TRAME DI ROMANZI 2001 - 2003

 

NICCOLÒ AMMANITI - Io non ho paura (2001) 

SUSAN VREELAND - La passione di Artemisia, 2001

MARGARET MAZZANTINI - Non ti  muovere, Mondadori 2001 

JOHN GRISHAM - La fuga dal natale 2001

 

NICCOLÒ AMMANITI - Io non ho paura (2001)

 

Il protagonista della storia è Michele Amitrano (l’io narrante), un ragazzino di nove anni che vive ad Acqua Traverse, un paese immaginario del Sud. Generoso, socievole e piuttosto responsabile per la sua età, ha molti amici e coinvolge sempre nei suoi giochi la sorellina Maria di cinque anni, anche a costo di perdere le gare di abilità.

Durante un gioco, per difendere un’amichetta del gruppo dai soprusi di un compagno, Michele scopre per caso una grossa buca nel terreno presso una casa abbandonata, in cui gli sembra di intravedere qualcuno o qualcosa. Mosso dalla curiosità, scopre che nel buco è stato nascosto un bambino rapito, incatenato, tutto sporco, incapace di parlare e reagire.

Michele cerca di scoprire se il bambino è vivo; si reca da lui ogni volta che può, gli porta qualcosa da mangiare, lo incoraggia a parlare, al punto da apparire a Filippo (questo è il nome del bambino rapito)  un angelo custode.

La scoperta più sconvolgente, però, è un’altra: responsabili del rapimento sono suo padre, Pino Ametrano ed altri abitanti del paese.

Non appena Michele viene a sapere che i responsabili, non avendo ottenuto il riscatto, hanno deciso di uccidere il bambino, decide di tirarlo fuori da quel buco e farlo scappare. Pino Ametrano e gli altri rincorrono il soccorritore del bambino e proprio il padre di Michele, non avendo riconosciuto suo figlio, gli spara ad una gamba.

Arrivano le forze dell’ordine e il padre di Michele consegna loro il bambino ferito affinché lo mettano in salvo.

Scopriamo la personalità in formazione del bambino e lo accompagniamo nella fase traumatica di passaggio all’età adulta attraverso i suoi giochi, le marachelle, i rapporti con i genitori, che ama e che lo amano, pur essendo molto punitivi; i sentimenti positivi che prova per i compagni e il dolore di essere stato tradito dall’amico del cuore; le paure e l’angoscia dell’ignoto, il bisogno di mettersi alla prova e la paura della sconfitta; il coraggio di entrare in un gioco molto più grande di lui; il dolore nella continua scoperta del coinvolgimento dei suoi stessi genitori nel rapimento; la capacità di essere un importante punto di riferimento per quelli più deboli di lui, come la sorella e Filippo, proprio quando lui stesso avrebbe maggior bisogno di avere un sostegno; il salto improvviso dall’innocente infanzia alla consapevolezza dell’età adulta. Il piccolo Michele non esita ad affrontare il dolore traumatico per la perdita dei suoi oggetti d’amore: nonostante la scoperta che i mostri non sono fuori, ma nella sua stessa casa, decide di far prevalere il senso della giustizia, che è sempre stato presente in lui.

La narrazione è molto scorrevole e coinvolgente. Michele si racconta esprimendosi con un linguaggio semplice e infantile, molto colorito, un po’ sgrammaticato come è il tipico modo di parlare fanciullesco, pittoresco e forte fino a raggiungere punte drammatiche.

 

SUSAN VREELAND - La passione di Artemisia, 2001

 

Questo romanzo storico-drammatico è narrato in prima persona dalla protagonista, Artemisia Gentileschi, prima grande pittrice italiana del rinascimento.

Avevo diciotto anni quando entrai in tribunale accompagnata da mio padre, il quale mi aveva rassicurato che avrei testimoniato al processo contro il pittore Agostino Tassi, il mio stupratore.

Mi fecero domande assillanti e offensive e, mentre rispondevo, mi strinsero una corda attorno alle dita, la sibilla. Tra le corde c’era una vite: quando veniva stretta, sentivo i morsi nelle dita e il sangue zampillava. Ero furiosa contro mio padre. Perché non mi aveva detto che sarei stata torturata?

Alla domanda se avessi avuto rapporti con Agostino Tassi, dissi che ciò era avvenuto contro la mia volontà, perché mi aveva usato violenza. La sibilla venne allentata e rimossa. Agostino fu portato in carcere.  Qualche giorno dopo dovetti tornare in tribunale per confermare che non ero più vergine a causa delle azioni compiute dal signor Tassi. Mi costrinsero a sottopormi a un vergognoso controllo di due levatrici. Cercai di non piangere e di non urlare per la mortificazione e la vergogna. Come aveva potuto il mio amato papà farmi questo?

Da allora, dovunque andassi, tutti mi insultavano e sputavano al mio passaggio. Decisi che sarei andata in convento per sempre.

In convento mi confidai con Suor Graziella. Per confortarmi mi disse: “Anche se fanno di te una vittima, non faranno di te una peccatrice”. Mi incoraggiò a proseguire nella mia arte, perché le mani sarebbero guarite e il mio talento si sarebbe potuto esprimere in modo più ricco dopo la sofferenza. Non avevo nulla di cui vergognarmi.

La sorella di Agostino, rammaricata del mio avvilimento e della brutalità con cui ero stata trattata in tribunale, mi disse che Agostino, essendo sposato, aveva inviato un sicario per ammazzare la moglie e sposare me. Mi recai alla prigione per vederlo e gridargli tutto il mio disprezzo.

Il giorno dopo ripresi a dipingere Giuditta. Avevo il modello ideale per Oloferne: l’aspetto truce di Agostino mentre lo chiamavo mostro e assassino.

Nell’udienza finale, poiché Agostino aveva già scontato otto mesi di carcere, gli venne concesso l’indulto. Nessun risarcimento per me, nessuna dichiarazione di innocenza. Mio padre era d’accordo. Che orrore.

Tempo dopo sposai il pittore Pietro Antonio e andammo a vivere a Firenze, la culla dell’arte. Michelangelo Buonarroti il giovane fu tanto soddisfatto di me da commissionarmi un’opera. Finalmente io, unica pittrice, unica donna, fui ammessa all’Accademia.

I rapporti con Pietro si impoverivano progressivamente. Venni a sapere che aveva avuto diverse amanti e che mi aveva sposato per la mia dote.

Mi trasferii con mia figlia a Genova, senza Pietro. Qui ebbi molto successo come pittrice. Incontrai mio padre, il quale  mi confessò di aver nuovamente stretto amicizia con Agostino, l’uomo che mi aveva violentato e di averlo invitato a Genova. Dovevo nuovamente andar via.

Tornata a Roma, vidi le opere che mio padre e Agostino avevano realizzato insieme. L’uno completava l’altro e nessuno dei due, da solo, era in grado di completare un dipinto. Ecco perché mio padre aveva voluto che il processo si concludesse in fretta. Non per me! Aveva sacrificato la mia reputazione e la mia arte solo per realizzare le sue opere.

Riuscii a perdonare mio padre solo in punto di morte, perché abbiamo avuto qualcosa in comune: abbiamo amato l’arte più di nostra figlia.

 

MARGARET MAZZANTINI - Non ti  muovere, Mondadori 2001

 

La giovanissima Angela cade dal motorino e viene trasportata in gravi condizioni al vicino ospedale, dove lavora suo padre, apprezzato chirurgo.

Un suo collega la opera d'urgenza e mantiene la prognosi riservata per tante, troppe ore. A lui non rimane che attendere, nel timore che  la morte gli porti via la sua figliola a cui chiede:  “Non ti muovere”.

Nel lungo monologo interiore Timoteo, pensando retrospettivamente ad Angela, rivede sé e la propria storia, immerso nei ricordi recenti e passati; si mette a nudo davanti a sé e davanti alla figlia a cui muto si rivolge, scopre tutte le proprie debolezze, le sue incapacità di dare amore; non si risparmia nessuna delle sue tante inadeguatezze. Si umilia e si mortifica nello scoprirsi così inadeguato come persona, come uomo, come marito, come padre, come amante.

 

Nei suoi ricordi risalta la storia d’amore con Italia, non bella, non elegante, non istruita al contrario di sua moglie, così elegante, algida e perfetta, mentre Italia è così sgraziata e stravagante, ma dignitosa, così calda e carica di vitalità da dare un senso alla sua vita fin troppo tranquilla e organizzata.

L’amore per Italia stravolge completamente la sua vita. Italia attende un suo figlio, ma anche sua moglie è incinta. La tentazione di costruirsi una vita con la donna che lo fa sentire vivo e non ingessato, che dà sapore alle sue noiose giornate, mette in crisi il suo matrimonio ma il sogno finisce d’improvviso con l’aborto di Italia, che scompare dalla sua vita.

 

Rivolge ora i suoi pensieri ad Angela. Nel suo silenzio e nel suo timore di non riuscire a salvare la figlia, di cui è stato un padre distratto, scopre che è ancora possibile amare, purché la figlia si salvi.

 

La storia è avvincente. Inizialmente il lettore rifiuta il proprio coinvolgimento perché il personaggio non appare né positivo né simpatico, anzi sembra quasi compiaciuto delle sue debolezze; man mano che la lettura procede, ci si sente coinvolti e si finisce con l'identificarsi con quest'uomo che narra in prima persona emozioni, stati d'animo, perfino dettagli della quotidianità, che mette a nudo le proprie debolezze, che sembra quasi mettere in mostra le proprie negatività, che si riscattano soltanto grazie all'amore per Italia. 

JOHN GRISHAM - Fuga dal natale 2001

 

Il libro non segue il tema caro a Grisham: si tratta di una divertente commedia con episodi ironici e anche spassosi legati al Natale.

La famiglia Krank è all'aeroporto. Blair, fresca di laurea, ha deciso di dedicarsi al volontariato e si sta recando in Perù. I genitori sono sgomenti: non mancano i timori di eventuali pericoli nel paese prescelto; non manca nemmeno il dispiacere di trascorrere il Natale senza la figlia.

Luther Krank pensa alle folli spese dell'anno precedente. tra vestiti nuovi, mai più indossati dopo le feste, cifre folli per cenoni e veglioni, regali vari: in tutto ben 6100 dollari. Ed ecco l'idea vincente. con appena la metà della somma spesa precedentemente, lui e la moglie Nora avrebbero potuto permettersi una crociera ai Caraibi, per divertirsi senza tormentarsi troppo per la figlia.

La moglie, titubante, almeno su una voce non volle cedere: la beneficenza. Non avrebbe potuto partire per la crociera senza aver versato i soliti 600 dollari. Luther accettò, pur di procedere con la preparazione della crociera.

Nei giorni seguenti il proprietario della cartoleria si informò sul tipo di biglietti di auguri da ordinare per lui come ogni anno. Luther ebbe difficoltà a rispondere, perché Nora comprava centinaia di biglietti, anche per rispondere ad auguri imprevisti. Ma quella volta se la cavarono sostenendo che, l'anno successivo, ne avrebbero mandati di più.

Dovettero combattere che i boyscout che volevano vendere loro un albero di Natale, con i commercianti che volevano vendere mercanzie per il tradizionale party di Natale. Nel frattempo, perfettamente inseriti nella parte dei crocieristi, stavano dimagrendo e si sottoponevano a due lampade al giorno per abbronzarsi.

Il giorno prima di Natale arriva una telefonata di Blair, che in Perù ha scoperto il suo grande amore e vuole farlo conoscere ai genitori e mostrargli una vera, tradizionale, serie di feste di Natale come quelle tipiche del suo paese. Si aspetta l'omino di neve gigantesco sul tetto, l'albero di natale generosamente addobbato, decine di amici all'assalto delle delizie che sua madre preparava e tanti regali.
Luther e Nora hanno ormai perso i soldi della crociera, non avendo fatto l'assicurazione contro gli imprevisti. Sono costretti a comprare l'ultimo, spelacchiato albero di Natale, addobbato alla meglio, ma non ci sono più gli amici per il party, perché sono stati invitati altrove.

Ed è qui che scoppia lo spirito del Natale: per amore di Blair i vicini si organizzano in modo che ci siano tanti invitati al party dei Frank. Blair, leggermente stupita dall'aspetto ringiovanito dei genitori, abbronzati e in gran forma, avrà la sua tradizionale e bella festa di Natale, come se non fosse mai partita per fare la volontaria in Perù.