POESIE SUI GATTI

CHARLES BAUDELAIRE - Chats

JORGE LUIS BORGES - A un gatto

PABLO NERUDA - Ode al gatto

FERNANDO PESSOA - Gatto che giochi per via

ELSA MORANTE - Canto per il gatto Alvaro

TRILUSSA - La morte der gatto

E. ROSTAND - Le petit chat

UMBERTO SABA - La gatta

WILLIAM BUTLER YEATS - Il gatto e la luna

 

HENRIETTE RONNER KNIP - Gatto
HENRIETTE RONNER KNIP - Gatto
BAUDELAIRE - CHATS
I fervidi innamorati e gli austeri dotti
amano ugualmente, nella loro età matura,
i gatti possenti e dolci, orgoglio della casa,
come loro freddolosi e sedentari.
Amici della scienza e della voluttà,
ricercano il silenzio e l'orrore delle tenebre;
l'Erebo li avrebbe presi per funebri corsieri
se mai avesse potuto piegare al servaggio la loro fierezza.
Prendono, meditando, i nobili atteggiamenti
delle grandi sfingi allungate in fondo a solitudini,
che sembrano addormirsi in un sogno senza fine;
le loro reni feconde sono piene di magiche scintille
e di frammenti aurei, come sabbia fine
scintillano vagamente le loro pupille mistiche.
HENRIETTE RONNER KNIP - Studio di un gatto che si sveglia
HENRIETTE RONNER KNIP - Studio di un gatto che si sveglia

JORGE LUIS BORGES - A un gatto


Non sono più silenziosi gli specchi
nè più furtiva l'alba avventuriera;
sei, sotto la luna, quella pantera
che a noi ci è dato percepire da lontano.
Per opera indecifrabile di un decreto
divino ti cerchiamo invano;
più remoto del Gange e del Ponente
tua è la solitudine, tuo il segreto.
La tua schiena accondiscende la carezza
lenta della mia mano. Hai accolto,
da quella eternità che è già oblio,
l'amore di una mano timorosa.
Sei in un altro tempo. Sei il padrone
di un abito chiuso come un sogno

PABLO NERUDA - Ode al Gatto

 

Gli animali furono
imperfetti, lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono néi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.

L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d'imitare la mosca,
ma il gatto
vuole solo esser gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.

Non c'è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz'orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l'immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c'è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl'imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.

FERNANDO PESSOA

 

Gatto che giochi per via

 

Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.

Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;

sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.

ELSA MORANTE - Canto per il gatto Alvaro

Fra le mie braccia è il tuo nido,
o pigro, o focoso genio, o lucente,
o mio futile! Mezzogiorni e tenebre

son tue magioni, e ti trasformi
di colomba in gufo, e dalle tombe
voli alle regioni dei fumi.
Quando ogni luce è spenta, accendi al nero
le tue pupille, o doppiero
del mio dormiveglia, e s'incrina
la tregua solenne, ardono effimere
mille torce, tigri infantili
s'inseguono nei dolci deliri.
Poi riposi le fatue lampade
che saranno al mattino il vanto
del mio davanzale, il fior gemello
occhibello.E t'ero uguale!
Uguale! Ricordi, tu,
arrogante mestizia? Di foglie
tetro e sfolgorante, un giardino
abitammo insieme, fra il popolo
barbaro del Paradiso. Fu per me l'esilio,
ma la camera tua là rimane,
e nella mia terrestre fugace passi
giocante pellegrino. Perché mi concedi
il tuo favore, o selvaggio?

Mentre i tuoi pari, gli animali celesti
gustan le folli indolenze, le antelucane feste
di guerre e cacce senza cuori, perché
tu qui con me? Perenne, tu, libero, ingenuo,
e io tre cose ho in sorte:
prigione peccato e morte.
Fra lune e soli, fra lucenti spini, erbe e chimere
saltano le immortali giovani fiere,
i galanti fratelli dai bei nomi: Ricciuto,
Atropo, Viola, Fior di Passione, Palomba,
nel fastoso uragano del primo giorno...
E tu? Per amor mio?

Non mi rispondi? Le confidenze invidiate
imprigioni tu, come spada di Damasco le storie d'oro
in velluto zebrato. Segreti di fiere
non si dicono a donne. Chiudi gli occhi e cantami
lusinghe lusinghe coi tuoi sospiri ronzanti,
ape mia, fila i tuoi mieli.
Si ripiega la memoria ombrosa
d'ogni domanda io voglio riposarmi.
L'allegria d'averti amico
basta al cuore. E di mie fole e stragi
coi tuoi baci, coi tuoi dolci lamenti,
tu mi consoli,
o gatto mio!

POESIE DI TRILUSSA (Ommini e bestie)

 

La morte der Gatto

 

È morto er Gatto. Accanto

c'è la povera vedova: una Gatta

che se strugge dar pianto;

e pensa: - Pe' stasera

me ce vorrà la collarina nera,

che me s'adatta tanto! -

 

Frattanto la soffitta

s'empie de bestie e ognuna fa in maniera

de consolà la vedovella affritta.

- Via, sóra spósa! Fateve coraggio:

su, nun piagnete più, ché ve fa male...

Ma com'è stato? - Ieri, pe' le scale,

mentre magnava un pezzo de formaggio:

nemmanco se n'è accorto,

nun ha capito gnente...

- E già: naturarmente,

come viveva è morto.

- E quanno c'è er trasporto?

- chiede un Mastino - Io stesso

je vojo venì appresso.

 

Era una bestia bona come er pane:

co' tutto che sapevo ch'era un gatto

cercavo de trattallo come un cane;

che brutta fine ha fatto! -

E dice fra de sé:

- È mejo a lui ch'a me.

- Ah, zittii! - strilla un Sorcio - Nun ve dico

tutto lo strazzio mio!

Povero Micio! M'era tanto amico! -

E intanto pensa: - Ringrazziamo Iddio! -

E. ROSTAND - Le petit chat

 

E' un gattino nero, sfrontato, oltre ogni dire,
Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo.
A volte vi si siede senza far rumore,
Quasi un vivente fermacarte.
Gli occhi gialli e blu sono due agate.
A volte li socchiude, tirando su col naso,
Si rovescia, si prende il muso tra le zampe,
pare una tigre distesa su di un fianco...
...E mentre scribacchio sento
che si lecca col suo lieve struscio molle. 

UMBERTO SABA - La Gatta


La tua gattina è diventata magra,
altro male il suo non è che amore:
male, che alle tue cure la consacra.
Non provi un'accorata tenerezza?
Non la senti vibrare, come un cuore
sotto alla tua carezza?

Ai miei occhi è perfetta come te,
questa tua selvaggia gatta,
ma come te,
ragazza e innamorata,
che sempre tu cercavi,
che senza pace qua e là tu t'aggiravi
che tutti dicevano: "Che pazza!".....

E' come te, ragazza.

(Da "Trieste e una donna")
WILLIAM BUTLER YEATS - Il gatto e la luna

 

Il gatto andava qui e là
E la luna girava come trottola,
E il parente più stretto della luna,
Il gatto strisciante, guardò in su.
Il nero Minrialoushe fissava la luna,
Perché, per quanto vagasse e gemesse,
La luce fredda e limpida nel cielo
Turbava il suo sangue animale.
Minnaloushe corre fra l'erba
Alzando le sue zampe delicate.
Vuoi ballare, Minnaloushe, vuoi ballare?
Quando s'incontrano due parenti stretti
Che c'è di meglio che mettersi a ballare?
Forse la luna imparerà,
Stanca delle mode di corte,
Un nuovo passo di danza.
Minnaloushe striscia fra l'erba
Di luogo in luogo illuminato dalla luna,
La sacra luna sul suo capo
È entrata in una nuova fase.
Lo sa Minnaloushe che le sue pupille
Passeranno di mutamento in mutamento,
Che vanno dalla tonda alla lunata,
Dalla lunata alla tonda?
Minnaloushe striscia, fra l'erba
Solo, importante e saggio,
E leva alla luna mutevole
I suoi occhi mutevoli.

La gatta - Giovanni Pascoli

 

Era una gatta, assai trita, e non era

d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.

Ora, una notte, (su per il camino

s’ingolfava e rombava la bufera)

 

trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,

e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.

Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino

tra’ piedi; e sparve nella notte nera.

 

Che notte nera, piena di dolore!

Pianti e singulti e risa pazze e tetri

urli portava dai deserti il vento.

 

E la pioggia cadea, vasto fragore,

sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.

Facea le fusa il piccolo, contento.