IL CONFORMISMO
Il conformismo, che è alla base del processo di socializzazione, consiste nell’accettare comportamenti ed opinioni del gruppo, da integrandoli con le proprie credenze e gli atteggiamenti preesistenti.
Fin dai primi mesi di vita l’individuo forma la sua personalità grazie all’imitazione sociale, mediante la quale assume il comportamento degli altri come modello di riferimento e ponendosi egli stesso come modello per gli altri, che lo imiteranno a loro volta, in una sorta di contagio sociale. Il fenomeno più diffuso di imitazione è costituito dalla moda, largamente diffusa grazie alla pubblicità. Nell’interazione con la società siamo sottoposti a pressioni che ci spingono a conformarci a norme e valori, comportamenti e modelli ritenuti socialmente validi e ad interiorizzare gli atteggiamenti dominanti nella società. Il conformismo ci spinge ad adeguarci alle norme del gruppo e ad integrarle coerentemente con gli atteggiamenti preesistenti.
Apparentemente l’uomo è libero di sottrarsi alle pressioni sociali e di accettare o rifiutare le norme. In realtà ognuno, inconsapevolmente, si conforma agli altri per sentirsi accettato e per non subire l’esclusione dal gruppo. Vi sono delle differenze individuali, dipendenti dalla struttura della personalità, dalla sicurezza personale, dalla storia individuale, dalle esperienze di successo o insuccesso e dai vantaggi tratti dall’imitazione sociale, dalla capacità di tollerare l’incertezza Il conformismo diventa così un meccanismo di difesa dalla tensione derivante dal percepirsi “diversi” dagli altri.
Fenomeni di conformismo di grande interesse psicosociale sono: il consumismo, la moda, la pubblicità, il turismo di massa, il comportamento elettorale.
Numerosi fattori influiscono sul cedimento alle pressioni sociali:
1)l’ambiguità: coloro che non riescono a tollerare l’incertezza tenderanno a conformarsi identificandosi col gruppo anziché affrontare da soli il disagio. Il conformismo diventa così un meccanismo di difesa dalla tensione che deriva dal sentirsi “diversi” dagli altri; quanto più ambiguo è il compito, tanto maggiore è il cedimento.
2)l’unanimità delle posizioni opposte: è difficile trascurare ciò che viene espresso da una maggioranza che, a volte, si percepisce come minacciosa.
Le ricerche hanno dimostrato che non è la fiducia negli altri a determinare il conformismo, ma soprattutto la paura della disapprovazione. Le persone che non si conformano dimostrano di sapersi esporre all’eventuale disapprovazione altrui, di avere fiducia in sé e capacità critica.
LA RICERCA SPERIMENTALE
Lo psicologo sociale Solomon Asch effettuò un esperimento in cui proponeva una semplice situazione, per verificare in quale misura gli individui tendono a lasciarsi influenzare dalle opinioni e dai giudizi altrui.
Nel suo famoso esperimento, Solomon Asch chiedeva ad alcuni volontari di effettuare un confronto di lunghezza fra bastoncini. In una delle situazione-stimolo veniva chiesto al soggetto di indicare quale, fra i bastoncini A, B e C, fosse uguale ad X.
Dei sette soggetti sei erano stati istruiti a fornire una risposta errata. Il penultimo soggetto era convinto di trovarsi fra persone disinteressate come lui. Tutte le situazioni-stimolo erano prive di ambiguità e non richiedevano il possesso di particolari capacità cognitive e percettive; eppure una percentuale significativa di persone fornì la risposta errata, dopo aver sentito gli altri prima di lui fornire anch’essi un’indicazione chiaramente inesatta.
Le persone che mantennero la loro opinione nonostante le pressioni marcate del gruppo ammisero di aver provato un profondo disagio nel doversi opporre alla maggioranza.
Grazie ai suoi esperimenti Asch dimostrò che nessun individuo riesce facilmente a trascurare l’opinione della maggioranza: la paura della disapprovazione può incrinare la fiducia in sé e spingere al conformismo.
Nella situazione non c'è assolutamente alcuna ambiguità sia per l'interpretazione che per la risposta corretta, e tuttavia abbiamo delle pressioni sociali verso un conformismo che spingono il comportamento in direzione esattamente opposta ad ogni evidenza.
Prendiamo in esame la seguente situazione: una persona (Chris) si trova in un laboratorio per partecipare ad una semplice ricerca percettiva riguardante la capacità di discriminare tra linee di lunghezza diversa. Quando arriva, ci sono già altri 5 soggetti che stanno aspettando e, pertanto, Chris si accomoda sulla sesta sedia, in prossimità della fine del tavolo. Lo sperimentatore entra nella stanza indossando un camice bianco, portando un blocco per gli appunti ed altri materiali. Spiega di aver chiesto la collaborazione dei sei soggetti presenti per condurre una ricerca su come vengono giudicati gli stimoli visivi: è in particolare interessato a conoscere la capacità di discriminazione tra linee di diversa lunghezza. Dal momento che deve sottoporre alla prova un campione molto vasto di soggetti, l'esperimento viene condotto in gruppi di sei soggetti per volta allo scopo di procedere più rapidamente.
Il compito è davvero molto semplice: in ogni prova vengono presentate al soggetto la linea-test (indicata con la A) e tre linee di confronto (figura B). I soggetti devono indicare quali tra le linee di confronto è più simile in lunghezza alla linea-test. Ogni soggetto deve rispondere a turno e, pertanto, Chris risponderà per sesto, dal momento che quello è il suo posto. Di volta in volta che i soggetti rispondono, lo sperimentatore prende nota di ogni loro giudizio, a turno, e procede poi alla prova successiva.
Man mano che procede l'esperimento, Chris trova che le discriminazioni sono abbastanza semplici e che le sue risposte di solito concordano abbastanza con le risposte degli altri. Ma, a un certo punto, le cose cambiano. Viene presentata una scelta abbastanza semplice. Mentre Chris aspetta il suo turno per rispondere, si accorge che tutti gli altri soggetti hanno scelto una risposta diversa dalla sua. Come potrebbe comportarsi Chris?
Naturalmente l'esperimento è truccato. Gli altri cinque soggetti sono dei collaboratori dello sperimentatore e sono stati precedentemente avvertiti di come dovevano rispondere. Lo sperimentatore non è affatto interessato ai problemi della percezione, ma, piuttosto, sta studiando quanto i soggetti si conformino all'opinione della maggioranza anche quando devono andar contro l'evidenza dei loro stessi sensi.
Circa i 3/4 dei soggetti, almeno in alcune prove si conformeranno all'opinione degli altri e sceglieranno la risposta sbagliata, mentre 1/3 circa si conformerà in tutte le prove. La tendenza alla conformità aumenta con il numero di soggetti collaboratori. Questo effetto può essere controbilanciato se uno dei collaboratori non concorda con l'opinione della maggioranza e dichiara la risposta effettivamente corretta.
Interviene dunque un atteggiamento conformista, ma ad un notevole prezzo emotivo. Quando i soggetti rispondono in contraddizione con i propri giudizi percettivi, essi devono affrontare notevoli conflitti psicologici: riferiscono di sentirsi ansiosi, di sentirsi "lontani" dagli altri soggetti e spesso mostrano un innalzamento dello stato emotivo, come sudore, tremore o aumento della pressione sanguigna e accelerazione cardiaca.
Ogni grossa discrepanza tra le convinzioni personali e le azioni degli altri costituisce una situazione molto difficile. Individui diversi possono inventare spiegazioni diverse per queste discrepanze, ma il risultato si fonda di solito pesantemente sulle azioni o non-azioni degli altri. La conformità a forti pressioni sociali a volte può essere traumatica e difficoltosa: può avere un enorme costo psicologico con conflitti emotivi.
Anticonformismo e indipendenza di giudizio
L’anticonformismo consiste nel rifiuto di accettare le norme sociali, di conformare ad esse il proprio comportamento e nel contestare la scala di valori dominante nella società. Secondo gli studiosi l’anticonformista è profondamente influenzato dai propri gruppi di appartenenza, ma li considera dei modelli negativi di riferimento e tende a comportarsi in maniera opposta rispetto alle aspettative sociali.
Ben diversa è l’indipendenza di giudizio, ossia la posizione di colui che sa esaminare la validità dei suoi giudizi: li mantiene, nonostante le pressioni opposte, quando li ritiene validi e non esita a modificarli, accettando quelli altrui, quando si dimostrano inefficaci.