I brani delle poesie proposte in questa pagina sono tratte da "Fiore dell'Antologia Palatina" (con testo a fronte), traduzione di Salvatore Quasimodo, Garzanti Ed.
ANITE VII - 492
Amata patria, o Mileto, morimmo,
negandoci agli ignobili furori
dei barbari Galli, noi tre fanciulle
della città, che la tremenda guerra
costrinse a uguale sorte.
Non patimmo né bestiale violenza,
né giuste nozze, ma in Ade trovammo
lo sposo, il difensore.
ASCLEPIADE V - 85
Tu difendi la tua verginità.
E perché? Nell’Ade non troverai
un solo amante. Sono qui, tra i vivi,
i piaceri di Cipride:
là, sulle rive di Acheronte, o vergine,
ossa saremo e cenere.
Dolce, d’estate, togliersi la sete
con della neve; dolce ai naviganti,
appena finisce l’inverno, il soffio
di Zèfiro che annunzia primavera;
ma quanto più dolce agli amanti stringersi
sotto una coltre e celebrare Cipride.
Bevi, Asclepiade! Perché queste lacrime?
Ma che cos’hai? Non sei tu solo preda
della spietata Cipride, né solo
su di te Eros amaro tese l’arco
e le sue frecce. Perché ancora vivo
stai tra la cenere? Beviamo il succo
puro di Bacco. Così breve è il giorno!
O aspettiamo la lampada, compagna
del sonno? Ma via, beviamo, disperato
amante! Tra non molto
la nostra lunga notte dormiremo.
CALLIMACO XII - 43
Non amo la poesia comune e odio
la strada aperta a chiunque.
Odio un amante goduto da tutti
e non bevo a una pubblica fontana.
Odio ogni cosa divisa con altri.
Certo, Lisània è bello! Bello! E ancora
non l’ho detto che un’eco già ripete:
«È anche d’un altro.»
LEONIDA VII - 466
O misero Antìcle e misera me!
Misi sul rogo nel fiore degli anni
il mio unico figlio. Tu sei morto
a diciotto anni, figlio! Ed ora piango
la vecchiaia solitaria.
Meglio per me le tenebre dell’Ade!
E né l’aurora mi è dolce, né il raggio
del sole rapido. Ah, misero Antìcle,
tu hai compiuto la tua sorte; e possa
tu ora guarire tutto il mio dolore,
strappandomi alla vita.
MELEAGRO V – 175
Ora so. Perché, sgualdrina, continui
a giurare? T’accusano i capelli
umidi ancora di profumi. Guarda
gli occhi stanchi d’insonnia, e questo filo
di ghirlanda intorno alla testa! Guarda
i tuoi riccioli in disordine, arruffati
nell’orgia. Guarda come tremi tutta
piena di vino.
Via, sgualdrina! Ti chiama l’arpa amica
delle orge e lo strepitare dei crotali.
RUFINO V - 18
Meglio le serve che le grandi dame;
fare il ladro d’amore non mi piace.
Le dame hanno pelle profumata
e natura superba. Una gioia averle,
fino a quando non sentono il pericolo!
Nelle altre c’è la grazia e la freschezza,
nel loro letto si entra facilmente,
qualche regalo ne paga il piacere;
e poi si danno senza alcun timore.
E come Pirro, figliolo d’Achille,
io preferisco Andromaca ad Ermione.
STRATONE XII - 9
Da poco tempo, Diodoro, sei bello,
maturo per gli amanti.
Non ti lasceremo, anche se ti sposi.