Vincent Willem van Gogh nacque a Zundert il, 30 marzo 1853. Viveva con i genitori e manifestò la sua passione per la pittura fin da piccolo. Fu molto incompreso e ingiustamente disprezzato.
Nonostante le critiche del padre, un pastore protestante che gli impartiva delle norme severe, continuò a disegnare e decise di diventare un vero pittore. finché non decise di diventare un pittore vero e proprio. Verso i ventisette anni si dedicò quasi esclusivamente alla pittura, prediligendo autoritratti, paesaggi, mature morte e fiori, campi di grano coi girasoli.
Il suo modello di riferimento era il realismo paesaggistico realizzato da Jean-François Millet. Si sentiva bene a dipingere nei campi di grano in pieno sole.
Ebbe un rapporto particolarissimo col fratello minore Theo, mercante d'arte. Da lui otteneva consigli, incoraggiamenti, somme di denaro necessarie per comprare i materiali per dipingere. Tra i due intercorse un carteggio molto lungo, che ci permette di delineare la formazione artistica di Vincent e la nascita dei suoi disturbi mentali.
In una lettera del 1880 scrive " lotto con tutta la mia energia per rendermi padrone del mio mestiere, dicendomi che, se ci riesco, sarà questo il migliore parafulmine contro il mio male...Il mio pennello scorre fra le mie dita come se fosse un archetto di violino".
Van Gogh avrebbe voluto voleva dipingere Cristo, i santi e gli angeli; vi rinunciò perché ciò lo turbava, per cui sceglieva con modestia gli oggetti più umili. Tutta la sua opera era slancio religioso: la sua arte gli faceva «sentire l’infinito». Ma rifuggiva dalla rappresentazione del soprannaturale e decisamente si orientava verso un mondo di semplicità e di sincerità, dipingeva gli oggetti quotidiani. «Sono cose che consolano, queste visioni chiare della vita moderna, nonostante le sue inevitabili tristezze.»
Vincent ricercava la compagnia dei suoi simili, ma tendeva comunque ad isolarsi. Era molto religioso e pregava Dio di aiutarlo a capire quale fosse la strada adatta a lui. Spesso era sereno e riusciva a ridere.
A proposito del quadro "Caffè di notte" scrive: «Ho lavorato durante tre notti a dipingere [il Caffè di notte]... in questo quadro ho cercato di esprimere le terribili passioni umane con il verde e il rosso... l’idea che il caffè è un posto dove ci si può rovinare, diventar pazzi, commettere dei crimini. Inoltre ho cercato di esprimere la potenza tenebrosa quasi di un mattatoio, con dei contrasti tra il rosa tenero e il rosso sangue e feccia di vino, tra il verdino Luigi XV e il veronese, con i verdi gialli e i verdi blu intensi.»
Dal 1886 al 1886 ebbe modo di conoscere, grazie a suo fratello, il movimento degli Impressionisti. Smise di bere e di fumare ma avvertiva disturbi psichici e riferiva al fratello che il suo cervello era "rovinato". Lamentava anche problemi fisici: vista affaticata, inoltre dimenticava ciò che aveva fatto.
La speranza di dipingere il cielo stellato non lo lasciò mai. "E allora vado fuori di notte a dipingere le stelle, e sogno sempre un quadro come quello con un gruppo degli amici vivi».
A proposito dei girasoli, dipinti nel 1889, scrisse :"«Ora riuscirò a fondere quegli ori e quei toni di fiori, il primo venuto non riesce a farlo, ci vuole tutta l’energia di un individuo».
Per rendere la sua malattia più comprensibile, scrive nel marzo 1889: «Per arrivare a questo giallo stridente che ho raggiunto quest’estate ho avuto bisogno di un po’ d’esaltazione».
La compagnia del pittore Gauguin gli fu di grande stimolo. Ma spesso, quando discutevano, le parole degeneravano in risse. Una sera si avvicinò a Gauguin con un rasoio in mano e intenzioni non piacevoli. Van Gogh poi si tagliò un pezzo d’orecchio, lo avvolse in un panno e lo portò a una prostituta. Sanguinante e privo di sensi, fu accompagnato in ospedale. Migliorò rapidamente, ma ebbe altri attacchi, più leggeri Soffriva di insonnia e di allucinazioni. Passati gli attacchi, veniva colpito da tristezza e da malinconia.
Il 29 luglio 1890, mentre era nella sua stanza all'Auberge Ravoux (un'ex caffetteria ed enoteca situata nel villaggio di Auvers-sur-Oise) dove aveva trascorso gli ultimi 70 giorni della sua vita, Vincent si sparò. Aveva 37 anni.
Soltanto dopo la sua morte le sue opere furono giustamente valorizzate e molto ricercate, grazie anche all'opera della moglie del fratello Theo.
Vincent van Gogh - Lettere a Théo
I miei quadri raccontati da me - Vincent Van
Gogh (Autore) Piergiorgio Dragone (Curatore) Donzelli, 2017
La vedova van Gogh - Camilo Sánchez, Marcos y Marcos editore 2016