Donna genovese
Tu mi portasti un po' d'alga marina
Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
Che è corso di lontano e giunge grave
D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
-Oh la divina
Semplicità delle tue forme snelle-
Non amore non spasimo, un fantasma,
Un'ombra della necessità che vaga
Serena e ineluttabile per l'anima
E la discioglie in gioia, in incanto serena
Perchè per l'infinito lo scirocco
Se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
DINO CAMPANA - LA PETITE PROMENADE DU POÈTE
Me ne vado per le strade
Strette oscure e misteriose:
Vedo dietro le vetrate
Affacciarsi Gemme e Rose.
Dalle scale misteriose
C’è chi scende brancolando:
Dietro i vetri rilucenti
Stan le ciane commentando.
. . . . . . . . . . .
La stradina è solitaria:
Non c’è un cane: qualche stella
Nella notte sopra i tetti:
E la notte mi par bella.
E cammino poveretto
Nella notte fantasiosa,
Pur mi sento nella bocca
La saliva disgustosa. Via dal tanfo
Via dal tanfo e per le strade
E cammina e via cammina,
Già le case son più rade.
Trovo l’erba: mi ci stendo
A conciarmi come un cane:
Da lontano un ubriaco
Canta amore alle persiane.
Piazza S. Giorgio
Genova nelle donne dalla testa
Sibillina, dal carco profumato
Della lor chioma grave lungo attorta
Genova in sogno tra il brusìo confuso
Genova marinara che fa festa
Sotto la torre orientale
Tra le terrazze viridi
Sulla lavagna cinerea,
Dilaga la piazza rombante
In verso il mare che addensa le navi inesausto
Rosso ride l'arcato palazzo del portico grande
Come le cateratte del Niagara
Canta ride svaria ferrea la sinfonia
Feconda urgente verso l'aperto mare
Canta il tuo canto, o Genova.
Boboli
Nel giardino spettrale
Dove il lauro reciso
Spande spoglie ghirlande sul passato,
Nella sera autunnale,
Io lento vinto e solo
Ho il profumo tuo biondo rievocato.
Dalle aride pendici
Aspre, arrossate ne l'ultimo sole
Giungevano i rumori
Rauchi già di una lontana vita.
Io su le spoglie aiuole
Io t’invocavo: o quali le tue voci
Ultime furon, quale il tuo profumo
Più caro, quale ii sogno più inquieto
Quale il vertiginoso appassionato
Ribelle sguardo d'oro?
Si udiva una fanfara
Straziante salire; il fiume in piena
Portava silenzioso
I riflessi dei fasti d'altri tempi.
Io mi affaccio a un balcone
E mi investe suadente
Tenero e grandioso
Fondo e amaro il profumo dell'alloro:
Ed ella mi è presente
(Tra le statue spettrali nel tramonto).
L'invetriata
La sera fumosa d'estate
Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? – c’è
Nella stanza un odor di putredine: c’è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottom di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è
Nel cuore della sera c’è,
Sempre una piaga rossa languente.
Giardino autunnale
Al giardino spettrale al lauro muto
De le verdi ghirlande
A la terra autunnale
Un ultimo saluto!
A l’aride pendici
Aspre arrossate nell'estremo sole
Confusa di rumori
Rauchi grida la lontana vita:
Grida al morente sole
Che insanguina le aiole.
S'intende una fanfara
Che straziante sale: il fiume spare
Ne le arene dorate: nel silenzio
Stanno le bianche statue a capo i ponti
Volte: e le cose già non sono più
E dal fondo silenzio come un coro
Tenero e grandioso
Sorge ed anela in alto al mio balcone:
E in aroma d'alloro,
In aroma d'alloro acre languente,
Tra le statue immortali nel tramonto
Ella m’appar, presente.
(Firenze)