DAVID HUME (1711- 1776)
Vita e opere
Nacque a Edimburgo da una famiglia di gentiluomini di campagna, che lo avviò agli studi giuridici, ma egli, appassionatosi alle letture degli scrittori classici, preferì dedicarsi alle lettere.
Una crisi di sconforto gli fece interrompere gli studi; la superò dedicandosi alla ricerca disinteressata,
A ventitrè anni si ritirò in Francia e scrisse il suo capolavoro, Trattato sulla natura umana, che egli stesso definì "un'opera morta" e che non suscitò, al suo apparire, alcun interesse tra gli studiosi.
Si dedicò allora ad argomenti più attuali, che potessero meglio essere accettati dal pubblico. Nacquero così i Saggi morali e politici, che ebbero successo.
Nel 1771 ripubblicò, sotto forma di estratto, il trattato dal titolo Saggi filosofici sull'intelletto umano e pubblicò in seguito le Ricerche sui principi della morale ed i Discorsi politici.
Nonostante il successo delle sue opere, gli fu negata la cattedra di Glasgow. Divenuto bibliotecario alla facoltà degli Avvocati di Edimburgò iniziò a scrivere la Storia d'Inghilterra, che suscitò un vasto scalpore.
Pubblicò anche la Storia naturale della religione.
Frequentò i salotti francesi, in cui emerse per il suo spirito brillante; conobbe gli Illuministi D'Alembert, Helvetius e Diderot.
La sua amicizia con Rousseau terminò drammaticamente a causa delle manie di persecuzione del ginevrino.
Nel 1776 tornò in Scozia e nel 1769 si ritirò definitivamente a Edimburgo, dedicandosi alle sue opere fino alla morte.
Hume e il suo tempo
La filosofia di Hume sconvolse tutte le idee precedenti per la sua indagine rigorosa e il suo coraggioso scetticismo.
Il pensiero di Hume si colloca nel contesto del fervore filosofico e scientifico del secolo XVIII. In Inghilterra, grazie alla libertà di parola e di stampa, i cittadini godevano di una sufficiente libertà. L'Inghilterra aveva soffocato i fermenti rivoluzionari ed aveva ormai un assetto stabile. Lo sviluppo della borghesia, legata alla nobiltà, culminò nella rivoluzione industriale, con la quale si stabilì stabilì un equilibrio dinamico tra scienza e tecnica.
Le arti e le lettere, la scienza e le ricerche tecnologiche erano tutelate e protette.
L'Europa guardava con ammirazione all'Inghilterra, in cui erano garantiti l'ordine e la giustizia, in cui la tolleranza religiosa aveva favorito un notevole sviluppo culturale. I liberi pensatori come Hume elaboravano il loro pensiero senza dover combattere contro ostacoli determinati dalla tradizione e dalla religione.
L'epoca dei lumi iniziò proprio in Inghilterra, ma i nuovi filosofi non dimenticarono i pensatori precedenti: fondamentale è considerato il richiamo all'esperienza e la critica dei limiti della conoscenza; ugualmente essi si ispirarono al nominalismo e all'individualismo dei pensatori precedenti. La tradizione veniva sottoposta al vaglio della ragione.
PENSIERO
Evoluzione del pensiero di Hume
Fin dalla giovinezza Hume era stato spinto dai suoi dubbi ad una ricerca ansiosa, che lo portò alla fine ad approdare allo scetticismo religioso.
Egli considerava la filosofia degli antichi interamente ipotetica. Il richiamo all'esperienza, costante nella filosofia inglese, è dominante anche nel pensiero di Hume, il quale è convinto che la filosofia debba partire necessariamente dallo studio della natura umana.
La filosofia non è immune da errori; bisogna però ricorrere ad un metodo che permette di liberare il sapere dalle astruserie. La vera metafisica, secondo Hume, deve consistere nell'istituire una seria ricerca sulla natura della conoscenza umana. Hume si richiama a Locke, il quale aveva sostenuto che "il primo passo per soddisfare lo spirito umano dev'essere operare un'ispezione sulle nostre facoltà intellettive e vedere a quali oggetti si possano applicare". Il richiamo a Locke risulta determinante per Hume, secondo il quale tutte le scienze, per il semplice fatto che rientrano nel campo della conoscenza dell'uomo e sono giudicate dalla sua mente, hanno stretta relazione con la natura umana e da essa soltanto dipendono. Compito della filosofia sarà quello di analizzare l'intelligenza umana, spiegare i principi e le operazioni della natura delle idee mediante la logica; spiegare tutti i fenomeni seguendo esclusivamente la via dell'empirismo.Il pensiero di Hume si configura così come il tentativo di applicare il metodo del ragionamento sperimentale agli argomenti morali. Ricorre al metodo dell'introspezione per analizzare la natura umana, con la consapevolezza dei limiti che l'introspezione esercita sul suo oggetto di studio, nel senso che essa modifica, durante l'analisi, l'oggetto su cui riflette.
Impressioni ed idee
Hume, come già Locke e Berkeley, considera oggetto di conoscenza solo ciò che può essere presente alla mente. Egli distingue le percezioni in impressioni e idee, ritenendo che le prime abbiano maggior forza e vivacità delle seconde. La percezione si riferisce all'esperienza globale sia della sensazione che dell'immaginazione. Impressione ed idea coincidono nel contenuto, ma l'idea è priva della ricchezza emotiva dell'impressione. Le idee semplici corrispondono sempre ad impressioni semplici, ma le idee complesse possono non corrispondere alle impressioni complesse. Le idee dipendono dalle impressioni.
La memoria rievoca le impressioni nell'ordine e nei rapporti con cui si presentano (memoria intuizionistica), mentre l'immaginazione rievoca idee pure. La memoria è più ricca di tono emotivo, ma è più legata all'esperienza immediata e non può essere fonte di scienza; l'immaginazione può separare e scomporre le idee; ha una funzione sintetica e coincide con l'attività del pensare.
A differenza della percezione immediata, sul piano del discorso filosofico l'immediatezza è sostituita dalla riflessione critica, che separa ed astrae per riconquistare, subito dopo, l'unità del concreto.
Alcune impressioni sono legate alla sensazione; altre sono prodotte da idee.
Hume non ripropone il dualismo cosa-idea, ma attribuisce alle idee il ruolo di intermediario tra le impressioni.
Legge di associazione
Nel pensiero c'è un ordine per cui certe idee ne introducono altre. Se le idee fossero legate, non potrebbero organizzarsi in idee complesse. Le idee possono essere separate e unite dall'immaginazione, che agisce in base ad un principio universale, uniforme in tutti i tempi e luoghi. si tratta del principio di associazione, che entra a far parte integrante della sua filosofia.
La legge di associazione di idee fa sì che un'idea, non appena si affaccia al pensiero, attragga quella corrispondente.
Gli empiristi precedenti avevano esaminato l'immaginazione e l'associazione di idee come un aspetto non razionale della conoscenza e fonte di inganno. Hume ne fa la struttura della conoscenza, riconoscendo all'immaginazione la funzione di operare la sintesi conoscitiva. I principi dell'associazione sono permanenti ed irresistibili: la somiglianza, l'identità, la contrarietà, la vicinanza nello spazio e successione nel tempo (contiguità), la quantità ed il numero e, più importante di tutti, il rapporto causa-effetto.
Le idee complesse sono distinte da Hume, sulla scia di Locke, in relazioni, modi e sostanze. Egli pone per prima la relazione. Gli basterà dimostrare che essa è solo un modo di percepire per distruggere simultaneamente sostanze e modi, demolendo ogni metafisica.
Le relazioni naturali, che derivano dall'esperienza di impressioni connesse insieme, non sono poste volontariamente dal soggetto, ma sono spontanee.
La coscienza comune opera delle sintesi fra un'idea e l'altra senza alcuna consapevolezza. Il pensiero riflesso invece usa relazioni dovute a una scelta volontaria. Tali relazioni, di tipo mediato, sono fondamentali nel discorso filosofico, mentre le relazioni naturali, essendo immediate e non riflesse, non possono fondare un discorso filosofico.
Poiché le idee in sé non hanno relazione fra loro, la relazione che l'immaginazione crea fra di esse deriva dall'abitudine. Per mezzo della relazione si formano anche le sostanze e i modi.
Le idee semplici unite nell'idea di sostanza sono legate da contiguità e causalità, mentre le idee semplici unite nell'idea di modo non sono legate da nessi necessari e non si può aggiungere loro una nuova idea senza cambiar nome. I principi dell'associazione sono i soli legami che stringono insieme i nostri pensieri.
Le idee astratte
Le idee sono individuali. Richiamandosi a Locke, il quale aveva ritenuto particolari sia le cose, sia i nomi, sia le idee che considerò generali solo per il loro significato e al nominalismo di Berkeley, Hume dà rilievo all'astrazione immaginativa: il simbolo (nome e idea) evoca gli altri particolari per abitudine mentale e per associazione di idee.
Le idee astratte sono individuali per se stessi e generali per il loro significato. Quando troviamo le somiglianze tra le idee che percepiamo, diamo a tutte lo stesso nome. Ogni nome richiama un'altra idea, ma la sua sola funzione è quella di richiamare idee. L'universale è un processo dell'immaginazione regolato dall'abitudine. le idee astratte hanno il compito di unificare l'esperienza.
Il principio di causa
Alla base di tutti i ragionamenti vi è il principio di causa: la connessione causa-effetto oltrepassa le impressioni sensibili e dà la certezza che un'azione un'azione precede l'azione di un certo oggetto Anche i rapprti spaziali sono giustificati dal concetto di causa e così anche il concetto di identità di un oggetto che si presenta in modo discontinuo. La relazione di causalità permette di oltrepassare l'evidenza della memoria e dei sensi. Hume pertanto ritiene indispensabile indagare su tale principio e sulla sua validità.
Il rapporto causale, considerato oggetto di conoscenza analitica, è in realtà frutto di una sintesi, per cui occorre stabilire quale sia la sua origine.
L'idea di causa non deriva dall'impressione di una determinata qualità, perché ogni qualità può essere considerata o come causa o come effetto. Secondo Hume si può benissimo concepire l'esistenza di una cosa senza concepire la causa di essa. Il problema è come il principio di causa possa derivare dall'esperienza. l'inferenza del nesso causale deriva dall'esperienza ripetuta e si spiega con l'estensione al futuro di un'esperienza passata, grazie alla memoria, al di là del sostegno razionale. Dopo una lunga serie di esperienze uniformi fra loro, ci aspettiamo un rapporto fisso e necessario tra due eventi che si presentano sempre congiuntamente.
Tutti i ragionamenti che derivano dall'esperienza sono fondati sulla supposizione che il corso della natura sia uniforme e ripetitivo. Ci aspettiamo un futuro simile al passato quando due oggetti di esperienza appaiono somiglianti, ma su quali principi si basa l'inferenza di un futuro simile al passato? Sia che il secondo oggetto si presenti dopo il primo, sia che non si presenti un secondo oggetto, si tratta di due eventi di per sé intellegibili, che non presentano in sé nessuna contraddizione.
A questo punto Hume definisce la causa come un oggetto seguito da un altro, il cui apparire ci fa ritenere che debba apparire anche il secondo. Ogni realismo è distrutto e il nesso causale si riduce ad un processo di abitudine.
Ecco le caratteristiche del fenomeno: causa ed effetto sono contigui nello spazio e nel tempo; la causa è sempre antecedente, l'effetto è successivo; entrambi si presentano come se costituissero un'unione costante; concludiamo che la medesima causa deve necessariamente produrre il medesimo effetto e che, verificato un medesimo effetto, da esso si può risalire alla medesima causa.
Nasce con Hume un nuovo modo di considerare la scienza: le leggi fisiche si riducono a semplici leggi psicologiche, anzi a fenomeni di attesa psicologica del verificarsi regolare di un evento. Ne deriva, conseguentemente, l'impossibilità di condurre una qualsivoglia ricerca scientifica; ne deriva anche l'impossibilità di pervenire all'esistenza di Dio.
Spazio e tempo
Ricollegandosi agli altri due empiristi (Locke e Berkeley), anche Hume critica le idee di spazio e tempo. Se l'immaginazione esercita una funzione sintetizzatrice, spazio e tempo non sono oggetti di conoscenza, ma rapporti posti dall'immaginazione. Spazio e tempo sono idee complesse di ordine, coesistenza e successione. Mentre la matematica si fonda sulla tesi dell'infinita divisibilità, Hume rifiuta di ammettere l'esistenza di quantità infinitamente piccole in quanto sono inimmaginabili (nel senso che non si formano le impressioni di tali idee). Le idee di spazio e tempo sono copie delle impressioni complesse di punti colorati disposti con ordine e successione. L'immaginazione prescinde dal colore dei punti che ha percepito e li collega formando le idee astratte di spazio e tempo. Le idee concrete, dunque, precedono sempre quelle astratte. "E' impensabile concepire un vuoto senza materia e un tempo senza successione". Spazio e tempo assoluti, alla stregua della sostanza dei metafisici, sono nient'altro che finzioni.
Le cose e l'io
Quasi tutti i filosofi attribuiscono ad una sostanza (materiale o spirituale) le percezioni, considerandole come le qualità della materia. La filosofia moderna, con Cartesio, Hobbes e Locke, ha distinto tra qualità primarie e secondarie.
Hume pone alla base dell'idea di sostanza l'abitudine che deriva dall'immaginazione. Tale idea complessa non deriva né dai sensi né dalla riflessione: essa è una collezione di idee semplici che si riferiscono a qualità particolari, che vengono percepite come se componessero una sola cosa, come se poggiassero su un substrato unitario. In realtà non esiste una sostanza materiale.
Per quanto riguarda la sostanza spirituale, ossia l'io, esso è ciò a cui riferiamo le diverse impressioni ed idee, le quali non sono mai presenti tutte insieme, ma si alternano continuamente. L'io, che consideriamo una sostanza identica, non è altro che la conseguenza del processo immaginativo. Non la memoria costituisce il nostro io (come sosteneva Locke), ma l'abitudine.
Conoscenza e probabilità
Hume assegna la matematica alla conoscenza caratterizzata da necessità logica. Essa ha un'origine empirica. se tutte le idee sono copia delle impressioni, anche le idee matematiche sono copia di impressioni. L'algebra e l'aritmetica sono le sole scienze perfette, che offrono una conoscenza certa, perché sono fondate su un modello preciso. La precisione è dovuta al tempo spazializzato, che si fonda sul concetto di unità. Il ragionamento matematico ci permette di operare su certe idee, ma non ci consente di risolvere problemi riguardanti dai di fatto.
La geometria, invece, è imperfetta perché, pur presentando necessità logica, manca di un modello preciso. Essa ricava le sue idee dall'apparenza degli oggetti. I suoi principi sono dunque fondati sull'immaginazione e sui sensi, che la rendono una scienza meno perfetta rispetto alle altre scienze matematiche.
Hume dunque, come sostiene Heisenberg (Fisica e filosofia) indica alla filosofia il compito di riflettere sulla scienza: il ricercatore è tenuto alla conoscenza delle proprietà della mente umana.
La concezione religiosa
Nell'opera Dialoghi sulla religione natura Hume assume una posizione critica nei riguardi della religione positiva.
In questo dialogo Cleante, sostenitore della teologia naturale, insiste sull'ordine razionale dell'universo e sostiene che il principio della ragione si identifica con la
divinità.
Filone, che assume una posizione critico-scettica, sostiene che, se guardiamo una casa, concludiamo che essa è stata progettata da un architetto, ma l'universo non possiede una tale rassomiglianza con la casa da potersi inferire con certezza assoluta un essere supremo ordinatore e regolatore del mondo. Coloro che propongono prove sperimentali dell'esistenza di Dio peccano di antropomorfismo perché tentano di porre un rapporto tra Dio e il mondo analogo a quello che è posto tra l'uomo e le cose costruite da lui, ma la causa deve essere proporzionale all'effetto, che non è infinito. Se l'effetto (l'universo) non è infinito, neppure la causa può essere infinita. In conclusione, secondo Filone, o ci atteniamo all'esperienza, che al massimo ci consente di risalire ad una causa naturale finita, o perdiamo del tutto i riferimenti con la realtà finita risalendo ad un'inmpossibile causa infinita. A questo punto è opportuno ricorrere alla sospensione del giudizio.
La morale
Hume nega l'esistenza di una "ragione pratica" e la possibilità di fondare l'etica su una base razionale. La morale, infatti, ha come oggetto le passioni, le volizioni e le azioni, tutte irriducibili all'accordo o disaccordo fra le idee come il vero e il falso; pertanto la morale non è soggetta al dominio della ragione.
La fonte del giudizio morale va cercata nel sentimento (piacere disinteressato), che sorge in noi spontaneamente quando osserviamo delle azioni che non ci lasciano indifferenti, ma richiedono una valutazione (buona o cattiva).
Il senso morale, dunque, è affine al gusto: l'uomo non resta indifferente al benessere o al malessere dei suoi simili, perché il benessere individuale dipende dal benessere della comunità; la felicità individuale dipende dalla felicità collettiva.
La virtù si fonda su naturali sentimenti di simpatia verso le gioie e i dolori dei nostri simili.
il fine della mrale è la felicità e la gioia di vivere.