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L. FEUERBACH - L'essenza del cristianesimo (testo integrale)
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KANT
Kant è autore di una svolta radicale nella storia della filosofia. A cavallo tra il ‘700 e l’800, tra Illuminismo e Romanticismo, il pensiero di Kant rappresenta il tentativo di operare una sintesi dei principali orientamenti della filosofia, il Razionalismo e l’Empirismo. Inoltre esso offre una soluzione al problema della validità della conoscenza scientifica.
Criticismo
La filosofia kantiana è indicata col nome di Criticismo in quanto sottopone ad esame critico tutte le facoltà conoscitive dell’uomo (in ciò era stato preceduto dai razionalisti e dagli empiristi), ma anche le facoltà morali e sentimentali.
Conoscere significa non solo ricevere passivamente dati dall’esterno, ma operare attivamente per unificare, elaborare e ordinare i dati secondo forme proprie di ogni soggetto pensante, quindi valide per tutti. Per risolvere il problema della verità si tratterà di stabilire quali condizioni la conoscenza deve rispettare per essere valida, ma il problema è trasferito dalla realtà esterna al soggetto.
La conoscenza è sintesi di materia e forma. La materia è la molteplicità delle impressioni sensibili. La forma è l’insieme delle modalità con cui la mente umana ordina le impressioni ricevute. La materia è “a posteriori”, la forma è “a priori”.
La nostra esperienza è frutto di una sintesi dei dati (o materia) e dell’attività formatrice del soggetto, che Kant chiama trascendentali (le condizioni che permettono la conoscenza). Trascendentale non è la conoscenza, ma il nostro modo di conoscere gli oggetti, ossia le strutture mentali (sensibilità e intelletto) che, essendo proprie del soggetto e non più dell’oggetto, devono essere a priori.
Conoscenza = esperienza + princìpi a priori.
La mente dunque filtra attivamente i dati empirici attraverso forme che precedono l’esperienza e che risultano comuni ad ogni essere pensante. Tali forme, essendo a priori rispetto all’esperienza, sono fornite di validità universale e necessaria, in quanto tutti le possiedono e le applicano nello stesso modo.
Un esempio concreto di come avvenga la conoscenza consiste nel paragonare la mente ad un computer, fornito di programmi fissi, corrispondenti ai princìpi a priori, con cui mette in ordine le informazioni che vengono dall’esterno (i dati sensibili). Queste informazioni mutano continuamente, ma restano immutati i programmi che le mettono in ordine.
La critica del razionalismo e dell’empirismo
Benché la nostra conoscenza cominci con l’esperienza, essa non deriva interamente dall’esperienza. La conoscenza e la scienza hanno necessità di verità universali e necessarie, di princìpi assoluti che devono valere sempre e ovunque. Ogni vera conoscenza deve accrescere il nostro sapere ed essere fonte di progresso, ma deve avere i caratteri dell’universalità e della necessità. Pertanto Kant esamina i possibili giudizi della scienza. Un giudizio consiste nella relazione di due concetti, di cui l’uno è il soggetto, l’altro è il predicato.
Il razionalismo
Il razionalismo afferma che l’anima, al momento della nascita, possiede determinati princìpi razionali, ossia le idee innate come contenuto a priori, ossia non derivato dall’esperienza, ma posto e garantito da Dio; da queste idee innate, che sono indipendenti dall’esperienza, vengono dedotte le altre verità con un procedimento deduttivo-matematico che va di pensiero in pensiero, come avviene per la geometria che, da alcuni postulati, deduce i suoi teoremi.
Secondo tale concezione l’uomo ha già in sé implicito tutto il conoscere e all’intelletto non rimane se non un lavoro di analisi che serva a mettere in luce questo conoscere.
La forma di conoscenza dei razionalisti, secondo Kant, è il giudizio analitico, in cui il predicato è già implicito nel soggetto, ossia può venir desunto per analisi dal soggetto. Esso rende esplicito ciò che è già contenuto nel soggetto.
I corpi sono estesi; l’oro è un metallo giallo; i cani sono animali; gli scapoli sono uomini; i triangoli hanno tre lati.
Tutti i principi analitici sono giudizi a priori, che si basano sul principio di non contraddizione: è impossibile affermare il loro contrario. Il giudizio analitico è un giudizio a priori, in cui il predicato è già implicito nel soggetto; esso ha valore universale in quanto vale per tutti ed è necessario perché vale in ogni caso; inoltre si fonda sui princìpi logici di identità e di non contraddizione, ma è astratto, vuoto e infecondo, perché risulta una ripetizione che non aggiunge nulla di nuovo al soggetto.
L’empirismo
L’empirismo afferma che l’anima, al momento della nascita, è come una tabula rasa su cui nulla è stato ancora scritto, per cui tutte le conoscenze derivano dall’esperienza ossia dai sensi: esse sono a posteriori.
Il pensiero ha il compito di aggiungere per sintesi nuovi dati sensibili a quelli già registrati con l’esperienza.
La forma di conoscenza propria degli empiristi viene da Kant chiamata giudizio sintetico, nel quale il predicato non è contenuto nel soggetto, ma aggiunge qualcosa di nuovo al concetto che fa da soggetto (ad es: “Quest’uomo è calvo”). Tale giudizio è estensivo, (aggiunta = sintesi). Tutto ciò che deriva dall’esperienza è a posteriori; esso è sintetico e concreto e accresce il nostro sapere, ma ha valore particolare, perché non si basa sui principi logici di identità e non contraddizione, ossia non è universale e necessario. D’accordo con Hume, Kant sostiene che la semplice esperienza non è in grado di offrirci nulla di universale e necessario.
Alcuni corpi sono pesanti; questo triangolo è scaleno; Francesca è simpatica; alcuni uomini sono scapoli.
Il giudizio sintetico a priori
Il giudizio sintetico a priori è quello in cui il predicato è unito al soggetto mediante forme a priori universali.
Ad es: 7 + 5 = 12 è un giudizio sintetico a priori perché non deriva dall’esperienza ed è sintetico perché il concetto di 12 non è già contenuto in quelli di 5, 7 e di addizione. “La linea retta è la più breve tra due punti” è un giudizio sintetico a priori perché il predicato “la più breve fra due punti” non è contenuto nel soggetto “la linea retta”, ma anzi vi aggiunge qualcosa di nuovo.
Il giudizio sintetico è quindi l’atto con cui noi attribuiamo ad un soggetto quei caratteri che esso deve avere per essere un oggetto di esperienza.
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
Fino ad allora si era tentato di spiegare la conoscenza supponendo che fosse il soggetto a dover ruotare intorno all’oggetto (ad adattarsi ad esso nel momento conoscitivo); poiché molti fenomeni conoscitivi rimanevano insoluti, Kant invertì i ruoli e suppose che fosse l’oggetto a dover ruotare intorno al soggetto.
Come il sole non gravita più passivamente intorno alla terra, così il soggetto conoscente (Sole) non gravita più passivamente intorno all’oggetto (Terra) per raccogliere la conoscenza del mondo: è il soggetto (il sole) a illuminare l’oggetto: egli ha un ruolo attivo nella conoscenza e, con la sua attività a priori, mette in ordine i dati sensibili.
Come Copernico in campo astronomico aveva capovolto la concezione di Tolomeo e aveva posto il sole al centro del nostro sistema (eliocentrismo), così Kant si vanta di aver apportato una rivoluzione nella filosofia e nella gnoseologia. Egli assegna al soggetto la funzione di legislatore della natura: non è più il pensiero che dipende dalle cose e le accetta passivamente, ma sono le cose che dipendono dal pensiero, il quale le ordina mediante le sue stesse leggi.