decise di incontrarlo di persona.
3. Apelle, mentre dipingeva senza veli Campaspe, la concubina di Alessandro Magno, se ne innamorò. Alessandro, per dimostrare il suo apprezzamento per il lavoro del pittore, ritenendo che la bellezza appartenga di diritto al genio, gli fece dono della donna.
4. Apelle aveva l’abitudine di mostrare i suoi lavori nell'entrata della propria bottega e di nascondersi vicino per sentire le osservazioni dei passanti. Quando un calzolaio osservò degli errori nella forma di una calzatura, Apelle corresse il dipinto durante la notte. Il giorno dopo il calzolaio notò i cambiamenti e criticò la forma del piede. Apelle uscì fuori e disse: Ciabattino, non andare oltre le scarpe.
5. Zeusi, per dimostrare ad Apelle la sua abilità, dipinse un canestro di frutta così verosimile che perfino gli uccelli venivano tratti in inganno e scendevano a beccare gli acini d’uva. Tempo dopo, Apelle invitò l’amico a vedere la sua ultima creazione. Quando Zeusi entrò a casa di Apelle, vide il dipinto coperto da un panno e stese la mano per toglierlo ma si accorse che era un drappo dipinto. Così Apelle gli disse: La tua pittura è certamente grande, perché inganna gli animali, ma cosa dire della mia, che inganna gli uomini?
6. Apelle dipinse la cortigiana Frine mentre usciva dalle acque. Giuliano d’Egitto scrisse il seguente epigramma nell’Antologia Palatina: Ciprigna è appena uscita dal seno delle onde. ... Tenetevi a distanza dal dipinto, per evitare di essere bagnati dall’acqua che gronda dalla capigliatura della dea.
BRUEGEL
Un giorno venne ordinato un quadro a Bruegel, il quale dipinse una romantica chiesa al centro di un bel paesaggio. Il committente ne rimase scontento e gli chiese perché non avesse inserito nessuna figura umana. Il pittore rispose che erano tutti in chiesa. Il committente replicò: Ripasserò a ritirare il quadro quando tutti saranno usciti dalla chiesa.
GIOTTO
Questo aneddoto è descritto da Vasari (Le Vite). Papa Benedetto XII, volendo far realizzare pitture in San Pietro a Roma, inviò in Toscana un suo cortigiano, per vedere le opere di Giotto e di altri artisti. Egli arrivò nella bottega di Giotto e gli richiese un disegno da mandare a Sua Santità. Giotto col pennello su un foglio fece un tondo perfetto con la mano senza muovere il braccio e lo consegnò al cortigiano, dicendogli di mostrarlo al papa. Il tondo di Giotto risultò il più valido di tutti. Da ciò nacque il modo di dire: “Tu sei più tondo dell'O di Giotto”, che oltre alla figura circolare perfetta, indica mancanza d'ingegno.
N.B. Sul web l'aneddoto è erroneamente riferito a papa Bonifacio VIII. Vasari indica chiaramente il nome di papa Benedetto XII.
BENVENUTO CELLINI
Per realizzare il suo Perseo con la testa di Medusa, poiché il materiale per la fusione tardava ad addensarsi, Cellini vi gettò dentro le posate e le stoviglie di metallo presenti in casa. Una volta terminata l'opera, oltre al compenso come artista, Cellini presentò il conto delle stoviglie al Granduca Cosimo I. (Dall'Autobiografia di Cellini).
SOFONISBA ANGUISSOLA
Sofonisba Anguissola, pittrice rinascimentale italiana, ritrattista della famiglia reale spagnola, continuò a dipingere sino a tarda età, pur essendo quasi cieca. Il giovane pittore fiammingo Anthony Van Dyck, che soggiornò in Italia per studiare l'arte della pittura, ebbe modo di conoscerla ormai ottantenne e cieca e disse: - Ho imparato di più sull'arte del colore da questa cieca che da tutti gli altri pittori vedenti.
MICHELANGELO
1. Lorenzo il Magnifico incaricò il giovane Michelangelo di realizzare la testa di un fauno vecchio. Lo scultore realizzò il fauno con la bocca aperta, in modo da mostrare la lingua e i denti. Il Magnifico, per burlarlo, gli fece osservare che i vecchi di solito non avevano una dentatura tanto perfetta. Michelangelo ruppe un dente del fauno e gli trapanò la gengiva. Lorenzo rimase sorpreso dalla prontezza e dalla semplicità d'animo del giovane. Decise così di diventare il suo protettore.
2. Michelangelo fu ospitato da Lorenzo il Magnifico nel suo palazzo fiorentino, dove visse fin alla morte del suo protettore. A Lorenzo successe Piero de’ Medici il quale, in occasione di una violenta nevicata a Firenze, commissionò all’artista un pupazzo di neve. L'artista realizzò un Ercole che durò almeno otto giorni e fu apprezzato in tutta la città. A quel punto l'artista fu riammesso da Piero alla corte medicea.
3. Una vecchietta di Firenze, che aveva bisogno di un mortaio, si rivolse a tutti i principali marmisti, i quali si rifiutarono di dedicarsi a un così vile lavoro e le dissero di rivolgersi a Michelangelo Buonarroti. Appena l'artista ne fu informato, divertito le realizzò un mortaio di marmo finemente cesellato, un vero capolavoro. Non volle compensi ma chiese alla vecchietta di rivolgersi agli stessi marmisti per farsi realizzare un pestello adatto al mortaio. La vecchietta gli riferì che i marmisti a cui si era rivolta erano rimasti sbigottiti nel vedere quel lavoro di così mirabile fattura, al punto da non ritenersi all'altezza di realizzare un pestello altrettanto bello.
4. Nell’affresco Il giudizio universale, Michelangelo inserì Minosse, il giudice infernale, dall’aspetto caricaturale, con lunghe orecchie d’asino, ritraendo il viso di Biagio da Cesena, cerimoniere del papa, da cui era stato aspramente criticato per aver raffigurato troppe persone nude. Quando Biagio si riconobbe andò dal Papa a lagnarsi. Paolo III rise e disse di non poterlo aiutare: Se t'avesse messo nel purgatorio, farei di tutto per levarti; ma nell'inferno non posso fare nulla. (Le vite di Giorgio Vasari)
5. A papa Giulio II, che gli aveva commissionato un'opera, Michelangelo disse: Puoi comprare il mio tempo, non la mia mente.