CHARLES BAUDELAIRE - Chats
JORGE LUIS BORGES - A un gatto
PABLO NERUDA - Ode al gatto
FERNANDO PESSOA - Gatto che giochi per via
ELSA MORANTE - Canto per il gatto Alvaro
TRILUSSA - La morte der gatto
E. ROSTAND - Le petit chat
UMBERTO SABA - La gatta
JORGE LUIS BORGES - A un gatto
PABLO NERUDA - Ode al Gatto
Gli animali furono
imperfetti, lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono néi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.
L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d'imitare la mosca,
ma il gatto
vuole solo esser gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.
Non c'è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.
Oh piccolo
imperatore senz'orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l'immacolato piede del gatto.
Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c'è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.
Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl'imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.
FERNANDO PESSOA
Gatto che giochi per via
Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.
ELSA MORANTE - Canto per il gatto Alvaro
Fra le mie braccia è il tuo nido,
o pigro, o focoso genio, o lucente,
o mio futile! Mezzogiorni e tenebre
POESIE DI TRILUSSA (Ommini e bestie)
La morte der Gatto
È morto er Gatto. Accanto
c'è la povera vedova: una Gatta
che se strugge dar pianto;
e pensa: - Pe' stasera
me ce vorrà la collarina nera,
che me s'adatta tanto! -
Frattanto la soffitta
s'empie de bestie e ognuna fa in maniera
de consolà la vedovella affritta.
- Via, sóra spósa! Fateve coraggio:
su, nun piagnete più, ché ve fa male...
Ma com'è stato? - Ieri, pe' le scale,
mentre magnava un pezzo de formaggio:
nemmanco se n'è accorto,
nun ha capito gnente...
- E già: naturarmente,
come viveva è morto.
- E quanno c'è er trasporto?
- chiede un Mastino - Io stesso
je vojo venì appresso.
Era una bestia bona come er pane:
co' tutto che sapevo ch'era un gatto
cercavo de trattallo come un cane;
che brutta fine ha fatto! -
E dice fra de sé:
- È mejo a lui ch'a me.
- Ah, zittii! - strilla un Sorcio - Nun ve dico
tutto lo strazzio mio!
Povero Micio! M'era tanto amico! -
E intanto pensa: - Ringrazziamo Iddio! -
E. ROSTAND - Le petit chat
E' un gattino nero, sfrontato, oltre ogni dire,
Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo.
A volte vi si siede senza far rumore,
Quasi un vivente fermacarte.
Gli occhi gialli e blu sono due agate.
A volte li socchiude, tirando su col naso,
Si rovescia, si prende il muso tra le zampe,
pare una tigre distesa su di un fianco...
...E mentre scribacchio sento
che si lecca col suo lieve struscio molle.
La gatta - Giovanni Pascoli
Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte, (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)
trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.
Che notte nera, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.
E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.