GUSTAVO ADOLFO BECQUER (1836 - 1870)
Rimasto orfano a soli cinque anni del padre e a dieci della madre, fu allevato da Manuela Monahay, donna ricca e colta.
Fu iscritto alla scuola del pittore Antonio Cabral, ma coltivò soprattutto la passione per la letteratura. Lesse i poeti latini e gli spagnoli del Siglo de Oro. Abbandonò ben presto la pittura e si trasferì a Madrid per dedicarsi alla scrittura. Compose commedie e collaborò ad alcune riviste.
Come poeta si ispirò ai romantici Byron ed Heine. Si innamorò di Julia Espìn e soffrì per i tradimenti di lei.
Fu chiamato a collaborare al giornale conservatore Unión Liberal; scrisse articoli di cronaca, politica e letteratura e pubblicò alcune sue opere.
Sposò Casta Esteban Navarro nel 1861, da cui ebbe tre figli, ma ebbe una vita coniugale travagliata. Ammalato di tubercolosi, morì nel 1870.
OPERE
Tra le sue opere ricordiamo Leyendas, Cartas (epistole) e Rimas.
Fu molto apprezzato da Miguel de Unamuno, Antonio Machado e Juan Ramon Jimenez.
Torneranno le nere rondini - RIMA LIII
Torneranno le nere rondini
e appenderanno i nidi sul tuo balcone,
e un'altra volta con l'ala sui vetri
chiameranno per gioco;
ma quelle che frenavano il volo,
per contemplare la tua bellezza e la mia gioia,
quelle che impararono i nostri nomi,
quelle...non torneranno!
Torneranno le folte madreselve
per scalare le mura del tuo giardino,
e ancora una volta di sera, sempre più belli,
si apriranno i loro fiori;
ma quelle tempestate di rugiada,
le cui gocce guardavamo tremare
e cadere come lacrime del giorno...,
quelle...non tornerammo!
Torneranno le parole ardenti dell'amore
a risuonare nelle tue orecchie;
il tuo cuore dal suo profondo sonno
si potrà forse risvegliare;
ma muto e assorto e inginocchiato,
come si adora Dio sull'altare,
come io ti ho amato..., disingànnati:
così, nessuno ti potrà amare!
Volverán las oscuras golondrinas
Volverán las oscuras golondrinas
en tu balcón sus nidos a colgar,
y otra vez con el ala a sus cristales
jugando llamarán.
Pero aquellas que el vuelo refrenaban
tu hermosura y mi dicha a contemplar,
aquellas que aprendieron nuestros nombres...
¡esas... no volverán!.
Volverán las tupidas madreselvas
de tu jardín las tapias a escalar,
y otra vez a la tarde aún más hermosas
sus flores se abrirán.
Pero aquellas, cuajadas de rocío
cuyas gotas mirábamos temblar
y caer como lágrimas del día...
¡esas... no volverán!
Volverán del amor en tus oídos
las palabras ardientes a sonar;
tu corazón de su profundo sueño
tal vez despertará.
Pero mudo y absorto y de rodillas
como se adora a Dios ante su altar,
como yo te he querido...; desengáñate,
¡así... no te querrán!
Io sono ardente, io sono bruna - RIMA XI
- Io sono ardente, io sono bruna,
io sono il simbolo della passione;
ho l'anima piena di brame di piaceri.
Mi cercavi ?
- Non te; no.
- La mia fronte è pallida; le mie trecce, d'oro;
posso offrirti gioie senza fine;
io di tenerezze conservo un tesoro.
Mi chiamavi ?
- No; non te.
- Io sono un sogno, un impossibile,
vano fantasma di nebbia e luce;
sono incorporea, sono intangibile;
non posso amarti.
- Oh, vieni; vieni con me!
Yo soy ardiente, yo soy morena
—Yo soy ardiente, yo soy morena,
yo soy el símbolo de la pasión,
de ansia de goces mi alma está llena.
¿A mí me buscas?
—No es a ti, no.
—Mi frente es pálida, mis trenzas de oro:
puedo brindarte dichas sin fin,
yo de ternuras guardo un tesoro.
¿A mí me llamas?
—No, no es a ti.
—Yo soy un sueño, un imposible,
vano fantasma de niebla y luz;
soy incorpórea, soy intangible:
no puedo amarte.
—¡Oh ven, ven tú!
Che cos'è la poesia? RIMA XXI
Che cos'è la poesia?, dici mentre fissi
la mia pupilla con la tua pupilla blu.
"Che cos'è la poesia? E tu me lo domandi?
La poesia... sei tu!
¿Qué es poesía?
¿Qué es poesía?, dices, mientras clavas
en mi pupila tu pupila azul,
¡Qué es poesía! ¿Y tú me lo preguntas?
Poesía... eres tú.
Certe volte la incontro nel mondo - RIMA XLIX
Certe volte la incontro nel mondo
e mi passa accanto;
e passa ridendo, e dico:
- Come può ridere?-
Poi sale sulle mie labbra un altro sorriso,
a coprire il dolore
e allora penso: - Forse lei sorride
come sorrido io!-
Alguna vez la encuentro por el mundo,
y pasa junto a mí;
y pasa sonriéndose, y yo digo:
—¿Cómo puede reír?
Luego asoma a mi labio otra sonrisa,
máscara del dolor,
y entonces pienso: —Acaso ella se ríe,
como me río yo.
Oggi la terra e i cieli - Rimas XVII 50
Oggi la terra e i cieli mi sorridono.
Oggi arriva nella mia anima il sole.
Oggi l'ho vista... l'ho vista e mi ha guardato.
Oggi credo in Dio!
Hoy la tierra y los cielos
Hoy la tierra y los cielos me sonríen,
hoy llega al fondo de mi alma el sol,
hoy la he visto..., la he visto y me ha mirado...
¡hoy creo en Dios!
Spuntava dai suoi occhi una lacrima - RIMA XXX
Spuntava dai suoi occhi una lacrima
e dalle mie labbra una frase di perdono;
parlò l’orgoglio e si asciugò il pianto,
e la frase sulle mie labbra spirò.
Io vado per un cammino, lei per un altro;
ma pensando al nostro mutuo amore,
io dico ancora: “Perché tacqui quel giorno?”
E lei dirà: “Perché io non piansi?”
Asomaba a sus ojos una lágrima
y a mi labio una frase de perdón;
habló el orgullo y se enjugó su llanto,
y la frase en mis labios expiró.
Yo voy por un camino; ella, por otro;
pero, al pensar en nuestro mutuo amor,
yo digo aún: —¿Por qué callé aquel día?
Y ella dirá: —¿Por qué no lloré yo?
Tu eri l'uragano
Tu eri l’uragano e io l’alta
torre che sfida il suo potere:
dovevi schiantarti o abbattermi…
Non era possibile!
Tu eri l’Oceano e io la eretta roccia
che salda attende il suo ondeggiare:
dovevi rifrangerti o sradicarmi!
Non era possibile!
Bella tu, io altero;
abituati l’una a travolgere, l’altro a non cedere;
il sentiero stretto, inevitabile lo scontro…
Non era possibile!
TÚ ERAS EL HURACÁN
Tú eras el huracán y yo la alta
torre que desafía su poder:
¡tenías que estrellarte o que abatirme!…
¡No pudo ser!
Tú eras el océano y yo la enhiesta
roca que firme aguarda su vaivén:
¡tenías que romperte o que arrancarme!…
¡No pudo ser!
Hermosa tú, yo altivo: acostumbrados
uno a arrollar, el otro a no ceder;
la senda estrecha, inevitable el choque…
¡No pudo ser!
Dici che hai cuore
Tu dici di avere cuore, e lo dici
solo perché senti i suoi battiti.
Questo non è il cuore ... è una macchina,
che, muovendosi con ritmo, fa rumore.
Dices que tienes corazón, y sólo
lo dices porque sientes sus latidos.
Eso no es corazón...; es una máquina,
que, al compás que se mueve, hace ruido.
Oggi come ieri - RIMA LVI
Oggi come ieri, domani come oggi,
sempre nello stesso modo!
Un cielo grigio, un orizzonte eterno
e camminare, camminare...
Il cuore che si muove in modo ritmico,
come una stupida macchina.
La torpida intelligenza addormentata
in un angolo del cervello.
L'anima, che aspira al paradiso,
cercandolo senza fede,
fatica senza scopo, onda che si avvolge
senza sapere perché.
Voce incessante, monotona,
canta la stessa canzone,
monotona goccia d'acqua che cade
e cade, senza sosta.
Così scorrono i giorni
uno dopo l'altro, senza posa;
oggi come ieri ..., e tutti,
senza gioia né dolore.
Oh, a volte mi ricordo sospirando
dell'antico dolore!
Amaro è il dolore, ma almeno
soffrire è vivere!
Hoy como ayer, mañana como hoy,
¡y siempre igual!
Un cielo gris, un horizonte eterno
y andar... andar.
Moviéndose a compás, como una estúpida
máquina, el corazón.
La torpe inteligencia del cerebro,
dormida en un rincón.
El alma, que ambiciona un paraíso,
buscándole sin fe,
fatiga sin objeto, ola que rueda
ignorando por qué.
Voz que, incesante, con el mismo tono,
canta el mismo cantar,
gota de agua monótona que cae
y cae, sin cesar.
Así van deslizándose los días,
unos de otros en pos;
hoy lo mismo que ayer...; y todos ellos,
sin gozo ni dolor.
¡Ay, a veces me acuerdo suspirando
del antiguo sufrir!
Amargo es el dolor, ¡pero siquiera
padecer es vivir!
I sospiri sono aria e vanno verso l'aria (RIMA XXXVIII)
I sospiri sono aria, e vanno verso l'aria.
Le lacrime son acqua, e vanno al mare.
Dimmi donna: quando l'amore si dimentica,
sai tu deve va?
Los suspiros son aire y van al aire.
Las lágrimas son agua y van al mar.
Dime, mujer, cuando el amor se olvida,
¿sabes tú adónde va?
Imitazione di Byron - RIMA XIII
La tua pupilla è azzurra e, quando ridi,
la sua dolce chiarezza mi ricorda
il tremulo fulgore del mattino
che si riflette nel mare.
La tua pupilla è azzurra e, quando piangi,
le lacrime trasparenti che la coprono,
mi appaiono gocce di rugiada
sopra una violetta.
La tua pupilla è azzurra e, se nel suo fondo
brilla un'idea come un punto di luce,
mi sembra una stella perduta
nel cielo della sera.
(Imitación de Byron)
Tu pupila es azul y, cuando ríes,
su claridad süave me recuerda
el trémulo fulgor de la mañana
que en el mar se refleja.
Tu pupila es azul y, cuando lloras,
las transparentes lágrimas en ella
se me figuran gotas de rocío
sobre una vïoleta.
Tu pupila es azul, y si en su fondo
como un punto de luz radia una idea,
me parece en el cielo de la tarde
una perdida estrella.
Alla luce di un lampo - LXIX
Alla luce di un lampo nasciamo
E il suo fulgore dura ancora quando moriamo:
Così breve è la vita!
La gloria e l'amore che rincorriamo
Sono ombre di un sogno che inseguiamo:
Svegliarsi è morire!
RIMA XXVIII
Cuando entre la sombra oscura,
perdida una voz murmura
turbando su triste calma,
si en el fondo de mi alma
la oigo dulce resonar,
dime: ¿es que el viento en sus giros
se queja, o que tus suspiros
me hablan de amor al pasar?
Cuando el sol en mi ventana
rojo brilla a la mañana,
y mi amor tu sombra evoca,
si en mi boca de otra boca
sentir creo la impresión,
dime: ¿es que ciego deliro,
o que un beso en un suspiro
me envía tu corazón?
Y en el luminoso día
y en la alta noche sombría,
si en todo cuanto rodea
al alma que te desea,
te creo sentir y ver,
dime: ¿es que toco y respiro
soñando, o que en un suspiro
me das tu aliento a beber?
RIMA VIII
Cuando miro el azul horizonte
perderse a lo lejos,
al través de una gasa de polvo
dorado e inquieto,
me parece posible arrancarme
del mísero suelo
y flotar con la niebla dorada
en átomos leves
cual ella deshecho.
Cuando miro de noche en el fondo
oscuro del cielo
las estrellas temblar como ardientes
pupilas de fuego,
me parece posible a do brillan
subir en un vuelo
y anegarme en su luz, y con ellas
en lumbre encendido
fundirme en un beso.
En el mar de la duda en que bogo
ni aun sé lo que creo;
sin embargo estas ansias me dicen
que yo llevo algo
divino aquí dentro.
RIMA LXV
Llegó la noche y no encontré un asilo;
y tuve sed ... ¡mis lágrimas bebí!
¡Y tuve hambre! ¡Los hinchados ojos
cerré para morir!
¿Estaba en un desierto? Aunque a mi oído
de las turbas llegaba el ronco hervir,
yo era huérfano y pobre... El mundo estaba
desierto... ¡para mí!
RIMA LXVIII
Non so cosa ho sognato
la notte scorsa.
Il mio sogno deve essere stato triste, molto triste,
anche da sveglio ho provato angoscia.
Ho visto che il cuscino
era molto umido e per la prima volta,
notandolo, ho sentito
un amaro piacere riempirmi l'anima.
Il sogno è una cosa tanto triste
che cominciamo a piangere,
ma provo, nella tristezza, un'allegria....
So che mi rimangono ancora lacrime!
No sé lo que he soñado
en la noche pasada.
Triste, muy triste debió ser el sueño,
pues despierto la angustia me duraba.
Traduzione a cura di Cultura & Svago
RIMA XII
Porque son, niña, tus ojos
verdes como el mar, te quejas;
verdes los tienen las náyades,
verdes los tuvo Minerva,
y verdes son las pupilas
de las hourís del Profeta.
El verde es gala y ornato
del bosque en la primavera;
entre sus siete colores
brillante el Iris lo ostenta,
las esmeraldas son verdes;
verde el color del que espera,
y las ondas del océano
y el laurel de los poetas.
Es tu mejilla temprana
rosa de escarcha cubierta,
en que el carmín de los pétalos
se ve al través de las perlas.
Y sin embargo,
sé que te quejas
porque tus ojos
crees que la afean,
pues no lo creas.
Que parecen sus pupilas
húmedas, verdes e inquietas,
tempranas hojas de almendro
que al soplo del aire tiemblan.
Es tu boca de rubíes
purpúrea granada abierta
que en el estío convida
a apagar la sed con ella,
Y sin embargo,
sé que te quejas
porque tus ojos
crees que la afean,
pues no lo creas.
Que parecen, si enojada
tus pupilas centellean,
las olas del mar que rompen
en las cantábricas peñas.
Es tu frente que corona,
crespo el oro en ancha trenza,
nevada cumbre en que el día
su postrera luz refleja.
Y sin embargo,
sé que te quejas
porque tus ojos
crees que la afean:
pues no lo creas.
Que entre las rubias pestañas,
junto a las sienes semejan
broches de esmeralda y oro
que un blanco armiño sujetan.
*
Porque son, niña, tus ojos
verdes como el mar te quejas;
quizás, si negros o azules
se tornasen, lo sintieras
RIMA LXVII
¡Qué hermoso es ver el día
coronado de fuego levantarse,
y, a su beso de lumbre,
brillar las olas y encenderse el aire!
¡Qué hermoso es tras la lluvia
del triste otoño en la azulada tarde,
de las húmedas flores
el perfume aspirar hasta saciarse!
¡Qué hermoso es cuando en copos
la blanca nieve silenciosa cae,
de las inquietas llamas
ver las rojizas lenguas agitarse!
Qué hermoso es cuando hay sueño,
dormir bien... y roncar como un sochantre
y comer... y engordar...
Solo, triste e muto
Solo, triste e muto
resta quel cimitero;
i suoi abitanti non piangono...
Come sono felici i morti!
Solitario, triste y mudo
hállase aquel cementerio;
sus habitantes no lloran...
¡Qué felices son los muertos!