La memoria

La memoria

 

Ogni esperienza della nostra vita, per arricchire le nostre conoscenze, deve essere conservata nella mente in modo ordinato e logico, per poter essere riutilizzata al momento opportuno.

La memoria è la capacità di conservare nel tempo le nostre percezioni ed esperienze, per poterle rievocare successivamente ed integrarle con le nuove esperienze, classificandola nel tempo e collegandola opportunamente con le esperienze nuove.

La memoria è strettamente collegata sia agli altri aspetti cognitivi della personalità (percezione, apprendimento, intelligenza, immaginazione), sia alle dimensioni emotive, affettive e sociali della personalità.

La memoria contribuisce significativamente alla costruzione dell’identità personale ed alla socializzazione.

 

 

Il metodo dei “loci”

 

Un’antica tecnica di facilitazione del ricordo (mnemotecnica) è costituita dal metodo dei luoghi (loci). Essa consiste nel rappresentarsi mentalmente una sequenza ordinata e sistematica di luoghi diversi. Memorizzando tale sequenza nell’ordine giusto, faremo riferimento a questi luoghi ogni qualvolta dobbiamo ricordare un di nomi, eventi e situazioni: saremo così in grado di  collocare nell’ordine giusto, uno per ciascun luogo, ogni nome, numero, fatto o altro oggetto da ricordare, riuscendo così a ricordarlo nella sequenza corretta.

Le ricerche di Ebbinghaus

 

Intorno alla metà dell’Ottocento, Ebbinghaus, compì moltissime ricerche di tipo sperimentale sulla memoria. Egli controllava attentamente poche variabili alla volta, escludendo dalla ricerca i principi-base dell'associazionismo (somiglianza, contiguità spazio-temporale, rapporto causale) e tutti gli altri fattori che sono predominanti a livello individuale, ma che riteneva poco significativi nel lungo termine: il ragionamento, la logica, la motivazione, l'affettività, l'emotività ecc. Per poter scoprire una legge generale della memoria, che desse modo di giungere ad una formula matematica relativa alla quantità di materiale che tendiamo a ricordare ed a quello che dimentichiamo, fece ricorso esclusivamente ad alcune serie di sillabe senza senso, prive fra loro di un qualsiasi nesso logico.

Scoprì, in linea generale, che dopo l’ascolto delle sillabe si ha subito un primo e rapido decadimento di gran parte del ricordo; la parte restante tende, invece, a permanere nel lungo termine, costituendo il vero e proprio apprendimento.

 

LETTURA: Ricordare sillabe senza senso

“ Ebbinghaus e quelli che gli succedettero scelsero, come il miglior materiale per lo studio delle associazioni, sillabe prive di senso…Sarebbe ingiusto voler negare che la psicologia ricevette un impulso fortissimo dal lavoro compiuto con questo metodo….

Alcuni psicologi hanno criticato il metodo di Ebbinghaus perché di fatto non studia associazioni instauratesi automaticamente...Il materiale privo di senso usato nelle ricerche classiche non può darci tutta la verità riguardo alle associazioni… Sostantivi significativi formano associazioni molto più prontamente di quanto non faccia un materiale privo di senso…Dove l’organizzazione è naturalmente forte, l’associazione ha luogo in modo spontaneo. In assenza di organizzazione specifica, non possiamo attenderci nessuna associazione finché il soggetto non instauri di proposito qualche organizzazione particolare”.

(Da KOHLER W. – La psicologia della Gestalt, Feltrinelli Milano 1971, pp. 171-175).   

 

Altri studi

 

Gli psicologi della Gestalt compirono numerose ricerche sperimentali sulla memoria e sostennero che essa è fondamentalmente la ricostruzione di precedenti esperienze, associate fra loro e collegate in modo opportuno.

 

I comportamentisti, ricorrendo anch'essi al metodo sperimentale, studiarono il fenomeno in relazione all'apprendimento e scoprirono che la memoria dipende dalla frequenza delle associazioni, ossia dal numero di ripetizioni necessarie per ricordare.  

 

Freud, convinto che la psiche non si riduca affatto alla sola coscienza, allargò le sue ricerche al mondo dell'inconscio, facendo ricorso al metodo clinico e all'interpretazione di lapsus, sogni e dimenticanze. Egli asserì che, nonostante molti di noi siano convinti di non ricordare alcuni eventi, soprattutto se di natura traumatica e dolorosa, per evitare di provare angoscia,essi rimangano attivi nell'inconscio, dove un meccanismo di rimozione e censura impedisce loro di riaffiorare a livello cosciente.

In alcuni casi, quando la carica di angoscia che ne deriva si attenua, essi possono ritornare spontaneamente alla coscienza. Per tutti gli altri casi occorre un'azione di scavo e soltanto lo psicoanalista può accedere al materiale rimosso.

 

I Cognitivisti analizzarono alcuni fattori che influenzano costantemente la nostra vita: il significato degli eventi, l’intelligenza e il linguaggio. Poiché nella vita quotidiana è raro dover memorizzare materiale senza senso, considerarono inutili gli esperimenti di Ebbinghaus, perché non permettono di istudiare le reali caratteristiche della memoria.

 

Rispetto ai primi cognitivisti, i quali avevano privilegiato i fattori cognitivi, i neocognitivisti hanno privilegiato l'approccio ecologico (l'ambiente naturale, affettivo e sociale) e sostengono che la memoria non è altro che il frutto di una costruzione sociale interattiva e che fattori emotivi ed affettivi contribuiscono a far emergere un episodio rispetto agli altri; analogamente, la loro carenza è fondamentale nel costituirsi della dimenticanza.

 

Secondo Vygotskij e altri studiosi sovietici, i processi della memoria sono largamente influenzati dalle condizioni storico-culturali in cui un evento viene appreso e memorizzato. 

Gli etologi hanno effettuato ricerche su soggetti di diverse fasce d’età, dimostrando che le conoscenze generalmente si accrescono con l’età, ma le esperienze traumatiche vengono dimenticate a causa dei problemi affettivi che suscitano; le esperienze che aumentano l’autostima vengono rafforzate.

TIPI DI MEMORIA

 

La memorizzazione richiede un'acquisizione immediata di informazioni, dipendendo notevolmente dall'orogine sensoriale di esse: le informazioni ambientali recepite mediante l’organo visivo costituiscono la memoria visiva, mentre l'insieme delle informazioni uditive (parole, suoni e rumori, musiche e voci) costituiscono la memoria uditiva. Per la maggior parte delle persone, è più agevole memorizzare immagini di scene ed oggetti anziché  parole o suoni. La memorizzazione visiva, in molti casi, risulta più immediata ed efficace rispetto a quella uditiva, perchè ciò che vediamo ha il carattere della concretezza, mentre ciò che ascoltiamo (linguaggio, numeri e musiche) è costituito da simboli (lettere, cifre, note musicali), ossia materiale astratto, che deve essere elaborato per poter lasciare una traccia.

 

Memoria immediata e differita

Distinguiamo la memoria immediata, che conserva subito la traccia dell'esperienza vissuta, da quella differita, che consiste nel ritenere una nozione per un periodo di tempo più lungo.

La memoria a breve termine (MBT) immagazzina le informazioni più importanti entro un breve intervallo di tempo. Il magazzino MBT serve a conservare, per un brevissimo tempo, il materiale già elaborato parzialmente dalla memoria percettiva (ad es. il ricordo della targa di una macchina non appena ci sfreccia davanti è vivido per pochi secondi, poi svanisce).

Il tempo medio di immagazzinamento può presentare grandi variazioni individuali. Le mnemotecniche facilitano molto questo processo.

 

La memoria di lavoro

All’interno della MBT è contenuto il sistema della memoria di lavoro, costituita dall'elaborazione delle immagini (sistema di tipo A), di suoni (sistema di tipo B) e dal loro controllo (sistema di tipo C).

Grazie a questa doppio controllo è possibile far corrispondere, per breve tempo, a ogni immagine il suono corrispondente.

A differenza degli psicoanalisti, che fanno risalire l'origine dei lapsus, gli errori e le sviste a materiale inconscio che riaffiora, i neocognitivisti attribuiscono il fenomeno alla confusione indotta da suoni e parole simili producono confusioni; inoltre essi sostengono che il sottosistema a lavora meglio su una sola immagine alla volta; il sistema B recepisce meglio molte parole brevi che poche parole lunghe. Infine il sottosistema C elabora più efficacemente una sola coppia di immagine fa corrispondere più efficacemente una sola immagine (A) con una sola parola o numero (B) anziché numerose informazioni visive e uditive contemporaneamente.

 

Memoria a lungo termine

La memoria a lungo termine (MLT) è in grado di conservare il materiale molto a lungo o a tempo indeterminato.

Possiamo verificare con molta semplicità l’esistenza di due diversi «magazzini» di memoria. Proviamo a chiedere a una persona di leggere un elenco di parole e di ripetere subito dopo tutte quelle che ricorda: nella maggior parte dei casi, egli ricorderà con maggior accuratezza le prime parole dell’elenco e  quelle finali, ma dimenticherà quelle centrali. Ciò dimostra che soltanto le prime e le ultime parole dell’elenco vengono immagazzinate nella MLT, mentre le parole centrali non hanno possono essere trasferite dalla MBT alla MLT.

 

Inibizione proattiva e retroattiva

 

Gli studiosi attribuiscono questo fenomeno, che chiamano inibizione (ossia riduzione della reazione agli stimoli) a due diversi processi: l’inibizione proattiva (o progressiva) è costituita dall’interferenza dell'apprendimento precedente su quello successivo, perché occorre uno sforzo per ricordare i primi stimoli, per cui quelli successivi vengono memorizzati meno) e l’inibizione retroattiva (o regressiva), consistente nell'interferenza degli stimoli successivi rispetto ai precedenti, per cui logni nuova memorizzazione indebolisce quella precedente.

Adesso possiamo spiegarci come mai, se abbiamo imparato a memoria una poesia lunga o il testo di una canzone, tendiamo a ricordare più facilmente le prime e le ultime strofe.

 

La trasformazione dei ricordi immediati

Bartlett ha dimostrato, attraverso numerosi esperimenti, il processo di trasformazione dei ricordi immediati.

Per studiare le distorsioni che si verificano quando dobbiamo ricordare una storia complessa egli, sulla falsariga di un noto gioco infantile, raccontava un storia ad uno studente; successivamente egli doveva raccontarla ad un altro studente, questi ad un altro e così via; il settimo studente, infine, doveva raccontarla a tutto il gruppo. Questo fenomeno di tipo sociale si verifica anche nel comune pettegolezzo.

Il processo di trasformazione consiste in

a) una riduzione: i particolari che appaiono poco rilevanti vengono eliminati; viceversa, elementi estranei possono essere ritenuti familiari;

b) un'accentuazione: alcuni dettagli scompaiono per lasciare maggio spazio all’idea dominante, attorno alla quale vengono disposti gli altri elementi, in modo da rendere coerente il racconto;

 

c) un'assimilazione tematica: i diversi particolari di un evento o una storia vengono tutti modificati seguendno un criterio logico.

 

Il caso sperimentale:L’effetto Zeigarnik

Lewin e Zeigarnik assegnavano al soggetto una successione di compiti semplici: per esempio, copiare alcune righe da un libro, eseguire un motivo ornamentale seguendo uno schema; risolvere un semplice problema matematico; elencare i nomi di dodici città aventi come iniziale la lettera L, etc. In alcuni casi gli sperimentatori lasciavano che il soggetto terminasse il suo lavoro, in altri lo interrompeva prima che il lavoro fosse stato ultimato. Dopo una serie di compiti, di cui solo una metà era stata completata, essi chiedevano al soggetto di ricordare i compiti assegnatigli. I compiti ricordati per primi appartengono alla metà della serie interrotta; i compiti completati erano ricordati meno. Gli esperimenti furono ripetuti con gruppi sperimentali e gruppi di controllo. La superiorità del ricordo di compiti interrotti restò sulla media del 90%.

Gli studiosi hanno attribuito tale fenomeno, chiamato effetto Zeigarnik, allo stato di tensione che si avverte quando si deve eseguire un lavoro, tensione che tende a persistere finché la soluzione non è compiuta. Se si interrompe il lavoro prima del compimento, il ricordo della situazione è carico di tensione, che lo fa persistere, anche dopo l’interruzione

(Liberamente tratto da KOHLER W. – La psicologia della Gestalt, Feltrinelli Milano 1971, pp. 195-196).

 

La psicologia della testimonianza studia la validità delle testimonianze di persone che hanno assistito ad alcuni fatti e ne danno successivamente un resoconto, che non si riduce semplicemente al ricordo della situazione vissuta, ma viene integrato o modificato dalle credenze personali del testimone, da stereotipi e pregiudizi.

Freud aveva ritenuto che i ricordi infantili spesso si riferiscano non ad avvenimenti reali, bensì a processi inconsci rimossi. Lo psicoanalista Musatti, nell’opera Elementi di psicologia della testimonianza (1931), scriveva: “I nostri desideri, le nostre aspirazioni agiscono, senza che ce ne rendiamo conto, sul nostro modo di considerare la realtà”.

 

Il caso sperimentale: Il tedesco dagli occhi azzurri

E.R. Hilgard effettuò un semplice esperimento sulle distorsioni dei ricordi nella memoria immediata.

Durante una lezione universitaria un uomo biondo con gli occhi neri, che dichiarò di essere un operaio, entrò all'improvviso e si mise a discutere con lui, esprimendosi con un accento tedesco.

Quando l'uomo (in realtà un collaboratore dello psicologo) uscì, egli chiese agli studenti di descrivere le caratteristiche esteriori dell’operaio. Molti studenti, tratti in inganno dall'accento tedesco, lo descrissero come un tedesco dagli occhi azzurri.

 

 

Memoria episodica e memoria semantica

 

La memoria a lungo termine è organizzata in due  sottosistemi:  

1. la memoria episodica, che comprende i ricordi autobiografici, le esperienze personali e gli eventi della storia personale, che sono ordinati nello spazio e nel tempo, ma poco organizzati;

2. la memoria semantica, che comprende gli elementi dell'ambiente fisico e sociale, che vengono definiti in modo socialmente condiviso e strutturati in modo logico.

 

Memoria comprensiva e ritentiva

 

La memoria comprensiva consiste nell’incorporare le nuove informazioni in modo logico e consapevole alle esperienze precedenti, favorendone la rievocazione successiva.

La memoria ritentiva associa associa in modo meccanico apprendimenti vecchi e nuovi, per cui va incontro ad un rapido oblio.

 

L’apprendimento scolastico rischia troppo frequentemente di ridursi ad un assorbimento meccanico di nuove informazioni (nozionismo). Nei casi in cui viene richiesto di memorizzare alcune serie di numeri o di elementi apparentemente non collegati fra loro, può risultare molto utile ricercare qualche tecnica che ne faciliti il ricordo. Le serie numeriche (ad esempio numeri telefonici o targhe automobilistiche) saranno ricordate più facilmente dividendo le cifre in coppie (ad esempio il numero 396247 potrebbe essere suddiviso in coppie 39-62-47, più semplici da ricordare rispetto all’intero), oppure cercando un legame logico fra le cifre o gruppi di cifre (il numero 132639 è costituito da tre coppie 13-26-39 di cui le ultime due sono multipli della prima).

  

LETTURA: Strategie di memoria

Lo psicologo Ericsson ci descrive il caso di un appassionato corridore, il quale, per memorizzare lunghe sequenze numeriche, le suddivideva in unità più brevi in base a una suddivisione temporale; in questo modo  riusciva  a ricordarle senza errori.

La sequenza 3492 veniva suddivisa in 3 minuti 49 secondi 2 decimi. Per memorizzare la sequenza 893 42305, poteva immaginare un vecchietto di 89 anni e 3 mesi che compiva un percorso di 4 chilometri in soli 2 minuti 30 secondi e 5 decimi.

(Tratto da CORNOLDI C., DE BENI R. – Memorie forti in Menti fragili, in Psicologia Contemporanea, 153, mag.giu. 1999, pp. 42 – 48).

 

Il metodo PQ4R

Le strategie più efficaci sono quelle flessibili, in grado di essere adattate alla complessità del materiale da memorizzare; è opportuno saper usare strategie multiple, combinate fra loro, come ad esempio il metodo di studio PQ4R (nome costituito dalle iniziali delle operazioni richieste):

1)prelettura o scorsa preliminare (preview): consiste in una lettura veloce di un brano, al fine di determinare i principali argomenti trattati, le sezioni di cui è composto ed esaminare eventuali disegni e figure. Essa deve aiutare ad organizzare il testo, attivando le conoscenze già possedute, che costituiscono la struttura entro la quale andrà inserito il contenuto del testo;

2)quesito (questions): porsi delle domande relative ai principali argomenti e alle sezioni del testo. La capacità di formulare delle domande e il tentativo di rispondere guidano l’attenzione e inducono ad un’elaborazione più profonda del materiale;

3)rilettura (read): leggere attentamente ogni sezione rispondendo alle domande formulate precedentemente;

4)riflessione (reflect): riflettere su ciò che si sta leggendo, capirne il significato, sforzarsi di fornire degli esempi e collegare il tutto con le conoscenze possedute;

5)ripetizione orale (recite): ripetere con parole proprie ciò che si è letto, sforzandosi di non guardare il testo;

6)riassunto (review): realizzare un quadro mentale di tutto il brano, con i suoi punti salienti, ricordare i concetti principali e ripassarli.

L’oblio

L’oblio è una riduzione progressiva del ricordo (ritenzione) che inizialmente è piuttosto veloce e successivamente ha un andamento rallentato. Esso varia in funzione del tempo trascorso, del numero di ripetizioni e delle motivazioni ad apprendere.

 

APPROFONDIMENTO

Leggiamo alcune celebri definizioni dell’oblio.

“Diamo tempo alla memoria di compiere il suo primo e più impellente ufficio: dimenticare” (Eugenio Montale).

“Guai a noi se ricordassimo tutto quello che è penetrato nella nostra memoria: saremmo più confusi che se ci dimenticassimo di tutto” (W. JAMES).

“Nel senso di anestetizzare la propria ragione, è l’obiettivo … di ristabilire l’unità interiore” (E. FROMM).

“L’uomo dimentica. Si dice che ciò è opera del tempo: ma troppe cose buone e troppo ardue opere si sogliono attribuire al tempo, e cioè a un essere che non esiste. No: quella dimenticanza non è opera del tempo; è opera nostra, che vogliamo dimenticare e dimentichiamo” (B. CROCE).

 

L'oblio è strettamente legato ai meccanismi della memoria. Nella memoria a lungo termine entra soltanto una piccola parte delle nostre esperienze. Se dovessimo tenere a mente tutti i numeri telefonici, tutte le targhe automobilistiche, le parole delle canzoni, la massa di nozioni scolastiche, i pettegolezzi dei vicini di casa, avremmo sempre la mente affollata da ricordi inutili e ci sarebbe difficile immagazzinare informazioni nuove. La dimenticanza di questo mteriale ha una sua funzione fondamentale nel nostro equilibrio mentale. Il nostro cervello compie una continua attività di selezione delle esperienze e solo quelle più importanti sono immagazzinate nella memoria. 

Cause dell’oblio

L’oblio è determinato sia dal tempo trascorso dopo l’apprendimento, sia dall’interferenza delle esperienze successive con la precedente.

L’interferenza può essere determinata dalla somiglianza della nuova esperienza con altre a cui somiglia (assimilazione). Tele processo consiste in un'acutizzazione se vengono ritenute soltanto le caratteristiche che diversificano la nuova esperienza da altre simili, oppure livellamento quando le differenze vengono ridotte.

 

Le dimenticanze

Le dimenticanze di impegni, progetti e propositi, per Freud, si fondano su dispiaceri.

Freud aveva promesso ad una persona di acquistare per suo conto una cassetta di ferro, perché conosceva un negozio che ne era fornito. Al momento di mantenere l’impegno, egli non riuscì a ricordare l’indirizzo o il nome del negozio. Dovette così ricorrere ad una guida di indirizzi di negozianti di cassette. Subito dopo egli comprese il motivo della dimenticanza: egli in precedenza era solito passare spesso davanti al negozio quando si recava a far visita a una famiglia residente in una casa situata proprio di fronte al negozio. Negli ultimi tempi all’iniziale amicizia, con grande dispiacere dello psicoanalista, era subentrato un completo estraneamento, per cui i rapporti si erano deteriorati. Dimenticando il nome del negozio Freud evitava un dispiacere: ciò era all’origine della dimenticanza.

 

Gli smarrimenti

Gli smarrimenti consistono nella dimenticanza del luogo in cui è stato posto un oggetto. Hanno anch’essi una spiegazione inconscia, in quanto hanno la funzione di preservare in qualche modo il soggetto da un dispiacere. Freud parla di un’abilità inconscia nel riuscire a nascondere alla vista un oggetto così bene da renderlo introvabile, a cui corrisponde una strabiliante sicurezza nel ritrovamento, una volta scoperta la ragione della dimenticanza.

Una ragazza che stava confezionandosi un abito aveva rovinato la stoffa nel tagliarla. Chiese alla sarta di aiutarla a rimediare all’errore. Quando arrivò la sarta, la ragazza non riuscì in alcun modo a trovare il pezzo di stoffa. Si chiese più volte il motivo della dimenticanza senza comprenderlo; poi si rese conto di essersi vergognata della sua inabilità. Non appena intuì le sue ragioni profonde della sua dimenticanza, si diresse a colpo sicuro verso l’armadio, dove aveva nascosto la stoffa. 

Il Cognitivismo

Gli psicologi neocognittivisti sostengono che, quando la memoria viene riattivata, molti ricordi decadono e vengono perduti del tutto e non potranno più essere riattivate. Alcuni ricordi, invece, vengono riattivati e mantenuti in modo duraturo. Quando alcune esperienze vengono vissute contemporaneamente dai bambini e dai suoi familiari, esse vengono rievocate dalle loro narrazioni e raccontate per le loro connotazioni affettive. In questo modo esse passano alla memoria a lungo termine; altre esperienze, pur rilevanti per il bambino, ma insignificanti per gli altri, non avranno modo di essere riprese e decadranno fatalmente. Come vediamo, anche i neocognitivisti ammettono l'influenza dellle relazioni familiari a determinare i meccanismi della memoria e dell'oblio, ma spiegano gli stessi fenomeni senza far ricorso all'inconscio.

Per quanto riguarda l’amnesia infantile, i cognitivisti sostengono che non è il carattere piacevole o spiacevole ma l’intensità dell’emozione che conserva il ricordo di un’esperienza. E' vero che si ricordano più frequentemente i ricordi legati a esperienze piacevoli, ma possiamo ricordare anche gli eventi dolorosi, perché il loro ricordo è legato a una fase della nostra vita che abbiamo vissuto con intensità; inoltre i bambini rinforzano i meccanismi di memorizzazione raccontando agli altri le loro esperienze negative per riceverne gratificazione e attenzione.

 

PER SAPERNE DI PIU’ LEGGI ANCHE:

BADDELEY A., La memoria. Come funziona e come usarla , Laterza, Bari, 1984.

CORNOLDI C., Apprendimento e memoria nell’uomo, Utet, Torino, 1986.

CORNOLDI C., Memoria e immaginazione, Patron, Bologna, 1976.

Caramelli N. (a cura di), La psicologia cognitivista, Il Mulino, Bologna, 1983.

Freud S., “La rimozione”, in MetapsicologiaOpere, vol. VIII, Boringhieri, Torino, 1976.

RONCATO S., Apprendimento e memoria, Il Mulino, Bologna, 1982.