RENOIR - Madame Charpenter e le sue figlie
RENOIR - Madame Charpenter e le sue figlie

LA FAMIGLIA

 

FASI DEL CICLO DI VITA

EUGENIA SCABINI

FASI DEL CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA

FASI DEL CICLO DI VITA

 

Le principali fasi del ciclo di vita corrispondono a quelli che la psicologa Eugenia Scabini definisce gli eventi critici: la formazione della coppia, la nascita dei figli, la loro adolescenza e la loro uscita dal nucleo familiare, infine il pensionamento, la malattia e la morte. Il passaggio da una fase all’altra del ciclo di vita individuale e familiare è un evento critico. Come nell’individuo vi sono diversi momenti di passaggio (crisi di crescita) da modalità di comportamento convalidate ad altre più adeguate e mature, così la famiglia deve riorganizzarsi al suo interno per rafforzare le modalità del suo funzionamento, quando risultano inadeguate rispetto alla nuova situazione, favorendo il proprio cambiamento. Una crisi è positiva se consente la crescita psicologica e sociale dei membri; negativa se la famiglia non riesce ad organizzarsi.

 

La famiglia deve imparare ad affrontare i propri conflitti. La conflittualità non è negativa: essa caratterizza ogni crisi di crescita da una fase dello sviluppo ad una più matura. Il conflitto diventa negativo quando è temuto e non ammesso, ma viene negato e represso. I principali eventi critici sono:

 

1. matrimonio o convivenza

2. nascita dei figli

3. adolescenza dei figli

4. autonomia dei figli

5. pensionamento, malattia e morte

1. Costituzione della coppia

 

La coppia si costituisce quando due partner, provenienti da famiglie diverse, all’interno delle quali vigono regole e modelli diversi, decidono di sposarsi o di convivere. Si tratta di due persone provenienti da famiglie diverse, appartenenti spesso a culture diverse con norme, valori e modelli di comportamento differenti.  La fase della costituzione della coppia richiede la definizione della nuova unità in formazione, la contrattazione delle regole, la separazione e il distacco dalla famiglia di origine; la ridefinizione con la parentela e i gruppi di amici. Nella società occidentale la giovane coppia che forma una nuova famiglia generalmente si crea una propria abitazione.

 

Per realizzare un'unione duratura e positiva occorre che i futuri coniugi riescano a realizzare:

   

  • separazione dalle famiglie di origine: completare la separazione emotiva dalle famiglie di origine per costruire un’unità familiare diversa;
  • organizzazione del ménage: saper organizzare la propria quotidianità con un adattamento reciproco,
  • contrattazione delle regole: stabilendo le regole più funzionali alla nuova realtà che sta nascendo;
  • conciliare le differenze, scoprendo e valorizzando i punti di contatto senza che ciò conduca ad una limitazione reciproca.
  • realizzazione dell’intimità coniugale: il rapporto coniugale non è fondato soltanto sul sentimento, ma anche sulla capacità di organizzare la propria quotidianità con un adattamento reciproco continuo, stabilendo le regole più funzionali alla nuova realtà che si sta costruendo.

L’interazione tra due partner si definisce simmetrica quando diritti e doveri dell’uno corrispondono a quelli dell’altro; complementare quando quelli di uno dei due compensano quelli mancanti all’altro. Nel primo caso la coppia è cementata dall’uguaglianza, nel secondo dalla differenza. Il rapporto coniugale più funzionale è quello di tipo complementare, basato sul bisogno di accettazione, di appartenenza e di rassicurazione reciproca.

Possiamo considerare inadeguato sia un rapporto esclusivamente complementare, che determina una relazione di dipendenza psicologica, sia il rapporto di tipo simmetrico, basato sul bisogno di possesso e sull’esigenza di assicurarsi le stesse opportunità e di non perdere nel confronto.

Non di rado un partner manifesta incapacità o impossibilità di separarsi dalla famiglia di origine e di formare un’identità di coppia.

 

 

2. La nascita di un figlio

 

Una coppia diventa famiglia con la nascita di un figlio, che si aggiunge al sistema ristrutturandolo e trasformandolo. I coniugi assumono il ruolo di genitori prendendosi cura materialmente ed affettivamente dei nuovi nati, con l’aiuto di familiari, amici ed esperti.

Ogni genitore, inoltre, si ispira al proprio modello interiorizzato di genitore. Accanto al ruolo genitoriale essi devono mantenere vivo il ruolo coniugale, che non va trascurato, stabilendo al più presto relazioni coniugali gratificanti per entrambi.

Con la nascita dei figli la famiglia vede contrarsi lo spazio abitativo e aumentare i bisogni dei membri. La nascita di un figlio comporta necessariamente una rivoluzione delle regole, per facilitare sia i rapporti interni al sistema che esterni ad essa. La coppia deve aprire i confini per accogliere il nuovo nato. Ciò comporta una ridefinizione nella relazione tra i due partner, che non sono più soltanto compagni, ma anche genitori. Quando i due non sono riusciti a realizzare una consolidata identità di coppia, con la separazione emotiva dalle proprie famiglie di appartenenza, l’arrivo di un figlio determina uno squilibrio difficile da gestire: il figlio può venir utilizzato come canale per ridefinire le relazioni tra i due partner, tra questi e le famiglie di origine.

Il bambino diventa ben presto un membro attivo della famiglia, realizzando la sua appartenenza ad essa, ma anche la sua progressiva autonomia. Le pratiche educative adottate dai genitori devono essere coerenti tra loro e funzionali alla crescita individuale e alla socializzazione.

Quando una coppia è troppo giovane o psicologicamente impreparata, l’arrivo di un bimbo crea uno squilibrio difficile da gestire. I genitori finiscono per scaricare sul bambino le proprie aspettative e le proprie inadeguatezza perché rivivono in lui il proprio ruolo mai risolto di figli infelice.

I bambini sembrano avere delle “antenne” con cui captano immediatamente le debolezze dei genitori e sanno utilizzarle per il proprio vantaggio immediato.

Un nuovo fattore di crisi si determina con l’inserimento del bambino nella scuola: ora avviene il primo confronto della famiglia con il sistema sociale, che può offrire una conferma delle proprie capacità educative e formative e delle regole che ha messo in atto; può subire critiche, attacchi e squalifiche. Da ciò deriveranno la tendenza ad aprirsi all’esterno o, viceversa, a chiudersi ed isolarsi sempre più.

3. Famiglie con adolescenti

 

Nella nostra società l’adolescenza è considerata una delicata e burrascosa fase di superamento della condizione infantile, il consolidamento dell’identità personale e sociale e il riconoscimento dell’appartenenza alla società degli adulti. L’adolescente deve accettare le trasformazioni fisiche e saper adeguare il suo ruolo ancora incerto (non più bambino e non ancora adulto) alle esigenze degli adulti, i quali aumentano la sua confusione trattandolo a volte da bambino, altre volte da adulto.

All’età adolescenziale del figlio corrisponde un’età difficile anche per i genitori, i quali vivono una fase della vita in cui avvertono un cambiamento nella loro persona, attraversano l’età di mezzo e non hanno un supporto nei loro genitori, che ormai sono divenuti anziani. Alcuni genitori, inconsciamente, possono ostacolare la crescita dei figli per non affrontare l’angoscia del cambiamento e favoriscono i comportamenti regressivi del figlio: se il figlio è ancora bambino anch’essi sono ancora giovani.

Alcuni genitori, inconsciamente, possono ostacolare la crescita dei figli per non affrontare l’angoscia del cambiamento e favoriscono i comportamenti regressivi (immaturi) nei loro figli.

4. L’autonomia dei figli

 

L’evento critico in questa fase è il raggiungimento dell’autonomia da parte dei figli, che richiede la disponibilità dei genitori ad accettare la loro crescita e la loro indipendenza.

I genitori devono promuovere il distacco, favorendo la crescita psicologica del figlio, consentendogli di ricercare nuovi modelli di riferimento, diversi da quelli familiari, in grado di proporre loro nuove regole di comportamento e di orientare le loro scelte future. Alcuni giovani, desiderosi di conquistare l’autonomia psicologica, decidono di vivere per conto proprio, oppure stabiliscono una solida base fuori casa prima del distacco definitivo; altri, invece, non avvertono alcun bisogno di staccarsi dalla propria famiglia.

È nel momento del distacco che problemi apparentemente superati emergono e si riacutizzano vecchi conflitti. Ciò accade quando il figlio è stato utilizzato come elemento di stabilizzazione: la sua uscita dall’unità familiare disgrega, anziché cementare, un’unione coniugale priva di fondamento.

La decisione di “lasciare il nido” spesso è caratterizzata dall’alternarsi di bisogni contrastanti (ambivalenza): da una parte l’esigenza di costruirsi un’identità autonoma e il desiderio del rischio; dall’altra il sentimento di dipendenza e la “paura dell’ignoto”.

5. L’invecchiamento

 

L’invecchiamento è un processo naturale del ciclo di crescita e di sviluppo. Ogni anziano è il risultato di un’integrazione fra il suo essere biologico, fisiologico, psicologico, sociale e culturale. La condizione di anziano presenta caratteristiche diverse nelle diverse società. Anche se oggi si tende a posticipare l’età del pensionamento, questo evento è uno dei più significativi della vita, a cui si può reagire in modo diverso, in base alla propria storia personale, all’influenza del proprio gruppo e alle aspettative sociali.

Nella nostra cultura il concetto di differenza tende ad assumere una connotazione negativa costante. Le differenze, in quanto non corrispondenti ai modelli dominanti in una società, vengono sempre penalizzate.

Colui che ha superato adeguatamente tutte le precedenti fasi dello sviluppo psicosociale accetta l’essere attraverso l’essere stato, e sa fronteggiare il non essere.

Secondo gli psicologi dell’arco di vita, si cresce fino alla morte; pertanto la vecchiaia non è un’età involutiva, ma può rappresentare la fase della vita in cui ci si concede, con tempo e spazi diversi rispetto ad altre epoche, di esplorare l’ambiente, di ricercare il nuovo e di proporsi in modo produttivo superando le consuete abitudini, di instaurare nuovi rapporti sociali, di coltivare interessi soprattutto intellettuali e di tenere attiva la mente.

La morte, che appare sempre più vicina, non deve far paura: non bisogna temere qualcosa che non è. Meglio pensare alla vita, perché noi abbiamo rapporti solo con la vita.

I momenti critici dell’ultima fase del ciclo di vita della famiglia sono costituiti dalla malattia, dal pensionamento e dalla morte. L’ultima fase sarà vissuta con serenità o con dolore a seconda del modo in cui sono state attraversate le fasi precedenti. Il pensionamento di uno o di entrambi i coniugi provoca un disequilibrio interno della coppia, perché richiede una rinegoziazione delle regole, una ridefinizione dei compiti e degli spazi individuali, un coinvolgimento in una prospettiva di realizzazione di sé attraverso gli altri, la propria partecipazione alla vita dei figli e dei nipoti.

I genitori della coppia devono accettare il distacco dei figli e soprattutto accettarsi nel nuovo ruolo di “genitori dei genitori”. Se i due partner non sono riusciti a definire correttamente la distanza rispetto alle famiglie di origine, i loro genitori, non essendo riusciti a mettersi in discussione come genitori di 1.a generazione, negheranno le capacità genitoriali dei loro figli, svalutandone le prestazioni, tendendo a sostituirsi a loro e a sopravalutare i propri interventi.

Qualora i genitori anziani dovessero accettare a fatica il ruolo di “nonni” preferiranno proporsi come genitori dei loro nipoti anziché dei loro figli.

In tal caso il bambino diventerà terreno di scontro tra i nonni e i genitori: attraverso di lui ridefiniranno le loro reciproche relazioni.

I coniugi devono accettare le perdite, i lutti, la perdita degli affetti, la mancata realizzazione dei desideri; adeguarsi alla riduzione dell’efficienza fisica e affrontare l’idea, sempre più vicina, della morte.  Essi devono evitare di dedicarsi esclusivamente ai nipotini, con le inevitabili incoerenze educative che ne derivano. I figli devono saper offrire sostegno ai genitori anziani ed assisterli nelle loro necessità, mantenendo la propria autonomia. Essi devono aiutarli a coltivare degli interessi, mantenere ed accrescere le loro relazioni sociali, realizzare qualcuno dei progetti accantonati negli anni precedenti.