Ugo Foscolo

 

I Sepolcri

Alla sera

In morte del fratello Giovanni

A Zacinto

 

Alla sera

 

Forse perché della fatal quïete 

tu sei l'immago a me sì cara vieni   

o Sera! E quando ti corteggian liete  

le nubi estive e i zeffiri sereni,  

 

5  e quando dal nevoso aere inquïete   

tenebre e lunghe all'universo meni  

sempre scendi invocata, e le secrete  

vie del mio cor soavemente tieni.  

 

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme  

10  che vanno al nulla eterno; e intanto fugge  

questo reo tempo, e van con lui le torme 

 

delle cure onde meco egli si strugge;   

e mentre io guardo la tua pace, dorme 

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

In morte del fratello Giovanni

 

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo

di gente in gente, me vedrai seduto

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

il fior de' tuoi gentili anni caduto.

 

La madre or sol, suo dì tardo traendo,

parla di me col tuo cenere muto:

ma io deluse a voi le palme tendo;

e se da lunge i miei tetti saluto,

 

sento gli avversi Numi, e le secrete

cure che al viver tuo furon tempesta;

e prego anch'io nel tuo porto quiete:

 

questo di tanta speme oggi mi resta!

straniere genti, l'ossa mie rendete

allora al petto della madre mesta.

 

A Zacinto

 

           Né più mai toccherò le sacre sponde
       ove il mio corpo fanciulletto giacque,
       Zacinto mia, che te specchi nell’onde
       del greco mar da cui vergine nacque


5        Venere, e fea quelle isole feconde
       col suo primo sorriso, onde non tacque
       le tue limpide nubi e le tue fronde
       l’inclito verso di colui che l’acque


       cantò fatali, ed il diverso esiglio
10   per cui bello di fama e di sventura
       baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.


       Tu non altro che il canto avrai del figlio,
       o materna mia terra; a noi prescrisse
       il fato illacrimata sepoltura.