PSICOLOGIA I GRUPPI PSICOLOGIA SOCIALE
PSICOLOGIA DELLO SPORT
L’atleta è un uomo che ha deciso di spostare indietro le mura della sua prigione
(A. BLONDIN).
Uno sguardo al passato
- Gli antichi Greci curavano il corpo ed attribuivano grande importanza all’educazione fisica, fondamento dell’educazione integrale dell’uomo, necessaria a conseguire armonia ed equilibrio.
- Nel Medioevo prevalse un’educazione religiosa, fondata prevalentemente sulla rinuncia ai beni terreni in vista della vita ultraterrena dell’uomo. Il corpo, considerato lo strumento mediante il quale l’anima poteva purificarsi per raggiungere Dio, non doveva essere valorizzato ma piuttosto mortificato in funzione dei valori ben più alti dello spirito.
- A differenza dell’età medioevale, l’Umanesimo, richiamandosi ai valori della classicità greca, valorizza la natura e la corporeità e stimola l’autonomia individuale. La pedagogia mira all’educazione dell’uomo integrale ed attribuisce grande importanza alla cura del corpo: l’educazione fisica, l’igiene e l’estetica sono considerate determinanti per lo sviluppo armonioso della persona.
- Nell’età moderna nasce l’educazione fisica come disciplina autonoma: si considera il corpo come oggetto di educazione specifica, sia per mantenersi in forma ed in buona salute, sia per favorire lo sviluppo di qualità specifiche, come l’agilità, la forza e la resistenza fisica.
Oggi il corpo è considerato come elemento fondamentale della persona.
Funzione educativa dello sport
Lo sport può influire profondamente sulla formazione della personalità: favorisce lo sviluppo delle potenzialità fisiche e psichiche, l’affermazione dell’originalità e della creatività, contribuisce a sviluppare il senso di responsabilità, lo spirito di cooperazione e di autocontrollo, il rispetto delle regole; migliora i rapporti interpersonali, favorisce la socializzazione e la capacità di inserirsi nei gruppi.
L’attività sportiva favorisce l’inserimento del fanciullo in un gruppo, lo abitua alla convivenza e alla tolleranza sociale; rafforza il suo controllo emotivo e lo spinge a rispettare l’altro, considerandolo non come un avversario, ma come un compagno con il quale confrontarsi, misurarsi e migliorare; non un antagonista, ma un collaboratore per il conseguimento di scopi comuni.
L’attività sportiva richiede l’intervento di tutte le funzioni psichiche superiori:
Motricità ed intelligenza sono interdipendenti: Piaget e Wallon hanno dimostrato che il pensiero è implicato nelle azioni del corpo che vanno eseguite con intelligenza ed efficienza. L’intelligenza è sempre motoria, perché non potrebbe estrinsecarsi se non avesse la possibilità di ricorrere al movimento.
L’attività sportiva è strettamente collegata all’affettività e alla socialità.
L’attività ludica marcia così parallelamente allo sviluppo sociale e morale del bambino.
L’attività sportiva offre una potente forma di scarica delle emozioni: essa consente all’individuo di controllare le emozioni senza negarle né inibirle, esprimendole in una forma positiva e socialmente accettata.
Muoversi significa relazionarsi con il proprio ambiente di vita, rapportarsi agli altri per soddisfare le proprie esigenze, trovare una risposta alle proprie domande, scoprire le caratteristiche degli oggetti mediante l’osservazione diretta e il confronto con le esperienze altrui.
Sport e immagine sociale
La scelta e la pratica di un particolare sport connota la personalità di un individuo: ogni sport possiede una propria immagine sociale. E’ possibile individuare una classificazione gerarchica delle preferenze per gli sport in funzione dell’appartenenza ad una diversa classe sociale.
Diversi studi dimostrano che i genitori dei soggetti con alta motivazione al successo sono essi stessi molto motivati ed hanno quindi agito come modelli primari. Si è anche visto che i bambini che sono stati spinti all’indipendenza ed a fare affidamento sulle proprie forze hanno più probabilità degli altri ad avere successo in ciò che faranno”(Canestrari)
Per quanto riguarda la motivazione al successo nello sport, caratteristica costante è la capacità di impegnarsi molto duramente nell’attività presente e di porsi delle mete sempre più avanzate rispetto a ciò che si potrebbe raggiungere senza troppe difficoltà.
Le masse e lo sport
L’interesse per lo sport di masse sempre più vaste di appassionati è causata da vari motivi: la diffusione dei mass media, l’esaltazione dei campioni sportivi, che divengono il simbolo di un’intera società, la ricchezza e il successo dei campioni, l’immagine pubblica.
Vi sono essenzialmente due modi per vivere lo sport: praticandolo come protagonisti o vivendolo da spettatori. Entrambe le forme comportano una presenza partecipe ed ugualmente attiva dal punto di vista affettivo ed emozionale.
Lo sport collettivo è un modo per rivendicare l’appartenenza ad un gruppo sociale ed anche un mezzo per differenziarsi dalla massa. Il pubblico, anche se numeroso, che partecipa ad una manifestazione sportiva, è solo parzialmente assoggettato alle regole dei grandi gruppi e delle masse, in quanto è un insieme di persone con motivazioni e sentimenti comuni, vincolati a salde identificazioni di gruppo.
Molti fattori agiscono in maniera fortemente suggestiva e condizionano talora il comportamento della massa, fino a spingerla a compiere atti irresponsabili.
Lo psicologo Le Bon scrive: “La folla è guidata quasi esclusivamente dall’inconscio e può passare dalla ferocia più sanguinaria all’eroismo più sublime nel volgere di pochi attimi, oppure vivere nell’indifferenza più completa situazioni che normalmente suscitano particolari stati d’animo.
La degenerazione dello sport
Si evidenziano comportamenti disadattivi anche nell’ambito sportivo. Oggi la quasi totalità delle società sportive è promossa e finanziata dal mondo dell’industria. La logica di una società industrializzata e capitalistica è la logica dell’efficienza e del profitto, basata sul rendimento, sul raggiungimento del record, sullo sfruttamento del risultato per fini propagandistici ed economici (sponsorizzazione).
La pratica sportiva organizzata finisce col diventare un’alienazione. L’individuo perde la libertà, perché la sua attività non gli appartiene più. Egli non domina più l’universo sportivo, che diventa per lui una forza estranea. La logica del profitto alimenta, inoltre, fenomeni patologici, come il ricorso al doping.
La degenerazione dello sport, che trasforma questa sana attività competitiva in uno spettacolo incrementato da motivi di lucro, fa sì che l’atleta viva momenti di esaltazione e di protagonismo, giungendo alla sopravvalutazione di sé e delle proprie capacità (ipertrofia dell’io). Ne conseguono divismo, fanatismo, atteggiamenti teatrali e manifestazioni maniacali.