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Ci volgiamo alle cose che di noi nulla sanno
Ci volgiamo alle cose che di noi nulla sanno,
all’albero che dirama e ci sovrasta,
a ogni luogo appartato, ogni silenzio;
ma proprio così richiudiamo il circolo
che passando per tutto ciò che non ci appartiene,
torna a sfociare-intatto sempre- in noi.
Oh abitaste voi, cose, fra le stelle!
Il nostro vivere segue il suo corso
senza nulla smuovere.
L'innamorata
Questa è la mia finestra. È stato dolce
or ora il mio risveglio.
Credevo quasi di poter volare.
Fin dove giunge la mia vita
e ove ha inizio la notte?
Potrei pensare che ogni cosa
sia ancora Me all'intorno,
diafana come il fondo d'un cristallo,
offuscata, muta.
Potrei persino contenere
in me le stelle; tanto grande
sembra il mio cuore, e come
vorrebbe restituire libertà
a colui che forse incominciai
ad amare, forse a tenere stretto.
Estraneo, come pagina non scritta
il mio destino mi guarda.
Perché, come fui posta
in questa infinità
come un prato odorosa,
senza tregua agitata,
chiamando e a un tempo temendo
che qualcuno oda il grido,
e destinata
a perdermi in un altro.
Die Liebende
Das ist mein Fenster. Eben
bin ich so sanft erwacht.
Ich dachte, ich würde schweben.
Bis wohin reicht mein Leben,
und wo beginnt die Nacht?
Ich könnte meinen, alles
wäre noch Ich ringsum;
durchsichtig wie eines Kristalles
Tiefe, verdunkelt, stumm.
Ich könnte auch noch die Sterne
fassen in mir; so groß
scheint mir mein Herz; so gerne
ließ es ihn wieder los
den ich vielleicht zu lieben,
vielleicht zu halten begann.
Fremd, wie niebeschrieben
sieht mich mein Schicksal an.
Was bin ich unter diese
Unendlichkeit gelegt,
duftend wie eine Wiese,
hin und her bewegt,
rufend zugleich und bange,
daß einer den Ruf vernimmt,
und zum Untergange
in einem Andern bestimmt.
RAINER MARIA RILKE - *A Lou Salomé
Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma sono per amore tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me
lieve come un raggio di luna alla finestra.
RAINER MARIA RILKE
*Figura femminile a un balcone
All'improvviso esce, nel vento avvolta,
chiara al chiaro, quasi per forza estratta,
mentre la stanza, come levigata,
ora dietro di lei riempie la porta.
oscura come il fondo di un cammeo
da cui traspare ai margini un bagliore;
e tu non credi che il crepuscolo era
prima che lei uscisse per deporre
ancora un po' di sé sul parapetto
-anche le mani- ed essere leggera:
offerta dalle case in fila al cielo,
docile ad ogni cosa che la muova.
RAINER MARIA RILKE - *Passeggiata notturna
Niente è paragonabile. Esiste forse cosa
che non sia tutta sola con se stessa e indicibile?
Invano diamo nomi, solo è dato accettare
e accordarci che forse qua un lampo, là uno sguardo
ci abbia sfiorato, come se
proprio in questo consistesse vivere
la nostra vita. Chi si oppone perde
la sua parte di mondo. E chi troppo comprende
manca l’incontro con l’Eterno. A volte
in notti grandi come questa siamo
quasi fuor di pericolo, in leggere parti uguali
spartiti fra le stelle. Immensa moltitudine.
Come si genera la poesia
Per un solo verso si devono vedere molte città,
uomini e cose, si devono conoscere gli animali,
si deve sentire come gli uccelli volano,
e sapere i gesti con cui i fiori si schiudono al mattino.
Si deve poter ripensare a sentieri in regioni sconosciute,
a incontri inaspettati
e a separazioni che si videro venire da lontano,
a giorni d’infanzia che sono ancora inesplicati,
ai genitori che eravamo costretti a mortificare
quando ci porgevano una gioia e non la capivamo,
a malattie dell’infanzia che cominciavano in modo così strano
con tante trasformazioni così profonde e gravi,
a giorni in camere silenziose, raccolte,
e a mattine sul mare, al mare, a mari, a notti di viaggio
che passavano alte rumoreggianti e volavano con tutte le stelle,
e non basta ancora poter pensare a tutto ciò.
Si devono avere ricordi di molte notti d’amore,
nessuna uguale all’altra, di grida di partorienti,
e di lievi, bianche puerpere addormentate che si schiudono.
Ma anche presso i moribondi si deve essere stati,
si deve essere rimasti presso i morti
nella camera con la finestra aperta
e i rumori che giungono a folate.
E anche avere ricordi non basta.
Si deve poterli dimenticare, quando sono molti,
e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino.
Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono.
Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto,
senza nome e non più scindibili da noi,
solo allora può darsi che in una rarissima ora
sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.
(Da I quaderni di Malte Laurids Brigge)
RAINER MARIA RILKE
*Canto delle donne al poeta
Siamo come ogni cosa che si schiude,
e nient’altro che questa beatitudine.
Ciò ch’era sangue e buio in una belva
crebbe in noi per farsi anima e si tende
ancora a te, fatta anima, e ti chiama.
Tu, certo, la ricevi nel tuo viso
come un paesaggio, mite e senza brama.
Perciò crediamo non sia tu cui mira
il nostro grido. Eppure, in chi vorremmo
se non in te, perderci senza fine?
In chi, più che in te, cresce il nostro essere?
L’infinito con noi passa e si perde.
Sii tu la bocca che ce lo fa udire,
tu sii: tu che di noi dici l’essenza.
RAINER MARIA RILKE
*La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.
Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:
è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.
Die Einsamkeit ist wie ein Regen.
Sie steigt von meer den Abenden entegegen;
von Ebenen, die fern sind und entlegen,
geht sie zum Himmel, der sie immer hat.
Und erst vom Himmel fällt sie auf die Stadt.
...
Regent hernieder in den zwitterstunden,
wenn sich nach Morgen wenden alle Gassen
und die Leiber, welche nichts gefunden,
enttäuscht und traurig von einander lassen;
und wenn die Menchen, die einander hassen,
in einem Bett zusammen schlaffen müssen:
dann geht die Einsamkeit mit den Flüssen.
RAINER MARIA RILKE
Come ho patito ciò che ha nome addio.
E ancora so: un oscuro, implacabile, un crudele
qualcosa, che una forma in armonia composta
mostra ancora una volta e porge e lacera.
Come indifeso la guardavo mentre
lasciandomi partire mi chiamava e restava
quasi fosse tutte le donne in una,
ma bianca e piccola e non più che questo:
un saluto già non più a me rivolto,
replicato in silenzio – quasi già
inesplicabile: un susino forse,
onde un cuculo spiccò brusco il volo.
RAINER MARIA RILKE - VIENE ADAGIO LA SERA
Viene adagio la sera, camminando
tra gli alberi lontani nella neve
e silenziosa preme le sue guance
fredde alle finestre, per spiare.
E nelle case cresce il buio.
I vecchi sulle sedie pensano,
le madri sono come regine,
i bambini lasciano da parte i giochi
e le ragazze non filano più.
La sera fuori tende l'orecchio
nella casa, e dentro ascoltano
il silenzio della sera.
*Le loro mani
Le loro mani son mani di donna,
e non so qual maternità le infonde.
Giulive, come il passero che reca
nuove pagliuzze a costruir suo nido.
Nel prender, calde; placide, nel dare:
coppe che han sete di farsi ricolme.
RAINER MARIA RILKE - Sii paziente
Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.
RAINER MARIA RILKE - *Canto d'amore
Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla, oltre te, ad altre cose?
Ah, potessi nasconderla in un angolo
perduto nella tenebra, un estraneo
rifugio silenzioso che non seguiti
a vibrare se vibri il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me, insieme ci prende come un arco
che da due corde un suono solo rende.
Su qual strumento siamo tesi, e quale
violinista ci tiene nella mano?
RAINER MARIA RILKE - *Un vento di primavera
Con questo vento viene destino; lascia,
lascia che venga tutto ciò che preme, cieco,
di cui noi arderemo -; tutto questo.
(E resta immobile perché ci trovi).
Porta il nostro destino questo vento.
Da chi sa dove questo vento nuovo,
sbandando sotto il peso di cose senza nome,
porta sul mare quello che noi siamo.
…Oh, se lo fossimo. Saremmo a casa.
(Vedremmo scendere e salire in noi i cieli).
Ma ogni volta con questo vento passa
il destino oltre di noi immenso.
Non posso ricordare
Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma sono per amore tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.
SONETTI AD ORFEO
II,23
In quell'ora tua chiamami
che ti sta fronte a fronte, impercettibile,
ti anela addosso qual muso di cane
e sempre ancora indietro si ritrae
quando oramai t'attendi d'agguantarla.
Tuo più di tutto è quel che ti si nega.
Liberi siamo. E il congedo ci colse
dove il primo saluto attendevamo.
E un appoggio imploriamo, con paura,
per le vecchie misure troppo giovani,
troppo vecchi per quel che non fu mai.
Il lodare soltanto ci giustifica,
ahi, siamo ramo e scure,
la dolcezza del rischio, che matura.
Spengimi gli occhi: ti vedrò lo stesso
Spengimi gli occhi: ti vedrò lo stesso.
Riempimi gli orecchi: posso sentirti.
E senza piedi ti cammino ancora a fianco.
E senza bocca posso ancora scongiurarti.
Spezzami le braccia ti abbraccerò col cuore con una mano.
Strappami il cuore: e mi batterà il cervello.
E se spegni anche il fuoco nella mente
allora ti porterò nel sangue.
(Qualunque cosa fai, ad ogni passo
cancelli d'ogni scoperta i confini).
Tu, musica: acqua alla nostra fontana,
raggio che cade, tu suono che specchia,
che tu desti beata al tocco del risveglio,
tu quiete che il puro afflusso rinnova.
Tu, più di noi..., tu da qualsiasi fine
liberata...