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LA FILOSOFIA ITALIANA DELL’800
Il pensiero filosofico dell’800 è collegato alle aspirazioni del Risorgimento. Secondo VINCENZO CUOCO le costituzioni non devono essere imposte dall’esterno, ma innestarsi nella storia e cultura dei popoli. La rivoluzione napoletana del 1799 fallì perché pretendeva di costruire una costituzione fondandosi su modelli stranieri. Nell’Italia del Risorgimento si diffusero motivi romantici: il principio di nazionalità è il diritto di ogni nazione di elaborare in modo libero la propria civiltà in base alle forme di vita, religione, arte e cultura del proprio popolo.
Mazzini accentua il senso religioso dell'idea romantica di nazione e popolo, come stimolo alla rivoluzione e all’unità d’Italia. Non è possibile conquistare una Patria mediante operazioni diplomatiche. La Patria è un’associazione viva di uomini liberi. Occorre un’intensa opera di educazione che promuova nel popolo l’unità di pensiero e azione, che stimoli i doveri che derivano direttamente da Dio: la vita, la famiglia, la società e la nazione. Dio ha assegnato a ogni nazione un compito. Mazzini si oppone al marxismo: non basta abolire la proprietà privata, ma occorre una migliore distribuzione dei beni mediante forme di libera associazione. Egli propone la formazione degli Stati Uniti d’Europa.
ROMAGNOSI sviluppa una filosofia civile come scienza del diritto e della politica per studiare le condizioni e le forme di un incivilimento dei popoli e delle nazioni e per realizzare un equilibrio tra gli interessi e i poteri in conflitto.
Nella conoscenza l’esperienza è fondamentale, ma la vita della coscienza non si ridurre ad una semplice associazione di sensazioni: la mente umana possiede un senso logico, agisce per ricercare rapporti intellettivi tra i dati sensoriali.
GALLUPPI
Galluppi critica il sensismo e il kantismo; distingue tra sensi e intelletto, ma considera l’a priori del tutto infondato. Grazie all’esperienza ammettiamo l’esistenza delle cose, ossia la realtà al di fuori di noi, superiamo la soggettività e raggiungiamo l’oggettività della conoscenza. Punto di partenza della filosofia è la coscienza, ossia l’intuizione immediata dell’io esistente (primum filosofico). Percepire dei dati esterni è anche percepire se stessi. Nella percezione si fondono insieme il soggetto e l’oggetto, il me e il fuori di me, che sono in reciproca relazione. Il sentimento del “me” è inseparabile dal sentimento del “fuori di me”. L’intelletto formula i giudizi stabilendo rapporti fra le sensazioni (idee). Le idee dell’intelletto sono: sostanza e accidente; causa ed effetto. Galluppi ammette sia delle relazioni oggettive, sia le operazioni soggettive della coscienza. L’intelletto opera un’analisi dei dati dell’esperienza (distingue il me dal fuori di me) e una sintesi (la sintesi reale coglie il me e il fuori di me in relazione fra loro).
Sintesi reale - La relazione tra il sentimento del me e le sensazioni singole è una sintesi reale (relazione di sostanza e accidente); la modificazione del me nelle singole sensazioni comporta la sintesi reale di causa-effetto. Bisogna necessariamente ammettere l'esistenza di un essere assolutamente necessario, immutabile e creatore sia del me che del fuori di me.
Sintesi ideale (logica) - Le sintesi logiche richiedono dei rapporti di identità e differenza; esse non sono sintesi reali perché non hanno consistenza effettiva al di fuori del pensiero, ma dipendono dall’attività di chi pensa (elementi soggettivi della conoscenza). Nonostante lo sforzo di superare i limiti del criticismo, Rosmini accusò Galluppi di restare prigioniero del soggettivismo.
ROSMINI
L'idea dell'essere
Rosmini si richiama a Platone e alla filosofia medievale cristiana contro il soggettivismo della sua epoca, considerato pericoloso in campo politico e morale. La conoscenza, per essere veramente oggettiva, deve fondarsi su qualcosa che è indipendente dalla mente, qualcosa che essa può cogliere, ma non porre. L’idea fondante è l’idea dell’essere, base dell’oggettività della conoscenza. Se prendiamo una qualsiasi conoscenza e la priviamo di tutte le sue qualità (eliminiamo il bianco, il dolce, il liscio ecc.), rimane qualcosa che non è il puro nulla: rimane l’essere della cosa, privo delle qualità. Con la sola idea dell’essere, che è indeterminata, non possiamo conoscere nulla; tuttavia senza di essa non possiamo conoscere nulla, perché ogni cosa è. L’idea dell’essere è diversa dalle forme kantiane: è un oggetto intuitivo e immediato che la mente coglie subito, non è un prodotto dell'attività mentale: è il lume con il quale la mente può pensare e conoscere; pertanto si distingue da tutte le altre idee, che sono il risultato di un giudizio e richiedono la nostra attività mentale. Tale idea deriva da Dio, è la presenza di Dio in noi: da tale idea giungiamo ad affermare che Dio è, ma non possiamo sapere come Dio è. L’esperienza umana si fonda su un sentimento fondamentale con cui sentiamo la vita che è in noi, percepiamo il nostro corpo unito al nostro spirito. è un’attività intermedia tra la passività dei sensi e l’attività dell’anima. L’idea dell’essere consente il passaggio dalla percezione sensitiva (in cui la sensazione è connessa a qualcosa che sentiamo) alla percezione intellettiva (il giudizio in cui l’idea dell’essere funge da predicato e ci permette di riconoscere l’attività dei corpi esistenti oggettivamente fuori di noi).
L’essere non è solo essere ideale (principio di oggettività della conoscenza) e reale (fondamento della realtà), ma anche essere morale. Il bene e l’essere sono l’identica cosa: ogni cosa è buona se corrisponde all’idea di essere. La volontà è buona se riconosce il vero ordine che è manifestato dall’intelligenza, ossia l’ordine in cui le cose dipendono da Dio e tendono a realizzare la loro naturale perfezione. La persona umana deve essere sempre un fine e mai un mezzo: è dotata di intelligenza e volontà e il suo fine è l’universo. La persona umana è il fondamento di ogni convivenza umana, della società e dello Stato.
GIOBERTI
L’ontologismo
Critica la filosofia moderna e l’idealismo tedesco per recuperare l’unità di teologia e filosofia, che derivano dalla creazione (intesa come il rapporto fondamentale tra Dio e le cose).
L’Ente crea l’esistente – L’intera realtà è frutto di un processo di creazione continua mediante la quale Dio pone le creature al di fuori di lui, ma sempre in rapporto a lui (principio filosofico, ontologico e psicologico). Lo spirito umano conosce perché, con l’intuizione, in ogni istante è spettatore diretto e immediato della creazione. L’idea è il vero assoluto ed eterno colto dall’intuizione: pertanto la conoscenza è oggettiva e reale. Ma il nostro spirito rimarrebbe smarrito nell’immensità dell’oggetto ideale senza la riflessione, che dà forma sensibile all’intelligibile con il linguaggio (la parola è la rivelazione dell’Idea).
L’esistente ritorna all’ente – Il genere umano riscatta la caduta e il peccato originale perseguendo il suo fine morale e spireituale e riconciliandosi con Dio.
Il Primato morale e civile degli Italiani
Gioberti elabora un progetto di rinnovamento della civiltà europea a cui l’Italia deve apportare un contributo essenziale. Essa è privilegiata perché ha realizzato l’unità tra teologia e filosofia nel cattolicesimo. Il genio italico sta a mezzo tra la mentalità germanica e quella celtica: è riuscita ad evitare gli eccessi nel rapporto tra religione e filosofia, mentre in Germania esse sono state “mischiate” e in Francia sono state “disgregate”. Il Primato attribuito all’Italia per le sue tradizioni religiose e culturali consiste nel farne il centro della cattolicità, da cui bisogna partire per un concreto programma politico (neoguelfismo).
Il rinnovamento civile dell'Italia
Dopo il 1848, caduta la speranza di una confederazione di Stati italiani sotto la guida del papa, Gioberti valuta i fatti senza pregiudizi; considera il Regno sabaudo come una garanzia sufficiente per realizzare la causa unitaria e nazionale. L’Europa è incamminata verso la democrazia basata sull’educazione e sul rinnovamento spirituale del popolo. L’instaurazione di governi democratici può essere differita a causa degli errori umani.