Le concezioni artistiche nella storia del pensiero
La funzione dell’arte non è quella di dare risposte, è se mai, di porre domande, di rinviare ulteriormente gli interrogativi posti sulla realtà (ROSSI SALA).
L’arte è sempre espressione di una cultura e di una civiltà. Il significato che si attribuisce all’arte varia notevolmente da una cultura all’altra nelle diverse epoche storiche, dai graffiti preistorici alla cultura contemporanea.
PITAGORA attribuiva all’arte un carattere etico-morale-religioso, con funzione di catarsi etica, rivolta alla purificazione dell’anima.
Per PLATONE l’arte ha un carattere etico-morale-educativo. Egli condannò la poesia e sostenne che i giovani non devono assistere a spettacoli teatrali, che si indirizzano alla parte meno razionale dell’anima (le passioni). Esse provocano turbamento e inquietudine. Per Platone il Bello ci permette di conseguire il Bene. L’arte ha diritto di esistere solo in funzione dell’educazione dei giovani.
Secondo PLATONE l’arte non dovrà essere insegnata perché è corruttrice: poiché essa è un’imitazione della natura, ossia una copia del mondo delle idee, essa è una copia della copia e può solo distogliere l’animo dalla contemplazione della verità, mostrando vero ciò che è fallace e illusorio.
Secondo gli Stoici la felicità si raggiunge
I pensatori rinascimentali continuano a concepire l’uomo come l’artefice della propria fortuna mediante la virtù, ma lo considerano dominato dalla natura: essi cominciano ad avvertire i limiti della natura umana e sono consapevoli dei condizionamenti che le forze di tipo naturale e soprannaturale (fattori sociali, politici e religiosi, ma anche il caso, l’avversa fortuna e perfino la magia) esercitano sulla libertà dell’uomo.
Secondo ROUSSEAU l'uomo che viveva allo stato di natura era buono; l'uomo che vive in società è egoista, vanitoso, vuole dominare sugli altri.
La vita sociale non ha migliorato gli uomini: la scienza, le arti, i progresso, l'incivilimento hanno diviso gli uomini in ricchi e poveri, forti e deboli, padroni e schiavi; hanno fatto dimenticare agli uomini la loro vera natura e sono la causa della disuguaglianza civile, da cui nascono tutti i mali.
L’Illuminismo sottopose l’arte ad analisi razionale; sottopose a revisione critica le espressioni artistiche del passato; considerò l’arte come espressione della razionalità umana, della sensibilità, del gusto, dell’immaginazione e del sentimento.
Giambattista Vico concepisce l’arte come espressione del sentimento, fondata sulle passioni: essa rappresenta la fanciullezza dell’umanità e precede l’espressione della razionalità e della scienza.
Secondo Vico nell’età della fantasia nacquero il linguaggio (espressione spontanea e naturale dell’uomo e della sua esigenza di comunicare), la poesia (manifestazione iniziale dell’uomo che avverte con animo perturbato e commosso); il mito e le favole, che costituiscono la sapienza poetica (Omero). In questa età si costruiscono le basi di una società non più fondata sulla forza fisica e sulla violenza, ma su una comunanza di interessi sociali (i feudi). I contrasti fra gli individui vengono controllati dal diritto, che non intende distruggere le passioni, ma trasformarle in virtù eroiche. Questo diritto primitivo viene imposto con l’autorità (repubbliche aristocratiche).
Kant considera l’estetica come un ponte tra sensi e intelletto, fra natura e libertà. Per Kant Il bello è ciò che piace universalmente, ciò che è condiviso da tutti, in quanto si fonda sul giudizio di gusto, che non si basa su concetti, ma su quella facoltà di giudizio, comune a ogni uomo: è la mente umana che fonda il giudizio di gusto; pertanto esso è universale. L’autonomia estetica garantisce l’universalità e la libertà del giudizio di gusto. Contro gli empiristi e i sensisti, che riducevano il bello ai sensi, Kant difende il carattere specifico e spirituale dell’esperienza estetica. Contro i razionalisti, che consideravano la bellezza come una conoscenza “confusa” degli oggetti, sostiene che l’esperienza estetica è fondata sulla spontaneità e non sulla conoscenza. Il gusto è il criterio su cui si basa il giudizio estetico, ossia la facoltà di giudicare il bello. Il bello non è una proprietà delle cose, ma il frutto di un incontro del nostro spirito con esse. La forma dell’oggetto bello consiste in un’armonia interiore del soggetto, che è proiettata sull’oggetto. Se le belle forme sono in natura, la bellezza è nell’uomo, nella sua mente. Se la bellezza risiedesse nelle cose, non sarebbe universale e neppure libera, perché verrebbe imposta a noi dalla natura. Il giudizio di gusto, oltre a essere universale, deve essere libero. Il piacere estetico è puro e scaturisce dalla contemplazione della “forma” di un oggetto. La bellezza basata sull’attrattiva fisica, che mette in moto i sensi più che lo spirito, perde la sua purezza e diventa particolare e individuale. Il piacevole si basa su un sentimento particolare ed è legato ad uno scopo; il bello come piacere estetico è puro, non è soggetto ad alcun condizionamento. Il piacevole si basa su un sentimento particolare, è legato ad uno scopo. Il bello si basa su un sentimento universale: non ha scopi conoscitivi o pratici.
Il genio è la capacità di creare la bellezza. Esso è originale e creativo, è inimitabile: per produrre la bellezza occorre il genio. L’arte bella è spontanea come la bellezza della natura, non è un’imitazione della natura o un’interpretazione della realtà: non proviene né dalla fantasia né dall’intelletto. Il sentimento nell’opera d’arte esprime l’universale nel particolare, l’intelligibile nel sensibile, il noumeno nel fenomeno e fa sorgere il piacere estetico, che appaga tutto l’uomo, creando un accordo fra immaginazione ed intelletto. Fondando il giudizio di gusto e la sua universalità sulla mente umana, Kant perviene ad una rivoluzione copernicana estetica: il bello non è una proprietà delle cose, ma è vissuta interiormente dal soggetto, che la proietta sull’oggetto.
Il Romanticismo compie una rivoluzione totale del modo di concepire e di sentire: si riscoprono i valori spirituali, metafisici e tradizionali, ma anche irrazionali della realtà; l’arte esprime un ritrovato senso dell’infinito e della coscienza individuale. Il Romanticismo, più che filosofia, vuole essere un programma di vita: rifiuta il classicismo e rivaluta la fase sentimentale dell’arte e della civiltà. L’opera d’arte è il simbolo dell’infinito. Schlegel definisce la poesia romantica: universale, progressiva, ironica e trascendentale (consapevole dei suoi limiti). Il Romanticismo mostra interesse per il fiabesco, per il mondo del sogno e dell’inconscio. Novalis scrive che, quando l’uomo giunge a sollevare il velo che copre la divinità, non trova altri che se stesso. Le nuove scoperte scientifiche, come l’elettricità animale e il magnetismo, spingono a concepire l’universo come un’unità organica animata, come un grandioso processo dinamico e finalistico (panteismo). I romantici considerano il mito come una forma originaria ricchissima di conoscenza estetica, morale, conoscitiva e religiosa; riscoprono la poesia primitiva.
Per il Romanticismo la filosofia nasce dall’arte e ritorna ad essa. L’arte si fonda sul sentimento ed esprime la vita, la religione e la storia. Il poeta-vate è un esploratore dell’invisibile, che riesce a raggiungere l’Infinito. Al poeta è attribuita una libertà sconfinata, all’artista una spontaneità assoluta. La musica è la regina delle arti, perché ha come tema l’Infinito stesso.
L’arte è uno strumento di conoscenza, ma anche un modo di superare la dolorosità del mondo e di evadere dai limiti del finito.
Gli Idealisti tedeschi esaltano la creatività dello Spirito ed affermano l’identità tra razionale e reale.
Secondo Schelling nell’attività estetica risultano riuniti e armonizzati: 1)l’inconscio della natura mediante la spontaneità dell’ispirazione; 2)il conscio dello spirito mediante l’elaborazione cosciente e la realizzazione dell’opera artistica.
L’artista risulta spinto da una forza spontanea e inconsapevole (ispirazione) che realizza consapevolmente (esecuzione). Il genio, portavoce dell’Assoluto, esprime l’Infinito in forme finite. L’arte presenta le cose come sono in se stesse, come si presentano nell’Assoluto: rappresentano le idee, le immagini delle cose.
L’arte è una creazione umana simile a quella dell’Assoluto. Nell’arte Natura e Spirito coincidono perfettamente; pertanto solo l’arte realizza l’unità dell’Assoluto. L’attività artistica ha un valore superiore alle altre attività della vita cosciente. Mentre la natura procede dall’inconscio alla coscienza, l’artista parte dalla coscienza per giungere all’inconscio ed esprime l’infinito, ossia qualcosa che non comprende completamente. Colui che contempla l’opera d’arte non sa distinguere se essa esprime l’infinito o se l’infinito si esprime in essa (identità di Io e non-io).
L’arte è creazione umana, che unifica natura e spirito, conscio e inconscio, spontaneità ed elaborazione, ispirazione e realizzazione, infinito e finito.
L’arte è l’organo della filosofia e solo l’artista è il vero filosofo.
Per Hegel l’arte consente la conciliazione degli opposti: essa è l’attività armonizzatrice che cerca di conciliare materia e spirito.
L’arte è la rivelazione sensibile o soggettiva dell’Assoluto, con cui lo Spirito o Idea manifesta se stesso in forme sensibili e intuitive. È l’espressione dell’infinito (divino) in forme finite. Il bello, oggetto dell’arte, è l’Idea che si manifesta visibilmente, è un’oggettivazione che esprime la libertà originaria dello Spirito.
Tre sono le forme essenziali dell’arte:
a)simbolica, caratteristica degli orientali, legata alla materia (architettura);
b)classica, in cui l’Idea trova la forma adeguata, l’interiorità si esprime attraverso l’esteriorità (la figura umana);
c)romantica, dominata dall’interiorità, che si esprime nella pittura, nella musica e nella poesia, ossia attraverso mezzi sempre meno materiali per esprimere l’Assoluto.
Contro Hegel Schopenhauer sviluppa il tema della realtà come dolore e angoscia. L’uomo può sottrarsi alla volontà di vivere attraverso l’arte, in quanto si tratta di una rappresentazione indipendente dal principio di ragione. Ma l’arte costituisce soltanto una via temporanea di liberazione dal dolore.
Secondo Schopenhauer l’arte è una conoscenza libera e disinteressata, che si rivolge alla contemplazione delle Idee. Per mezzo dell’arte si dimenticano i bisogni, gli interessi e si supera l’egoismo. L’arte è catarsi, ossia liberazione dalle passioni. Fra le varie forme di arte, alcune sono inferiori, in quanto presuppongono la materia (scultura ed architettura); più elevata è la pittura, che raffigura la natura; ancor più elevata è la poesia, che rappresenta l’umanità e la tragedia, che ci libera dalle passioni. Ma l’arte più pura, in grado di distaccarci dalla quotidianità, è la musica, la metafisica dei suoni, l’arte meno legata alla materia, che porta l’uomo al di là del mondo fenomenico.
La visione dell’arte di Schopenhauer è tutta romantica: il genio si pone oltre la volontà, il tempo e il dolore. L’arte, tuttavia, offre soltanto una consolazione temporanea, una specie di fuga romantica dal mondo.
Per Marx l’arte è una sovrastruttura della società, che dipende dalla struttura economica, che è la vera forza della società.
Secondo Kierkegaard lo stadio estetico è quello in cui l’individuo è preoccupato dio vivere nel godimento del momento, intento a cogliere il piacere dovunque lo trovi.
Secondo i Positivisti l’unico criterio di conoscenza valido e positivo consiste nell’osservazione dei fatti. Le correnti artistiche e letterarie del realismo (ricco di note descrittive, psicologiche e ambientali) e del naturalismo a sfondo sociale rifiutano l’atteggiamento soggettivistico ed individualistico dell’artista romantico in nome dell’oggettività descrittiva.
Taine sostiene che l’opera d’arte non nasce dal caso, ma dipende da fattori specifici, che influenzano positivamente la produzione estetica: la situazione geografica, il clima, il contesto economico, politico e sociale. Il valore di un’opera d’arte dipende dal fatto che essa riesce a cogliere i tratti essenziali della sua epoca.
Lo Storicismo sostiene che la produzione artistica di un periodo storico deve essere analizzata in rapporto alla situazione sociale, economica e politica dell’epoca di cui è espressione: come ogni forma di cultura, anche l’arte rappresenta l’espressione delle forze sociali in conflitto con le forze dominanti.
Croce sviluppa la dialettica dei distinti e nega qualsiasi antinomia fra il bello e il vero, l’utile e il bene, fra l’arte e la filosofia, l’economia e l’etica; la teoria e la pratica, l’universale e l’individuale. L’arte è una forma intuitiva del sentimento, di carattere individuale, prodotta dalla fantasia.
L’arte è autonoma rispetto alla filosofia (l’artista non ricerca il vero); all’economia (l’arte non è ricerca dell’utile); alla morale (non è né morale né immorale) e alle altre attività dello Spirito. L’arte è intuizione del reale, è un’immagine che rappresenta il sentimento, perciò è liricità. L’artista produce un’immagine e colui che fruisce della sua opera riproduce in sé quell’immagine.
Per Gentile l’arte è simile al sogno perché è frutto di una libera creazione del soggetto, senza relazione con la realtà. La materia viva dell’arte vive solo nell’animo del poeta, è soggettività immediata, è una forma di autocoscienza che si dialettizza in un mondo ideale e non reale.
Secondo Dewey ogni esperienza ha un aspetto estetico: è caratterizzata da una qualità che non si riduce a nessuno dei suoi aspetti. Nell’arte l’aspetto qualitativo dell’esperienza diventa un fine vero e proprio, fruito per se stesso. L’esperienza estetica è per Dewey una manifestazione della vita di una civiltà; un mezzo per promuovere il suo sviluppo ed il giudizio definitivo sulla qualità di una civiltà. Soltanto in una civiltà imperfetta l’arte avrà un significato evasivo e decorativo. Nemici dell’estetico non sono il pratico e l’intellettuale, ma la stanchezza e la rilassatezza.
Secondo la Fenomenologia l’oggetto estetico è diverso dall’oggetto della percezione: esso è dotato di intenzionalità. La pura percezione dei colori di un quadro è ben diversa dall’intuizione dei significati che lo caratterizzano. Secondo la Fenomenologia l’arte è contemplazione, non creazione: essa riorganizza la vita in nuove forme e promuove nuove conquiste di valori.
Karl Jaspers nel 1922 compì uno studio su Strindberg e Van Gogh e considerò l’espressione artistica come una proiezione dell’individuo. Egli interpreta le opere di Van Gogh e di altri artisti correlandole con i tratti biografici più significativi; evidenziò soprattutto la forza vitale e la capacità comunicativa dell’espressione artistica, rifiutandosi di incasellarla entro schemi riduttivi di normalità o malattia mentale.
Secondo Merleau-Ponty l’Io è sempre situato nel mondo in quanto è corporeità; essendo corporeità è intersoggettività. Il corpo è l’unico mezzo che ci consente di andare al cuore delle cose; esso ci offre la possibilità di esperire il mondo: solo rapportandomi all’altro attraverso il corpo mi rapporto a me stesso e viceversa. “prestando il suo corpo al mondo il pittore trasforma il mondo in pittura”. Merleau-Ponty, interpretando le opere di Cézanne, ricerca la relazione tra vita e creazione artistica: la malattia mentale di Cézanne è una possibilità dell’esistenza umana.
Secondo Heidegger nell’epoca contemporanea la tecnica ha imposto un dominio totalitario su tutto. L’attuale situazione nichilistica della società nasce dall’indigenza, dalla povertà, da cui è possibile uscire soltanto grazie a una nuova forma di pensiero in cui verità ed esistenza sono intrinsecamente legati. L’unico spiraglio di luce nel quadro nichilistico della realtà contemporanea è offerto dalla poesia, che ha la funzione di rivelare all’uomo la verità. L’arte è il porsi in opera della verità.
Lo Strutturalismo si oppone a ogni filosofia che, come la fenomenologia e l’esistenzialismo, muovono dalla coscienza o dal vissuto soggettivo e concepisce la realtà come una struttura, ossia un’entità oggettiva e osservabile, costituiva da vari elementi che si integrano sia in modo sincronico (momento storico), sia in modo diacronico (nel loro divenire). La lingua è un sistema, una totalità i cui elementi si condizionano a vicenda. Secondo De Saussure l’opera d’arte è una scrittura che richiede un’interpretazione.
Secondo Cassirer l’arte rappresenta una forma simbolica della coscienza: l’artista rappresenta nelle sue opere il modo in cui vede il mondo e lo costruisce sulla base di un universo intersoggettivo di significati.