POESIE DI FEDERICO GARCIA LORCA
Noche arriba los dos con luna llena
Casida del pianto (Casida del llanto)
Passaggio
Crocicchio
Alberi
Veleta
Casida della donna distesa
Pioggia
Spunta la luna (La luna asoma)
Lluvia
Alle cinque della sera
Compianto per Ignazio Sanchez Mejias
Noche arriba los dos con luna llena,
yo me puse a llorar y tú reías.
Tu desdén era un dios, las quejas mías
momentos y palomas en cadena.
Noche abajo los dos. Cristal de pena,
llorabas tú por hondas lejanías.
Mi dolor era un grupo de agonías
sobre tu débil corazón de arena.
La aurora nos unió sobre la cama,
las bocas puestas sobre el chorro helado
de una sangre sin fin que se derrama.
Y el sol entró por el balcón cerrado
y el coral de la vida abrió su rama
sobre mi corazón amortajado.
Casida del pianto
Ho chiuso la mia finestra
perché non voglio udire il pianto,
ma dietro i grigi muri
altro non s'ode che il pianto.
Vi sono pochissimi angeli che cantano,
pochissimi cani che abbaiano;
mille violini entrano nella palma della mia mano.
Ma il pianto è un cane immenso,
il pianto è un angelo immenso,
il pianto è un violino immenso,
le lacrime imbavagliano il vento.
E altro non s'ode che il pianto.
Casida del llanto
He cerrado mi balcón
por que no quiero oír el llanto
pero por detrás de los grises muros
no se oye otra cosa que el llanto.
Hay muy pocos ángeles que canten,
hay muy pocos perros que ladren,
mil violines caben en la palma de mi mano.
Pero el llanto es un perro inmenso,
el llanto es un ángel inmenso,
el llanto es un violín inmenso,
las lágrimas amordazan al viento,
no se oye otra cosa que el llanto.
Passaggio
I bambini guardano
un punto lontano.
Le lucerne si spengono.
Fanciulle cieche
interrogano la luna,
e si levano in aria
spirali di pianto.
Le montagne guardano
un punto lontano.
E dopo?
I labirinti
creati dal tempo
svaniscono.
(Rimane solo
il deserto).
Il cuore,
fonte del desiderio,
svanisce.
(Rimane solo
il deserto).
L'illusione dell'aurora
e i baci
svaniscono.
Rimane solo
il deserto;
l'onduloso
deserto
Crocicchio
Vento dell'est
una lanterna
e un pugnale
nel cuore.
La strada
ha un fremito
di corda
tesa.
Un fremito
di tafano enorme.
Da ogni parte
io
vedo il pugnale
nel cuore.
Alberi
Alberi,
foste frecce
dall'azzurro cadute?
Quali crudeli guerrieri vi scagliarono?
Furono le stelle?
Le vostre musiche vengono dall'anima degli uccelli,
dagli occhi di Dio,
dalla passione perfetta.
Alberi!
Riconosceranno le vostre radici
il mio cuore in terra?
Veleta
La luna va por el agua.
¡Cómo está el cielo tranquilo!
Va segando lentamente
el temblor viejo del río
mientras que una rama joven
la toma por espejito.
Pones roja la luna
y sollozantes
los álamos cautivos, pero vienes
¡demasiado tarde!
¡Ya he enrollado la noche de mi cuento
en el estante!
Sin ningún viento,
¡hazme caso!,
gira, corazón;
gira, corazón.
Aire del Norte,
¡oso blanco del viento!
Llegas sobre mi carne
tembloroso de auroras
boreales,
con tu capa de espectros
capitanes,
y riyéndote a gritos
del Dante.
¡Oh pulidor de estrellas!
Pero vienes
demasiado tarde.
Mi almario está musgoso
y he perdido la llave.
Sin ningún viento,
¡hazme caso!,
gira, corazón;
gira, corazón.
Brisas, gnomos y vientos
de ninguna parte.
Mosquitos de la rosa
de pétalos pirámides.
Alisios destetados
entre los rudos árboles,
flautas en la tormenta,
¡dejadme!
Tiene recias cadenas
mi recuerdo,
y está cautiva el ave
que dibuja con trinos
la tarde.
Las cosas que se van no vuelven nunca,
todo el mundo lo sabe,
y entre el claro gentío de los vientos
es inútil quejarse.
¿Verdad, chopo, maestro de la brisa?
¡Es inútil quejarse!
Sin ningún viento.
¡hazme caso!
gira, corazón;
gira, corazón.
Casida della donna distesa
Vederti nuda è rievocare la terra.
La terra piana e priva di cavalli.
La terra senza un giunco, forma pura
chiusa al futuro: confine d’argento.
Vederti nuda è comprendere l’ansia
della pioggia che cerca fragili fianchi,
o la febbre del mare dal volto immenso
che non trova la luce della sua guancia.
Il sangue risuonerà nelle alcove
e verrà con spada di folgore,
ma tu non saprai dove si celano
il cuore di rospo o la violetta.
Il tuo ventre è uno scontro di radici,
le tue labbra un’alba senza profilo,
e sotto le tiepide rose del letto gemono
i morti, in attesa del loro turno.
Verte desnuda es recordar la tierra.
La tierra lisa, limpia de caballos.
La tierra sin un junco, forma pura
cerrada al porvenir: confín de plata.
Verte desnuda es comprender el ansia
de la lluvia que busca débil talle,
o la fiebre del mar de inmenso rostro
sin encontrar la luz de su mejilla.
La sangre sonará por las alcobas
y vendrá con espada fulgurante,
pero tú no sabrás dónde se ocultan
el corazón de sapo o la violeta.
Tu vientre es una lucha de raíces,
tus labios son un alba sin contorno,
bajo las rosas tibias de la cama
los muertos gimen esperando turno.
Pioggia
La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
Lluvia
Tu cuerpo ira a la tumba intacto de emociones
sobre la oscura tierra brotará una alborada.
De tus ojos saldrán claveles sangrientos,
y de tus senos rosas, como la nieve, blancas.
Pero tu gran tristeza se irá con las estrellas,
como otra estrella digna de herirlas y eclipsarlas
Spunta la luna
Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito
Nessuno mangia arance
sotto la luna piena
Bisogna mangiare
frutta verde e gelata
Quando spunta la luna
dai cento volti uguali,
la moneta d’argento
singhiozza nel taschino.
La luna asoma
Cuando sale la luna
se pierden las campañas
y aparecen las sendas
impenetrables.
Cuando sale la luna,
el mar cubre la tierra
y el corazón se siente
isla en el infinito.
Nadie come naranjas
bajo la luna llena.
Es preciso comer
fruta verde y helada.
Cuando sale la luna
de cién rostros iguales,
la moneda de plata
solloza en el bolsillo.
Incontro
Nè tu nè io
siamo pronti
a incontraci.
Tu per quello che sai.
L'ho amata tanto!
Segui quella stradina.
Nelle mani
ho i buchi
dei chiodi.
Non vedi come
mi dissanguo?
Non guardare mai indietro.
Vai adagio
e prega con me
San Gaetano
che nè tu nè io
siamo pronti
ad incontrarci.
Notte
Cero, lucerna,
lampione e lucciola.
La costellazione
della saeta.
Finestrelle d'oro
tremano,
e nell'aurora dondolano
croci sovrapposte.
Cero, lucerna,
lampione e lucciola.
Canzone sciocca
Mamà.
Voglio essere d'argento.
Figlio,
avrai molto freddo.
Mamà.
Voglio essere d'acqua.
Figlio,
avrai molto freddo.
Mamà.
Ricamami sul tuo cuscino.
Questo si!
Figlio, e subito!
Tagliarono tre alberi
Erano tre.
(Venne il giorno con la scure).
Erano due
(Ali striscianti d'argento)
Era uno.
Era nessuno.
(Restò nuda l'acqua).
Alle cinque della sera
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
Il vento portò via i cotoni
alle cinque della sera.
E l'ossido seminò cristallo e nichel
alle cinque della sera.
Già combatton la colomba e il leopardo
alle cinque della sera.
E una coscia con un corno desolato
alle cinque della sera.
Cominciarono i suoni di bordone
alle cinque della sera.
Le campane d'arsenico e il fumo
alle cinque della sera.
Negli angoli gruppi di silenzio
alle cinque della sera.
Solo il toro ha il cuore in alto!
alle cinque della sera.
Quando venne il sudore di neve
alle cinque della sera.
quando l'arena si coperse di iodio
alle cinque della sera.
la morte pose le uova nella ferita
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Alle cinque in punto della sera.
Una bara con ruote è il letto
alle cinque della sera.
Ossa e flauti suonano nelle sue orecchie
alle cinque della sera.
Il toro già mugghiava dalla fronte
alle cinque della sera.
La stanza s'iridava d'agonia
alle cinque della sera.
Da lontano già viene la cancrena
alle cinque della sera.
Tromba di giglio per i verdi inguini
alle cinque della sera.
Le ferite bruciavan come soli
alle cinque della sera.
E la folla rompeva le finestre
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Ah, che terribili cinque della sera!
Eran le cinque a tutti gli orologi!
Eran le cinque in ombra della sera!
COMPIANTO PER IGNAZIO SANCHEZ MEJIAS
Non voglio vederlo!
Dì alla luna che si mostri;
non voglio vedere il sangue
d'Ignazio sopra l'arena.
Non voglio vederlo!
È spalancata la luna.
Cavallo di calme nubi
e circo grigio del sogno
con salici in prima fila.
Non voglio vederlo!
Il mio ricordo si brucia.
Avvisate i gelsomini
di minuscolo candore!
Non voglio vederlo!
La vacca del vecchio mondo
passava la triste sua lingua
sopra un muso di grumi
di sangue in terra versato.
Ed i tori di Guisando,
quasi morte e quasi pietra,
mugghiaron come due secoli
sazi di premere il suolo.
No.
Non voglio vederlo!
Sale Ignazio sui gradini,
tutta la sua morte a spalla.
Andava in cerca dell'alba
e l'alba non esisteva.
Cerca il suo fermo profilo
e il sogno lo disorienta.
Il suo bel corpo cercava
e trovò il suo sangue aperto.
Non ditemi di vederlo!
Non voglio sentire il getto
che sempre più s'affioca;
il getto che le tribune
illumina e si riversa
sopra il fustagno ed il cuoio,
della folla sitibonda.
Chi mi grida di mostrarmi!
Non ditemi di vederlo.
Non si chiusero i suoi occhi
nel vedersi lì le corna;
ma le terribili madri
rizzarono allora il capo.
Ed attraverso gli allevamenti
corse un vento di voci segrete,
a tori celesti gridate
da mandriani di pallida nebbia.
Non principe di Siviglia
potrebbe essergli pari,
né spada come la sua
né cuore del suo più vero.
Come un fiume di leoni
il suo stupendo vigore,
e come un torso di marmo
la sua lineata saggezza.
Aria di Roma andalusa
gli dorava la testa
dove il suo riso era un nardo
di sale e d'intelligenza.
Che gran torero in arena!
Che buon montanaro ai monti!
Quanto mite con le spighe!
Quanto duro con gli sproni!
Tenero con la rugiada!
Che bagliore nella fiera!
Quanto tremendo con l'ultime
banderillas della tenebra!
Ma ora dorme in eterno.
Ora i muschi e l'erba dischiudono
con loro dita sicure
il fiore del suo teschio.
E il suo sangue ora viene cantando:
cantando per maremme e praterie,
sdrucciolando su corna intirizzite;
senz'anima vacilla nella nebbia.
In migliaia di zoccoli inciampando
come una lunga, oscura, triste lingua,
per formare una pozza d'agonia
presso il Guadalquivir del firmamento.
Oh bianco muro di Spagna!
Oh nero toro di pena!
Oh sangue duro d'Ignazio!
Oh usignolo delle sue vene!
No.
Non voglio vederlo!
Un calice non v'è che lo contenga,
non vi son rondinelle che lo bevano,
non v'è brina di luce che lo geli,
non di gigli v'è canto né diluvio,
non cristallo che lo copra d'argento.
No.
Io non voglio vederlo!