FEDOR I. TJUTCEV
Ancora mi struggo per l'angoscia dei desideri,
Ancora l'anima mia ti desidera,
E nella tenebra dei ricordi
Ancora io rivedo il tuo volto...
Il tuo caro, indimenticabile volto,
Che è sempre, e ovunque, davanti a me,
Così inafferrabile, così immutato
Come una stella nel cielo notturno...
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Si dà di primo autunno un tempo
meraviglioso e breve:
il giorno è come di cristallo
e luminose son le sere...
L'aria è deserta, uccello più non s'ode,
ma son lontane ancora le bufere invernali,
e il puro e caldo azzurro si rovescia sulla campagna
che riposa.
Silentium!
Taci, nasconditi ed occulta
i propri sogni e sentimenti;
che nel profondo dell’anima tua
sorgano e volgano a tramonto
silenti, come nella notte
gli astri: contemplali tu e taci.
Può palesarsi il cuore mai?
Un altro potrà mai capirti?
Intenderà di che tu vivi?
Pensiero espresso è già menzogna.
Torba diviene la sommossa
Fonte: tu ad essa bevi e taci.
Sappi in te stesso vivere soltanto.
Dentro te celi tutto un mondo
d’incanti, magici pensieri,
quali il fragore esterno introna,
quali il diurno raggio sperde:
ascolta il loro canto e taci!
Con quale tenerezza
Con quale tenerezza, e innamorata inquietudine
Il tuo sguardo, ardente, si è estenuato in lui!
Tu sei muta, inerte...muta, come bruciata
Dal fuoco di un lampo celeste!
D' un tratto per l' eccesso dei sensi e la pienezza del cuore,
Tutta tremante, tutta in lacrime, ti eri prostrata...
Ma presto un dolce sonno, infantile, spensierato,
Scese sulla seta delle tue ciglia.
E tu chinasti la testa tra le sue mani,
E più tenero di una madre egli ti accarezzava...
Un gemito si spense tra le labbra, l'ansito si placò,
E placido e dolce era il tuo sonno.
Ma ora...oh, se tu avessi allora sognato
Ciò che ci serbava il futuro...
Come ferita, ti saresti con un gemito svegliata,
O forse saresti passata a un'altra visione.