ANNIE VIVANTI- Quando sarò partita
Quando sarò partita, piangerai
Alta la testa e il viso indifferente,
Riderai forte, riderai sovente;
Ma la mia voce non soffocherai
Che in fondo al cuor ti suonerà fremente
No! la mia voce non la scorderai.
Quando sarò partita, studierai
Chino sovra i tuoi libri attentamente;
Ma ti starò dinanzi sorridente,
Ed echeggiar nel vuoto core udrai
Il suon del riso mio, lieto, insistente.
Il mio sorriso non lo scorderai.
Quando sarò partita, ingrasserai;
Mangerai bene; e pacificamente
La notte dormirai. Ma, in sogno, ardente
Sul viso il soffio mio ti sentirai,
E i baci miei ti renderan demente;
Le mie carezze non le scorderai
ANNIE VIVANTI - Tra poco
Tra poco, quando cesserò d’amarti,
Ritroverò il mio riso ...impertinente,
Ritroverò le mie perfidie e l’arti
Di torturare e innamorar la gente.
Tra poco, quando cesserò d’amarti,
Serena, smemorata e senza addio,
Contenta di fuggire e di scordarti
Riprenderò il vagabondaggio mio.
Tra poco, quando cesserò d’amarti,
Scontrandoti per via smorto e severo,
Passerò accanto senza salutarti
Cogli occhi rilucenti e il cor leggiero.
Amar stasera ed obliar domani,
Ecco il mio fato. Oh, tu cogli in quest’ora
Il fior de’ baci miei, gl’incanti strani
Della mia fantasia che t’innamora.
No, non impallidir! Baciami ancora.
ANNIE VIVANTI - Aut-aut
Io voglio il sole, io voglio il sole ardente
Che l’ebbrezza mi dia del suo splendore,
O pur la buia notte ed il fragore
Forte de la tempesta alta e furente.
La grigia nebbia il core la detesta:
Datemi il cielo azzurro o la tempesta.
Voglio la libertà! la sconfinata
Intera libertà la voglio mia!
O pur la tetra e stretta prigionia
Di quattro travi e la cassa inchiodata.
Oh, se non m’è concesso l’infinito,
Ch’io, l’ali infrante, giaccia seppellito
E voglio l’amor tuo; l’intero ardente,
Illimitato amore, o l’odio intenso.
Ma sia l’odio o l’amor, lo voglio immenso!
Io non sopporto un guardo indifferente.
L’amor che tutto soffre e tutto dona
O l’odio che non piega e non perdona.
O tutto o nulla io voglio: il riso o il pianto,
Il sole d’oro o l’uragano nero,
la stretta bara o l’universo intero,
E dallo sguardo tuo martirio o incanto!
Tutti i tuoi baci dammi e tutto il core,
O la croce sublime del dolore!
AMALIA GUGLIELMINETTI
Ella va sola
nei molti canti
amari ed allegri…
Non è Ada Negri
né Annie Vivanti.
Ma quando una carola
d’amore intreccia
ella scivola, sfreccia
rapida e civettuola…
E non va sola!
Pure originalmente
nell’Olimpo s’accampa
per la sua vampa
dolcistruggente…
Non è Gaspara Stampa,
Veronica Gambara,
né la Contessa Lara.
Ella va sola,
certo non vibra
però se il canto libra
fuor dell’umana scorza,
talvolta vola;
prende a cantar con forza
ma poi si smorza,
la cetra sua si scheggia
e il suono ondeggia
tra un bacio ed uno schiaffo.
No, non è Saffo!
Ma aggiungi un’emme
al nome di battesimo
ed ecco l’incantesimo
delle sue gemme,
o moderna Castalda
in diciottesimo:
Guglielminetti? Ammalia!
*
Poetessa autrice eccétera,
son la Guglielminetti
se più ce n’hai, ne metti,
ché mi farà piacer…
Ed io: - Domani
m'avrai ne le tue braccia a l'istessa ora;
fra i tuoi capelli passerò le mani,
tu, sognando, dirai che m'ami ancora.
Ecco, son qui. Lo attendo.
A i più lontani
passi, a ogni lieve suon che vien da fuora
tendo l'orecchio,
e in desideri arcani
frugo con gli occhi la gentil dimora.
E' un vago nido. Le finestre aperte
di primavera invitano a l'incanto:
scherza il sole tra i fiori e su 'l velluto.
Io, l'armi antiche e ei quadri, onde coperte
son le mura, contemplo;
e penso intanto
qual tesoro di baci ho già perduto.
AMALIA GUGLIELMINETTI - A te che m'ami
A te che m'ami e sei così lontano,
a te che sotto i cieli tropicali
vedi passare il mio fantasma vano,
a te che sai il mio profondo male,
e intendi l'ansimar delle mie vene,
che conosci la mia sete mortale,
oggi io vengo col mio passo più lene,
sorridendo, così come a te piace
sognarmi nelle tue ore serene.
Ma non ti porto, come vuoi, la pace.
Io son l'insonne tormentosa e ho meco
l'ostinato anelar che mai si tace.
Questo, o Ignoto che m'ami, ora io ti reco.
AMALIA GUGLIELMINETTI
Amo la mia squisita sensibilità di malata
d’anima, che dilata con l’ansia del sogno la vita.
Amo l’irrequieta ansietà che sempre mi tenne,
la mia attesa perenne, la curiosità che m’ asseta.
...
Io non voglio guardar la giovinezza
de’ chiari cieli. Io non voglio bere
a quell’onda di luce. A plaghe nere
l’anima mia naviga. Un’ebrezza
folle mi assale di lanciare all’alto
il mio singulto stridulo e superbo
come una sfida. Ma tu, o ciel, l’acerbo
mio grido non udire, ciel di cobalto,
che m’appari velato da sottile
trama di ramoscelli esuli e spogli.
AMALIA GUGLIELMINETTI - Ironia
Quando amor vuole imporre aspra catena
si compiace affinar sua tirannia
e su le ignare vittime balena
un sottile sogghigno d’ironia.
Ei fa del saggio un misero che pena
e arranca ed ansa per un’ardua via,
sopra l’orma di chi, con pari lena,
dietro altri passi, indocile, s’avvia.
<<Ama chi t’ama è fatto antico>> insegna
messer Francesco. Per destin talvolta
sprezziam chi ci ama e amiam chi ci disdegna.
Questi a noi porge supplicanti braccia;
noi un altro invochiam che non ci ascolta:
e l’ironia ci ride allegra in faccia.
VITTORIA AGANOOR POMPILI - Vinto
Egli ha già chiuso ogni spiraglio, acceso
il braciere, e lo spia con ciglia intente
di sonnambulo; affretta egli l'atteso
sonno, l'oblio, la pace finalmente!…
Chi parla?… Una sua nota solitaria
là dalla gabbia espresse il cardellino
obliato; di luce avido e d'aria,
sogna forse il pian verde e il ciel turchino.
Leva gli occhi ed ascolta, il morituro;
poi barcollante e con la man già fiacca
tentando l'ombre del cammino oscuro,
la gabbia, là, dalla parete stacca.
Lento apre l'uscio… Entra la luce bianca
un'altra volta, e un'altra ultima volta
la creatura della vita stanca,
ebbra, le voci della vita ascolta…
Poi torna il buio… - Ad altri il vago aspetto
del mondo! Ad altri, a più gagliarde tempre
l'amore! il forte, il dolce, il maledetto
amore! Ah taccia il palpito, per sempre!
VITTORIA AGANOOR POMPILI - E' nel mio sogno...
E' nel mio sogno un prato tutto verde
solitario, tra due
spalle di monte, e l'erba trema al soffio
dell'ombra.
Di là, nel sole, cantano,
ma il canto va lontano e poi si perde.
Più solitario resta
e più silenzioso,
nel mio sogno, quel prato tutto verde.
PATRIZIA VALDUGA
In nome di Dio, aiutami! Ché tanto
amor non muta e muta mi trascino.
Ancora sete ho di te... soltanto
sola a te solo e col sole declino.
O marea d'amore viverti accanto
e arresto del cuore, amor mio divino,
che eterni della vita luce e canto.
La mia ne muore... dal ricordo sino
al qui ancora verso il cuore in cammino,
verso te, mio dissorte eppur destino...
se non di morte... ora di te rimpianto...
e il mare discolora il mio mattino.
Ma tu incatenami all'amato incanto,
resta, è giorno, vieni più vicino.
SIBILLA ALERAMO - Sfoglio le rose
Sfoglio le rose
che m'hanno veduta piangere e sorriderti
e poi ardere bianca,
e metto fra i petali le mie dita
come fra le tue mani,
petali dolci e freschi
che or lancerò nell'aria
cantando sommessa, o amato,
perché tu non ti volga...
ADA NEGRI - Fontana di luce
Nel marzo ebro di sole il grande arbusto
in mezzo al prato si coprì di gialli
fioretti: le novelle accese rame
salenti e ricadenti con superba
veemenza di getto dànno raggi
e barbagli a mirarle; e tu quasi odi
scroscio di fonte uscir da loro; e tutta
la Primavera da quell'aurea polla
ti si versa cantando entro le vene.