Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1656)
Artemisia Gentileschi fu una pittrice italiana di stampo caravaggesco.
Figlia del pittore Orazio Gentileschi, incoraggiata dal padre, si sforzò di emularne l'arte. Fu suo padre ad insegnarle non solo l0arte della pittura, ma anche le tecniche: in quell'epoca non esistevano colori già pronti e bisognava macinare diversi materiali pregiati, estrarre gli oli e realizzare tele e pennelli.
Inizialmente Artemisia riprodusse i dipinti presenti nell'atelier paterno (incisioni di Dürer). Conobbe la pittura di Caravaggio e, progressivamente, si cimentò nel completamento di abbozzi delle opere paterne.
La sua prima opera fu Susanna e i vecchioni. Nel 1611 cominciò ad essere ammirata e apprezzata per le sue opere, ma dovette sempre combattere per riuscire ad introdursi in un universo tutto maschile.
Il padre la aveva affidata alla guida del pittore Agostino Tassi, pittore di talento dotato di dubbia fama. Il pittore si infatuò di Artemisia, la quale rifiutava ogni avance ma, un giorno, in assenza del padre, Tassi le usò violenza nel proprio atelier. Per rim4ediare allo stupro, Tassi le propose di sposarla; Artemisia ed Orazio acconsentirono, continuando la frequentazione nell'atelier, in attesa del matrimonio. In realtà esso non avrebbe mai potuto essere celebrato, in quanto Tassi era coniugato. Quando Orazio ne venne informato, indignato denunciò il Tassi per aver violentato sua figlia.
Artemisia, benché sconvolta, affrontò coraggiosamente il processo. Sfortunatamente per lei, Tassi chiese la collaborazione di falsi testimoni. Inoltre, la giovane pittrice dovette sottoporsi a umilianti interrogatori, che avvenivano mediante torture per l'accertamento della verità, ma decise di andare fino in fondo, superando con encomiabile tenacia ogni difficoltà.
Il processo si concluse con la condanna di Tassi all'esilio perpetuo, che non scontò mai perché continuò a vivere quasi in libertà a Roma, mentre la giovane aveva perso la sua onorabilità e veniva anche dileggiata.
Subito dopo il processo, Artemisia sposò un modesto pittore, lasciò Roma per evitare l'opprimente presenza del padre e giunse a Firenze, dove fu introdotta nella corte medicea, dove ottenne importanti riconoscimenti. Nel 1616 fu ammessa alla prestigiosa Accademia delle arti del disegno di Firenze, prima donna in assoluto a godere di un tale privilegio.
Ben presto volle tornare prima a Roma e successivamente a Genova, dove conobbe van Dyck e Rubens. Tornò a Roma, dove strinse amicizie importanti. Si spostò poi a Venezia, infine a Napoli., dove conobbe pensatori come Bruno e Campanella e letterati come Giambattista Marino, ma anche artisti quali Caravaggio e Carracci. Qui fu molto apprezzata. Morì, presumibilmente, durante l'epidemia di peste che colpì Napoli nel 1656.
Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Roberto Contini, Francesco Solinas, Milano, 24 Ore Cultura, 2011
Artemisia Gentileschi e il suo tempo - Nicola Spinosa, Skira 2017
Con gli occhi di Artemisia. Roberto Longhi e la cultura italiana - Marco Antonio Bazzocchi, Il Mulino, 2021
La passione di Artemisia - Susan Vreeland, BEAT 2010 (romanzo)