PAUL VERLAINE - *Passeggiata sentimentale (Promenade sentimentale)
Il tramonto dardeggiava i suoi ultimi raggi
e il vento cullava le pallide ninfee;
le grandi ninfee tra i canneti
rilucevano tristi sulle acque calme.
Io me ne andavo solo, portando la mia piaga
lungo lo stagno, tra i salici
dove la bruma vaga evocava un fantasma
grande, lattiginoso, disperato
e piangente con la voce delle alzàvole
che si chiamavano battendo le ali
tra i salici dove solo io erravo
portando la mia piaga; e la spessa coltre
di tenebre venne a sommergere gli ultimi
raggi del sole nelle sue onde smorte
e le ninfee, tra i canneti,
le grandi ninfee sulle acque calme.
Le couchant dardait ses rayons suprêmes
Et le vent berçait les nénuphars blêmes;
Les grands nénuphars, entre les roseaux,
Tristement luisaient sur les calmes eaux.
Moi, j'errais tout seul, promenant ma plaie
Au long de l'étang, parmi la saulaie
Où la brume vague évoquait un grand
Fantôme laiteux se désespérant
Et pleurant avec la voix des sarcelles
Qui se rappelaient en battant des ailes
Parmi la saulaie où j'errais tout seul
Promenant ma plaie ; et l'épais linceul
Des ténèbres vint noyer les suprêmes
Rayons du couchant dans ces ondes blêmes
Et des nénuphars, parmi les roseaux,
Des grands nénuphars sur les calmes eaux.
*Il mare è più bello di una cattedrale
Il mare è più bello
delle cattedrali,
nutrice fedele,
nenia di rantoli,
il mare su cui prega
la Vergine Maria!
Ha tutti i doni
terribili e dolci.
Odo i suoi perdoni
rimbrottare i suoi sdegni...
Quest'immensità
non ha nulla di caparbio.
Oh! così paziente,
anche quando è cattivo!
Un soffio amico assilla
l'onda, e ci canta:
«Voi senza speranza,
morite senza soffrire!».
E poi sotto i cieli
che ridono più chiari,
ha dei toni azzurri,
rosa, grigi e verdi...
Più bello di tutti,
migliore di noi!
Bournemouth, 77.
La mer est plus belle
Que les cathédrales,
Nourrice fidèle,
Berceuse de râles,
La mer qui prie
La Vierge Marie !
Elle a tous les dons
Terribles et doux.
J’entends ses pardons
Gronder ses courroux.
Cette immensité
N’a rien d’entêté.
O! si patiente,
Même quand méchante!
Un souffle ami hante
La vague, et nous chante:
«Vous sans espérance,
Mourez sans souffrance!»
Et puis sous les cieux
Qui s’y rient plus clairs,
Elle a des airs bleus.
Roses, gris et verts...
Plus belle que tous,
Meilleure que nous!
PAUL VERLAINE - Monna Rosa (con testo originale)
Sola nel boudoir,
i bandò d'oro liquido,
vestita d'oro fluido,
dal bianco sfondo affiora
nella sera affrescata
d'oro verde e nero.
Un vaso blu giapponeggia
deliziosamente,
da cui sprizza animata
nella rara atmosfera
di cui la raffinata
anima si drappeggia,
un'onda melodiosa
— obbediente ad un giusto
ritmo arcano — di rose,
danza d'un coro augusto:
fascio melodioso
dai pensieri radiosi!
Bella come loro,
le rose, non trasceglie
per gli eletti capelli
più d'uno di quei fiori
come lei belli, e rapide
forbici, come uccelli,
lo tagliano, o meglio,
colgono con la cura
di lasciarvi sospesa
la grazia d'una foglia
verde come la sera
del boudoir, nera e oro...
Mentre persiste a lato
lo splendore azzurrato
del piumaggio del triste
orgoglio d'un pavone,
un tempo vincitore
nei giardini del cuore.
Elle est sole au boudoir
En bandeaux d'or liquide,
En robe d'or fluide
Sur fond blanc dans le soir
Teinté d'or vert et noir.
Un pot bleu japonise
Délicieusement
D’où s'elance gaiement
Dans l'atmosphère exquise
Où l'ame s'adonise.
Un flot mélodieux
- Selon le rhythme juste –
De roses, chœur auguste;
Bouquet mélodieux
Au conseil radieux!
Elle, belle comme elles,
Les roses, n'élit plus
Dans ses cheveux élus
Qu'une de ces fleurs belles
Comme elle, et de ciseaux
Prestes, tels des oiseaux,
La coupe ou, mieux, la cueille
Avec le soin charmant
D'y laisser joliment
La grâce d'une feuille
Verte comme le soir
Noir et or du boudoir…
Ce pendant que persiste
La splendeur, à côte,
Du plumage bleuté
De l'orgueil, qui s'attriste,
D'un paon jadis vainqueur
Aux jardins de ce coeur.
PAUL VERLAINE - *Canzone d'autunno (Chanson d'automne)
I singhiozzi lunghi
dei violini
d'autunno
mi feriscono il cuore
con languore
monotono.
Ansimante
e smorto, quando
l'ora rintocca,
io mi ricordo
dei giorni antichi
e piango;
e me ne vado
nel vento ostile
che mi trascina
di qua e di là
come fa
la foglia morta.
Les sanglots longs
Des violons
De l'automne
Blessent mon coeur
D'une langueur
Monotone.
Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l'heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure
Et je m'en vais
Au vent mauvais
Qui m'emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.
Marina
L'oceano sonoro
palpita sotto l'occhio
della luna in lutto
e palpita ancora,
mentre un lampo
brutale e sinistro
fende il cielo di bistro
con un lungo zig-zag chiaro,
e ogni onda,
con balzi convulsi,
lungo i frangenti
va, viene, brilla e grida
e nel firmamento,
dove corre l'uragano,
ruggisce il tuono
formidabilmente.
L'ANGOSCIA
Niente di te, mi commuove, né i campi
prodighi, né l'eco vermiglia delle pastorali
siciliane, né le sontuose aurore,
né la solennità dolente dei tramonti.
Rido dell'arte e rido anche dell'uomo, dei canti,
dei versi, dei templi greci e delle torri a spirali
che nel cielo vuoto innalzano le cattedrali,
e osservo buoni e malvagi con lo stesso sguardo.
Non credo a Dio, abiuro e rinnego
ogni pensiero, e quanto all'ironia vecchia ch'è l'amore,
oh come vorrei che non se ne parlasse più!
Stanca di vivere, ma tutta timorosa di morire,
come il vascello perduto, tra il flusso e il riflusso,
l'anima mia salpa per terribili naufragi.
Se la speranza brilla come un filo
Vedi, da qualche buco filtra sempre
la polvere del sole. Perchè dunque
tu non dormivi, il capo sulla panca?
Povera anima pallida, quest'acqua
del pozzo ghiacciato, bevila almeno.
Poi dormi, dopo. Via, tu vedi, io resto,
e i sogni assopirò della tua siesta,
tu canterai come un bimbo cullato.
Di grazia, allontanatevi signora.
Mezzogiorno suona. Egli dorme. È strano
come suonano i passi di una donna
nel cervello dei poveri infelici.
XX
Andavo per perfidi sentieri
incerto dolorosamente.
Le vostre mani mi fecero da guida.
Così pallida sull'orizzonte lontano
riluceva una tenue speranza d'aurora:
il vostro sguardo fu il mattino.
Nessun rumore, tranne il suo passo sonoro,
dava coraggio al viaggiatore.
La vostra voce mi disse: "Vai avanti!".
Il mio cuore impaurito, il mio tetro cuore
piangeva, solo, sulla triste via;
l'amore, delizioso vincitore,
ci ha riuniti nella gioia.
XXI
L'inverno è finito: la luce è tiepida
e danza, dal suolo al firmamento chiaro.
Bisogna che il più triste dei cuori ceda
all'immensa gioia sparsa nell'aria.
Perfino questa Parigi noiosa e malata
sembra fare accoglienza al primo sole,
e come in un abbraccio immenso
tende le mille braccia dei suoi tetti vermigli.
Da un anno ho nell'anima la primavera
e il verde ritorno del dolce fiorile,
come una fiamma che avvolga una fiamma,
al mio ideale aggiunge ideale.
Il cielo blu prolunga, innalza e incorona
l'immutabile azzurro dove ride il mio amore.
La stagione è bella e la mia sorte è buona
e tutte le mie speranze finalmente si compiono.
Venga l'estate! vengano ancora
l'autunno e l'inverno! E ogni stagione
sarà per me incantevole, o Tu che adorna
questa fantasia e questa ragione!
V
Prima che te ne vada,
pallida stella del mattino
- mille quaglie
cantano, cantano nel timo. -
Volgi verso il poeta,
che ha gli occhi pieni d'amore,
- l'allodola
sale in cielo col giorno. -
Volgi il tuo sguardo che annega
l'aurora nel suo azzurro;
- che gioia
tra i campi di grano maturo!
Poi fai splendere il mio pensiero
laggiù, - tanto lontano, quanto lontano!
- La rugiada
brilla allegra sul fieno. -
Nel dolce sogno in cui si agita
l'amica mia ancora addormentata...
- Presto, presto,
perché ecco il sole d'oro.
PAUL VERLAINE - *La nostra estasi d’allora
Nel vecchio parco gelido e deserto
sono appena passate due forme.
Hanno occhi morti, e labbra molli,
e le loro parole si odono a stento.
Nel vecchio parco gelido e deserto
due spettri hanno evocato il passato.
- Ricordi la nostra estasi d’allora?
- E perché vuoi che la ricordi?
- Batte ancora il tuo cuore solo a udire il mio nome?
Ancora vedi in sogno la mia anima? – No.
- Ah, i bei giorni d’indicibile felicità
quando univamo le nostre bocche! – Può darsi.
- Com’era azzurro il cielo, e grande la speranza!
- Vinta, fuggì la speranza, nel cielo nero.
Andavano così tra l’avena selvatica,
e le loro parole le udì solo la notte.
VERLAINE - IL MIO SOGNO FAMILIARE
Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante
Una donna mai vista, che amo e che mi ama,
Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama
Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante.
È per me confortante, e il mio cuore parlante
Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama
Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama
Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante.
È bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere.
Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere.
Come nomi diletti che la vita ha esiliato.
All'occhio delle statue è simile il suo sguardo,
Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato
Delle voci più care spente senza riguardo.
*TUTTA GRAZIA E TUTTA SFUMATURE - di Paul Verlaine
Tutta grazia e tutta sfumature,
nello splendore dei suoi sedici anni,
ha candore e civetterie innocenti
propri di una bambina.
I suoi occhi, che sono occhi d'un angelo,
sanno tuttavia, senza pensarvi,
risvegliare lo strano desiderio
di un bacio immateriale. E la sua mano, piccola a tal punto
da non poter tenere un colibrì,
imprigiona il cuore che lei ha preso
di nascosto, e non fa sperare fuga.
L'intelligenza, in lei, giunge in soccorso
alla nobile anima; lei è pura
e spirituale: quello che ha detto
doveva proprio dirlo!
Se pure la stoltezza la diverte
e la fa ridere senza pietà,
ella sarebbe, se fosse una musa,
clemente fino a diventare amica,
fino all'amore - chi lo sa? può darsi,
nei confronti di un poeta innamorato
che mendicasse sotto la finestra,
audace, un degno premio
per la sua canzone, bella o brutta,
ma testimoniando onestamente,
senza note false né sciocchezze,
il dolce male che si soffre amando.
PAUL VERLAINE - Le conchiglie
Ogni incrostata conchiglia che sta
In quella grotta in cui ci siamo amati
Ha la sua propria particolarità.
Una dell'anima nostra ha la porpora
Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;
Un'altra imita te nei tuoi languori
E nei pallori tuoi di quando, stanca,
Ce l'hai con me perché ho gli occhi beffardi.
Questa fa specchio a come in te s'avvolge
La grazia del tuo orecchio, un'altra invece
Alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.
Desiderio
Ah, quegli appuntamenti! Ah, quelle prime amanti!
Ed i capelli d'oro, e gli occhi azzurri, e il fiore
Delle carni. Ed ancora, tra gli odorosi corpi
Giovani e cari, i tocchi spontanei, timorosi!
Sono così lontani tutti questi candori,
Tutti questi piaceri! Ahimè, sono fuggiti
Verso la primavera dei rimpianti i neri
Inverni della mia noia, del mio sconforto.
Adesso eccomi solo, cupo e solitario,
Cupo e disperato, più gelido di un vecchio,
Un povero orfanello senza sorelle grandi.
Oh, la donna che ama carezzevole e calda,
Dolce, pensosa e bruna, che mai si meraviglia,
E a volte come un bimbo vi bacia sulla fronte!
La buona canzone
A MATHILDE MAUTÉ DE FLEURVILLE
Vola, canzone, rapida
Davanti a Lei e dille
Che, nel mio cuor fedele,
Gioioso ha fatto luce
Un raggio, dissipando,
Santo lume, le tenebre
Dell'amore: paura,
Diffidenza e incertezza.
Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta
E pavida - la senti?
- l'allegria ha cantato
Come una viva allodola
Nel cielo rischiarato.
Vola, canzone ingenua,
E sia la benvenuta
Senza rimpianti
Vani colei che infine torna.
La bonne chanson
A MATHILDE MAUTÉ DE FLEURVILLE
Va, chanson, à tire-d’aile
Au-devant d’elle, et dis-lui
Bien que dans mon cœur fidèle
Un rayon joyeux a lui,
Dissipant, lumière sainte,
Ces ténèbres de l’amour :
Méfiance, doute, crainte,
Et que voici le grand jour !
Longtemps craintive et muette,
Entendez-vous ? la gaîté
Comme une vive alouette
Dans le ciel clair a chanté.
Va donc, chanson ingénue,
Et que, sans nul regret vain,
Elle soit la bienvenue
Celle qui revient enfin.
NOI SAREMO - Paul Verlaine
Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
Che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti,
è vero? Andremo allegri e lenti sulla strada
Modesta che la speranza addita, senza badare affatto
Che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell'amore isolati come in un bosco nero,
I nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
Saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi
dolce o irascibile, Non ha molta importanza.
Se vuole, esso può bene accarezzarci
O prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
E inoltre ricoperti di una dura corazza,
Sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
Per noi ha stabilito, cammineremo insieme
La mano nella mano, con l'anima infantile
Di quelli che si amano in modo puro, vero?
PAUL VERLAINE - Il dolce sole del mattino
Il dolce sole del mattino intiepidisce e indora
la segale e le messi ancora tutte umide
e l'azzurro mantiene la freschezza notturna.
Si esce soltanto per uscire: si segue,
lungo il fiume dalle vaghe erbe gialle,
un erboso sentiero costeggiato da vecchi ontani.
L'aria è pungente. A tratti vola un uccello,
nel becco qualche frutto di siepe o una pagliuzza,
e il suo riflesso nell'acqua sopravvive al passaggio.
È tutto.
Ma il sognatore ama questo paesaggio
la cui chiara dolcezza d'un tratto ha accarezzato
il suo sogno di adorabile gioia, e cullato
il ricordo incantevole di quella fanciulla,
bianca apparizione che canta e scintilla,
di cui sogna il poeta e che l'uomo ama,
evocando nei suoi forse ridicoli desideri
la Compagna finalmente incontrata, e l'anima
che da sempre l'anima sua piange e reclama.
XIX
Dunque sarà in un giorno chiaro d'estate:
il grande sole, complice della mia gioia,
farà più bella ancora, tra il raso
e la seta, la vostra cara bellezza;
il cielo tutto blu, come un'alta tenda,
fremerà sontuoso in lunghe pieghe
sulle nostre due fronti liete e pallide,
emozionate per l'attesa e per la gioia;
e quando la sera verrà, sarà dolce l'aria
che scherzerà, carezzevole, nei vostri veli,
e gli sguardi tranquilli delle stelle
sorrideranno benevoli agli sposi.
STANCHEZZA - Paul Verlaine
Un poco di dolcezza, dolcezza, sì, dolcezza!
Calma un momento, cara, questi slanci febbrili.
Talvolta, sai, l'amante, nel pieno del piacere,
deve aver l'abbandono quieto di una sorella.
Sii languida, accarezzami fino a farmi assopire,
sono uguali i sospiri e gli sguardi cullanti.
Eh sì, la gelosia e l'ossessivo spasimo
non valgono un bel bacio, anche se menzognero.
Ma tu mi dici, amore, che nel tuo cuore d'oro
la passione selvaggia suona il corno da caccia...
E lasciala suonare, la povera accattona!
Appoggia la tua fronte sulla mia fronte e dammi
la mano, e giura cose che presto scorderai.
Piangiamo fino all'alba, mia piccola focosa!
PAUL VERLAINE - Nell'adorata attesa
Il focolare, lo stretto bagliore della lampada;
fantasticare col dito sulla tempia
e gli occhi che si perdono negli occhi amati;
l'ora del tè fumante e dei libri chiusi;
la dolcezza di sentire la fine della sera;
la stanchezza incantevole e l'adorata attesa
dell'ombra nuziale e della dolce notte,
oh! tutto ciò il mio sogno intenerito persegue
senza sosta, attraverso ogni vana dilazione,
impaziente per i mesi, furioso per le settimane.
Motivo dimenticato
A una donna
A te queste parole, per la consolatrice
Grazia dei tuoi grandi occhi, dove un tenero sogno
Ride e piange, per l'anima tua pura, così bella,
A te queste parole, dal mio acre tormento!
Ahimè, l'orrido incubo che sempre mi perseguita
Non mi dà tregua, infuria follemente, geloso,
Si va moltiplicando come un branco di lupi,
Si attacca al mio destino sporcandolo di sangue!
Io soffro, è spaventosa la mia sofferenza,
Tale che, al suo confronto, è un'egloga il lamento
Del primo uomo, espulso dal giardino dell'Eden!
Le preoccupazioni che puoi avere, cara,
Sono rondini in volo nel cielo del meriggio
riscaldato dal sole di un giorno di settembre.
e che meraviglia era vedere
la bianca mano e la bianca zampa
trastullarsi nell'ombra della sera!
Lei nascondeva - la scellerata -
sotto i guanti di filo nero
le micidiali unghie d'agata
taglienti e chiare come un rasoio.
Anche l'altra faceva la smorfiosa
e ritraeva i suoi artigli d'acciaio,
ma il diavolo non ci perdeva nulla…
E nel boudoir, aereo,
in cui tintinnava il suo riso,
scintillavano quattro punti fosforescenti.
Femme et chatte
Elle jouait avec sa chatte,
La main blanche et la blanche patte
S'ébattre dans l'ombre du soir
Elle cachait — la scélérate ! —
Sous ces mitaines de fil noir
Ses meurtriers ongles d'agate,
Coupants et clairs comme un rasoir.
L'autre aussi faisait la sucrée
Et rentrait sa griffe acérée,
Mais le diable n'y perdait rien...
Et dans le boudoir où, sonore,
Tintait son rire aérien,
Brillaient quatre points de phosphore
XV
A dire il vero, quasi ho paura
tanto sento allacciata la mia vita
al radioso pensiero
che la scorsa estate mi ha preso l'anima,
tanto la vostra immagine, sempre cara,
abita in questo cuore tutto vostro,
il cuore mio cui soltanto preme
di amarvi e di piacervi;
e tremo, perdonatemi
se ve lo dico con tanta franchezza,
al pensiero che una vostra parola,
un sorriso, sono ormai la mia legge,
e che vi basterebbe un gesto,
una parola o un battito di ciglia
per immergere il mio essere nel lutto
della sua illusione celeste.
Ma preferisco vedervi,
l'avvenire dovesse essermi tetro
e fecondo di pene innumerevoli,
soltanto attraverso un'immensa speranza,
immerso in questa suprema felicità
di dirmi ancora e sempre,
a dispetto dei lugubri ritorni,
che vi amo, che ti amo!
IX
Il braccio destro, con amabile gesto di dolcezza,
riposa intorno al collo della sorellina,
ed il sinistro segue il ritmo della gonna.
Ha certo in mente un'idea gradevole
se quei suoi occhi veri, e la bocca ridente,
attestano vivaci un'intima gioia.
Oh! qual è il suo pensiero, squisito e fine?
Tutta minuta, e adorabile, e bella,
per questo ritratto il suo gusto infallibile ha scelto
la posa più semplice, ma certo la migliore:
in piedi, sguardo diritto, capelli sciolti; e la sua veste
è lunga quanto basta per nascondere appena
a metà sotto pieghe gelose l'incantevole punta
di un piede malizioso impercettibilmente
LETTERA - di Paul Verlaine
Signora, io, costretto a starmene lontano
Dai vostri occhi (chiamo gli dèi a testimoni),
Languisco e muoio come è mio costume in casi
Simili, e intanto ho il cuore pieno di amarezza
E vivo tra gli affanni, con l'ombra vostra appresso,
Di giorno nei pensieri, di notte dentro i sogni,
Di giorno e di notte, signora mia adorabile!
E così alla fine, facendo il corpo spazio
All'anima, un fantasma diventerò a mia volta,
E allora la mia ombra si fonderà alla vostra
Per sempre, nello spasmo lamentoso dei vani
Abbracci, dei molteplici, infiniti desideri.
Nell'attesa, mia cara, sono il tuo servitore.
Laggiù va tutto bene, va come piace a te?
Il pappagallo, il gatto, il cane?
E' sempre bella La compagnia laggiù?
Quella certa Silvana
Di cui avrei amato l'occhio scuro se il tuo
Non fosse blu, e che a volte mi faceva dei segni
(Perbacco!), ti fa ancora da dolce confidente?
Ora un'idea impaziente, signora, mi tormenta:
Riuscire a conquistare il mondo e i suoi tesori
Per deporli davanti ai vostri piedi come
Pegno - indegno - d'amore, di un amore uguale
Alle fiamme più celebri che hanno fatto risplendere
Le tenebre profonde dei grandi cuori.
Fu meno amata Cleopatra, in fede mia, davvero,
Da Marcantonio e Cesare, che voi da me, signora,
E non abbiate dubbi, perché saprò combattere
Come l'antico Cesare, per un sorriso, o mia
Cleopatra, e come Antonio fuggire per un bacio.
E adesso, cara, addio. Ho già parlato troppo.
E il tempo che si perde per leggere una lettera
Non varrà mai la pena che ci si metta a scriverla.